Autoestinguente

Damnatio memoriae


(tempo di lettura: 1 minuto)Fossi un imperatore, abbatterei le statue che ti raffigurano e raderei al suolo i templi che ti celebrano. Proibirei le canzoni che ti esaltano, spezzerei le lapidi che ti raccontano, brucerei le bandiere che ti fanno vivere nel vento. Manderei mastri scalpellini per tutto l’impero a epurare le iscrizioni dove si fa menzione di te. Invierei pittori a cambiare le fattezze dei tuoi ritratti.Devasterei le città dove abbiamo riso.Emanerei un editto: cento nerbate a chi ti nomina, mille anni di buio a chi ti loda. L’esilio a chi ti rimpiange.Metterei in catene i tuoi complici e li deporterei nelle miniere di sale. Proclamerei senatore chi ha tentato di mettermi in guardia.Ma non sono un imperatore, sono un coglione qualsiasi. Le tue tracce sono dappertutto, profonde le tue radici. Ovunque mi giri ci sei e mi guardi.All’opera, dunque, che l’impresa è immane. Regali, lettere, foto. Canzoni, diari, colori. E – mio dio – strade, profumi, parole. Se mi mancheranno le forze chiederò aiuto; se mi tremerà la mano qualcuno lo farà al posto mio. Ci vorrà il tempo che ci vorrà, ma ne verrò a capo.Non sarai.Mai.Esistita.Nessundove, Nessunquando