Blog
Un blog creato da mariposa.blanca il 17/04/2008

Autoscatto

intenzionalmente fuori fuoco

 
 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: mariposa.blanca
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 44
Prov: RM
 

AREA PERSONALE

 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

FACEBOOK

 
 

ANDREA PAZIENZA

Solo a quest'ora di notte/mi viene in mente che la tua faccia/risponde ad una geometria particolare/e ne ho così chiara negli occhi la costruzione/che disegnarla sarebbe un gioco da ragazzi/domani, avrò già dimenticato/queste meravigliose intuizioni. (Le straordinarie avventure di Pentothal, Andrea Pazienza)

 

MILO MANARA

 

GUIDO CREPAX

[...] Ancora un pò di tempo e dentro questo tempo andare:/lungo quanto qualche respiro, forse, forse per qualche era/ancora un po' d'audacia/e di paura,/Talismano e Tragedia occorrono (Enis Batur, Imago mundi)

 

THE KISS - RABI KHAN

 

VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTRO AMORE

Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a chiederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo, tu non darglielo in fretta
non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole
le tue labbra così frenate nelle fantasie dell'amore
dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei "sempre"
nell'ipocrisia dei "mai"
non sono riuscito a cambiarti
non mi hai cambiato lo sai.
E dietro ai microfoni porteranno uno specchio
per farti più bella e pensarmi già vecchio
tu regalagli un trucco che con me non portavi
e loro si stupiranno che tu non mi bastavi,
digli pure che il potere io l'ho scagliato dalle mani
dove l'amore non era adulto e ti lasciavo graffi sui seni
per ritornare dopo l'amore alle carenze dell'amore
era facile ormai
non sei riuscita a cambiarmi
non ti ho cambiata lo sai.
Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre
come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro
i tuoi occhi assunti da tre anni
i tuoi occhi per loro,
ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo
o per buttarsi in un cinema con una pietra al collo
e troppo stanchi per non vergognarsi
di confessarlo nei miei
proprio identici ai tuoi
sono riusciti a cambiarci
ci son riusciti lo sai.
Ma senza che gli altri ne sappiano niente
dimmi senza un programma dimmi come ci si sente
continuerai ad ammirarti tanto da volerti portare al dito
farai l'amore per amore o per avercelo garantito,
andrai a vivere con Alice che si fa il whisky distillando fiori
o con un Casanova che ti promette di presentarti ai genitori
o resterai più semplicemente
dove un attimo vale un altro
senza chiederti come mai,
continuerai a farti scegliere
o finalmente sceglierai.

(Fabrizio De Andrè, Storia di un impiegato,1973)

 

 

 

« Al di là della genteDalla conciliazione alla... »

"Mai più senza i miei figli"

Post n°58 pubblicato il 24 Settembre 2008 da mariposa.blanca
 

Si è tenuto ieri, nel corso del Festival Internazionale delle culture dell’Africa contemporanea, il convegno “Mai più senza i miei figli – L’immigrazione femminile in Europa”. L’incontro, svoltosi presso il Teatro Palladium, ha visto protagoniste donne che, per esperienza personale, professionale e culturale, sono state chiamate ad approfondire lo studio dei fenomeni migratori femminili, con particolare attenzione ai flussi provenienti dal continente africano, più che mai soggetti a una visione stereotipa ed esotica, miope e standardizzante, incapace di cogliere la ricchezza identitaria di una realtà umana e sociale in continuo mutamento.
Giornaliste e giuriste, politiche e letterate, tutte sono state chiamate a occuparsi in modo diretto delle problematiche dell’immigrazione e dell’integrazione, a partire proprio dai diritti, concessi o negati, alle donne immigrate in Europa.
Moderatrice del dibattito, la giornalista Giuliana Sgrena che, per prima, pone la questione delle donne migranti, meno visibili rispetto agli uomini e relegate nelle mura domestiche sia in ambito familiare, sia in ambito professionale, impiegate prevalentemente in attività legate alla cura della persona e della casa. Donne costrette a lasciare i figli nel paese d’origine. Donne, paradossalmente, pagate per accudire figli di altre donne, in case straniere. C’è un margine di resistenza nell’accettare questa scissione. Nel veder crescere figli che non sono propri. E divenire, invece, estranee agli occhi dei propri bambini. C’è un universo di dolore che ruota attorno alle politiche di ricongiungimento familiare e ci sono donne in silenziosa lotta per un reddito e per una casa, unica possibilità di una madre, di riavere suo figlio.
Ce ne parla l’antropologa culturale Geneviève Makaping, giunta in Italia dalla Francia 26 anni fa, dopo una prima gioventù trascorsa nel paese di origine, il Camerun. La sua riflessione parte da un assunto: per prendere coscienza di sé bisogna avere gli strumenti per accedere a sé. E lo strumento cardine, la chiave per aprire la porta della consapevolizzazione è l’istruzione. Tutte le donne del mondo devono accedere all’alfabetizzazione. “Quando so leggere e scrivere il mio nome - spiega la Makaping – so anche leggere e scrivere il nome di chi ha in pugno i miei diritti. E denunciare, e pretendere, e ottenere”.
Le donne in questo processo sono ostacolate anche da un altro fattore: il diritto, che – come spiega la responsabile dell’ufficio antidiscriminazione razziale Tatiana Gutierrez – ha sempre un’impronta recisamente maschile. Ciò che per l’uomo è implicito, deve essere esplicitato per la donna. Si può dire che ogni donna, qualunque sia il suo paese d’origine, dovrà sempre lottare per “riconquistare” e fare proprio un sistema di diritti che nasce fortemente patriarcale.
E non c’è lotta più bella, più cara, di quella per la libertà. A sostenerlo la Sottosegretaria francese del Ministero per le Politiche urbane Fadela Amara, fondatrice tra l’altro del movimento “né puttane, né sottomesse” che tante battaglie ha condotto in Francia a tutela dei diritti di tutte le donne migranti. Amara parla in particolar modo del fenomeno delle periferie, e dei gravi fatti occorsi in Francia nel corso del 2005, cercandone le responsabilità – storiche e contemporanee – in una cattiva politica del Nord del mondo. Ma visto che la posta in gioco è un sovvertimento dell’ordinamento mondiale – sostiene – ciò che occorre è una battaglia per la libertà e l’uguaglianza. Valori universali, non solo francesi o occidentali. Valori che nessun relativismo culturale, con tutte le sue pecche, può permettersi di accantonare. L’oscurantismo, l’integralismo, da qualunque religione provengano, sono un male da combattere con una visione laica e democratica del mondo. “E lo dico – spiega Amara – come politica, come femminista, come donna, come figlia di immigrati e come musulmana”.
Solo partendo da tali presupposti è possibile la costruzione del dialogo tra culture, quel dialogo che avrebbe dovuto essere alimentato sin dal principio e che invece è spesso mancato. Quel dialogo capace di legare donna a donna, attraverso l’associazionismo, il confronto, i movimenti di pensiero. Con la certezza che proprio attraverso le donne, vero elemento dinamico di ogni cultura, possa nascere un nuovo, autentico concetto di cittadinanza sociale.

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/Autoscatto/trackback.php?msg=5503659

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 24/09/08 alle 19:03 via WEB
Grazie per il lavoro di informazione che fai, qui, nel tuo blog. E' importante per me. Buon proseguimento. Roberta
 
pantarei_2005
pantarei_2005 il 24/09/08 alle 19:24 via WEB
buon lavoro verso una cittadinanza veramente sociale e capace di dialogo ciaoo
 
Forza_Sugar
Forza_Sugar il 26/09/08 alle 18:11 via WEB
ciao! buon week end!
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 

MEHMET OZGUR - SMOKE

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

antonina.angelottimgf70franznet0robertinikbarbaraciacciil_xvertito77chiaracalderone_1994angelasilvestre1954f.milone89Cigolioooauroraborealedgl14animula.blandulabellosincero_2011CamminoNelBuiocybergiaggia
 
 

ANTONIO CANOVA

 

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Eugenio Montale, Satura 1971

 

TAG

 

GIANLORENZO BERNINI

 

IMAGO MUNDI

Se non è bastato questo corpo
un altro corpo devo aggiungere a me.
Nuove ottave per la mia voce,
una nuova lente per il mio occhio,
per il fiore sparso di sangue
nella gabbia toracica
una specie di linfa mai provata,
svegliandomi un mattino
il punto focale, carato, luce che troverò cambiati.
Questa matita non temperata,
questo volto non toccato,
questa vita non ancora cominciata.
(Enis Batur)

 

FLOR GARDUñO - POEMA DE LUZ NATURAL

 
 
 

LE NUVOLE

Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio

Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai

Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono lì tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.

Fabrizio De Andrè, Le nuvole (1990)

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963