Il mio amico BALI

operazione chernobyl


Fanghi killer sotterrati nei campi: 38 arresti (Tommaso Sini)salerno. Trentotto arresti, quattro depuratori - tra cui quello di Mercato San Severino - sotto sequestro condizionato; quattro aziende "sigillate"; 37 autoarticolati bloccati. Sono questi i numeri del maxi-blitz scattato all’alba di ieri in tutta la regione Campania e nella provincia di Foggia per bloccare un traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi che, invece di finire in discarica venivano disseminati ovunque, tra campi coltivati nell’area sud di Salerno e fiumi del Beneventano. I provvedimenti di fermo sono stati emessi dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, su ordine del pm Donato Ceglie, magistrato di punta nella lotta contro le ecomafie. • L’operazione, denominata Chernobyl e condotta dai militari del Gruppo per la tutela dell’ambiente e dai comandi provinciali della Campania, ha bloccato così un affare che, in poco meno di un anno (dal maggio 2006 al maggio di quest’anno), aveva portato nelle casse dell’organizzazione profitti per circa 7,5 milioni di euro (comprensivi di evasione dell’ecotassa), con lo sversamento indiscriminato di rifiuti pericolosi per complessive 980mila tonnellate. Quattordici i fermi eseguiti nel Salernitano tra la cittá capoluogo, Roccapiemonte, Angri, Scafati, Battipaglia, Albanella, Capaccio, Teggiano e Santomenna: Gaetano Ferrentino, 42 anni, Roccapiemonte; Giulio Ruggiero, 46 anni, Angri; Felice Maria D’Alessio, 50 anni, Battipaglia; Domenico Ferrentino, 46 anni, Roccapiemonte; Michele Stiano, 36 anni, Scafati; Carmine Calvanese, 41 anni, Salerno; Romualdo Guerracino, 44 anni, Albanella; Vito Carrano, 28 anni, Albanella; Rosario Pinto, 47 anni, Capaccio; Pellegrino Cerino, 23 anni, Battipaglia; Biagio Di Gruccio, 26 anni, Teggiano; Angelo Di Candia, 66 anni, Teggiano; Antonio Piserchia, 58 anni, Santomenna; Giovanni Marandino, 29 anni, Capaccio.• Il provvedimento firmato dal pm Ceglie ha portato anche al sequestro (ma con facoltá d’uso, con la prescrizione di conferire direttamente in discariche autorizzate i fanghi pericolosi e non più in impianti di recupero) di quattro depuratori in diverse zone della regione: a Licola, Orta di Atella, Marcianise e Mercato San Severino. Il bilancio è completato dal sequestro di quattro aziende (la Sorieco srl di Castelnuovo di Conza; la Frama sas di Ceppaloni; la Agizza srl di Napoli e la Naturambiente di Castelvolturno), di terreni contaminati e di 37 autoarticolati. L’attivitá principale contestata agli indagati (con accuse di associazione per delinquere, traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi, disastro ambientale, truffa, frode nelle forniture), è di aver smaltito fanghi, prodotti dagli impianti di depurazione e dal trattamento di acque biologiche industriali, in terreni e corsi d’acqua oppure attraverso l’interramento in siti non idonei. L’indagine dei militari del Noe di Caserta e di Salerno è stata avviata due anni fa quando i carabinieri scoprirono che alcune aziende invece di ricavare dai fanghi prodotti dai depuratori un compost di qualitá da reimpiegare poi nell’agricoltura, provvedevano all’illecito smaltimento. Una attivitá altamente inquinante, dal momento che i laboratori dell’Arpac hanno stabilito, dagli esami sui campioni di fango, che si trattava di rifiuti speciali pericolosi. I rifiuti speciali, secondo l’accusa, venivano sversati, e mescolati in profonditá nei terreni, in territori di tutte le province della Campania e anche in provincia di Foggia. Inquinando con sostanze nocive come il cromo esavalente le falde acquifere dalle quali le colture agricole "sistematicamente messe in opera su tali aree’’, attingevano sostanze per la crescita. Gli indagati, secondo gli investigatori, avevano cercato inutilmente anche l’avallo della Coldiretti per proseguire gli smaltimenti illegali, ricevendone però un netto rifiuto. In molti casi l’organizzazione si è rivolta a compiacenti titolari di fondi agricoli, ai quali ha corrisposto somme di denaro, mentre in altri casi alcuni proprietari di fondi sono stati tratti in inganno grazie all’uso strumentale di un parere del settore ecologia della Provincia di Salerno, il quale aveva attestato in buona fede che "il compost può essere liberamente utilizzato in agricoltura’’. Ma il parere espresso dalla Provincia, ha puntualizzato ieri l’ingegner Giuseppe D’Acunzi, dirigente del Centro di Responsabilitá Ambiente di Palazzo Sant’Agostino, riguardava «esclusivamente la possibilitá d’impiego del compost di qualitá in agricoltura, senza che l’agricoltore dovesse munirsi di alcuna autorizzazione».