Cast:Meryl Streep, Anne Hathaway, Emily Blunt, Stanley Tucci, Adrian Grenier, Tracie Thoms, Rich SommerTrama:Arrivata a New York, dopo essersi laureata ed aver trascorso una vita in una cittadina di provincia, Andy, trova lavoro come assistente di Miranda Priestly, l'editrice di una delle più conosciute riviste di moda. Chiunque al suo posto si riterrebbe fortunato, se non fosse per il carattere del suo capo che sa renderle la vita talmente difficile. Dopo il primo colloquio, però Andy, si rende conto che non saranno sufficienti ambizione e determinazione per sfondare nel mondo della moda, così lontano dal suo stile, ma non si darà per vinta ed accetterà la sfida...Squilla il telefono. Un sms è arrivato. Un attimo dopo il caos: impiegate che indossano scarpe con tacco 7 al posto di comodi mocassini con cui erano arrivati al lavoro, capi di abbigliamento trasportati nei corridoi a una velocità supersonica, assistenti che portano nell’ ufficio del “diavolo” le riviste e la sua colazione. Ma chi è questo diavolo? Miranda Priestly (Meryl Streep), questo il suo nome. Arriva con una mercedes fiammante, lo sportello si apre e un tacco 12 viene inquadrato; un passo felino ed è già nell’atrio del palazzo. Cappotto alla moda, occhiale griffato, non una sola parola e d’improvviso tutte le porte le si aprono davanti, e guai a salire in ascensore con lei!Miranda è a capo di Runaway, la rivista di moda più importante del mondo; è lei che decide le tendenze della prossima stagione, lei che fa sbocciare nuovi stilisti e fotografi, lei che stabilisce cosa è “in” e cosa è “out”. E come ogni capo ha bisogno di valide aiutante: sveglie, volenterose e, non per ultimo, di classe. Così, quando un posto si libera come sua seconda assistente, Andy (Anne Hathaway) si presenta al colloquio per cercare di avere il posto: sveglia è sveglia (laureatasi con il massimo dei voti in una delle più prestigiose Università americane), volenterosa pure (ha sempre cercato di vivere solo con le proprie forze), ma purtroppo è l’antitesi di chi ha gusto nel vestirsi (maglioni acrilici dai colori spiazzanti abbinati a gonne della nonna, nonché una taglia 42,che nel mondo della moda equivale alla nuova 56!). Ma, nello stupore generale viene assunta. Sarà l’inizio del viaggio negli inferi per Andy: orari assurdi e paghe irrisorie, compiti tra i più screditati e inutili, missioni quasi impossibili da assolvere ( arriverà a esaudire un capriccio delle figlie di Miranda, le quali vogliono leggere l’ultimo Harry Potter che ancora non è andato in stampa!!!), ma di volta in volta capirà il meccanismo che sta alla base di questo circuito tanto irrazionale quanto complicato, fino ad arrivare a quasi annullarsi e snaturando la proprio ragione di vita.Cinico ma riflessivo, frivolo ma non banale ma soprattutto divertente, il film di David Frankel è un autentico mix di eleganza ed intelligenza, riuscendo allo stesso tempo a smontare due pregiudizi che spesso si attribuiscono al mondo della moda: in primo luogo che camicette, gonne o il creare uno stile non è sinonimo di superficialità ma che dietro le quinte di questo universo c è il sudore e la fatica di milioni di lavoratori, di professionisti del mestiere, che confezionano con assoluta perfezione i vestiti che poi noi tutti indossiamo; e, successivamente, che tutta questa fatica, tutta questa passione e dedizione al lavoro che si ama spesso invece è sinonimo di sofferenza, quella sofferenza che ti accompagna per tutta la vita e che non ti dà pace, quella sofferenza che ti fa mettere da parte gli affetti, la famiglia e gli amici. E nel film a ricordarcelo è sempre lei, Miranda; dapprima con uno strepitoso monologo il cui punto di partenza è un orrendo maglioncino striminzito di colore indefinito indossato da Andy e poi con la consapevolezza che carriera lavorativa e vita familiare serena, nel caso di una donna, viaggiano spesso su binari separati. Ed è sempre Miranda il punto di forza del film: Meryl Steep dà vita a un personaggio da un carisma inaffondabile; ogni sguardo ti fa gelare il sangue, ogni sua parola ti fa rabbrividire e ridere al contempo, ogni suo passo e gesto è semplicemente elegante e perfetto. Talmente straordinaria che i comprimari con lei si rimpiccioliscono nonostante spicchi un ironico e simpatico Stanley Tucci, a suo agio tra una pila di scatole di scarpe Jimmy Choo e abiti Chanel. Detto questo, che aspettate: fatevi abbagliare dai tessuti raffinati come la seta e l’organza, fatevi affascinare dalla creatività che sta alla base di questo universo, fatevi cullare dalle grandi marche, in ogni caso guardare non costa nulla. Ma non dimenticatevi la chiave, senza la quale l’ingresso è vietato: il vostro paio di Jimmy Choo!
IL DIAVOLO VESTE PRADA di D. Frankel
Cast:Meryl Streep, Anne Hathaway, Emily Blunt, Stanley Tucci, Adrian Grenier, Tracie Thoms, Rich SommerTrama:Arrivata a New York, dopo essersi laureata ed aver trascorso una vita in una cittadina di provincia, Andy, trova lavoro come assistente di Miranda Priestly, l'editrice di una delle più conosciute riviste di moda. Chiunque al suo posto si riterrebbe fortunato, se non fosse per il carattere del suo capo che sa renderle la vita talmente difficile. Dopo il primo colloquio, però Andy, si rende conto che non saranno sufficienti ambizione e determinazione per sfondare nel mondo della moda, così lontano dal suo stile, ma non si darà per vinta ed accetterà la sfida...Squilla il telefono. Un sms è arrivato. Un attimo dopo il caos: impiegate che indossano scarpe con tacco 7 al posto di comodi mocassini con cui erano arrivati al lavoro, capi di abbigliamento trasportati nei corridoi a una velocità supersonica, assistenti che portano nell’ ufficio del “diavolo” le riviste e la sua colazione. Ma chi è questo diavolo? Miranda Priestly (Meryl Streep), questo il suo nome. Arriva con una mercedes fiammante, lo sportello si apre e un tacco 12 viene inquadrato; un passo felino ed è già nell’atrio del palazzo. Cappotto alla moda, occhiale griffato, non una sola parola e d’improvviso tutte le porte le si aprono davanti, e guai a salire in ascensore con lei!Miranda è a capo di Runaway, la rivista di moda più importante del mondo; è lei che decide le tendenze della prossima stagione, lei che fa sbocciare nuovi stilisti e fotografi, lei che stabilisce cosa è “in” e cosa è “out”. E come ogni capo ha bisogno di valide aiutante: sveglie, volenterose e, non per ultimo, di classe. Così, quando un posto si libera come sua seconda assistente, Andy (Anne Hathaway) si presenta al colloquio per cercare di avere il posto: sveglia è sveglia (laureatasi con il massimo dei voti in una delle più prestigiose Università americane), volenterosa pure (ha sempre cercato di vivere solo con le proprie forze), ma purtroppo è l’antitesi di chi ha gusto nel vestirsi (maglioni acrilici dai colori spiazzanti abbinati a gonne della nonna, nonché una taglia 42,che nel mondo della moda equivale alla nuova 56!). Ma, nello stupore generale viene assunta. Sarà l’inizio del viaggio negli inferi per Andy: orari assurdi e paghe irrisorie, compiti tra i più screditati e inutili, missioni quasi impossibili da assolvere ( arriverà a esaudire un capriccio delle figlie di Miranda, le quali vogliono leggere l’ultimo Harry Potter che ancora non è andato in stampa!!!), ma di volta in volta capirà il meccanismo che sta alla base di questo circuito tanto irrazionale quanto complicato, fino ad arrivare a quasi annullarsi e snaturando la proprio ragione di vita.Cinico ma riflessivo, frivolo ma non banale ma soprattutto divertente, il film di David Frankel è un autentico mix di eleganza ed intelligenza, riuscendo allo stesso tempo a smontare due pregiudizi che spesso si attribuiscono al mondo della moda: in primo luogo che camicette, gonne o il creare uno stile non è sinonimo di superficialità ma che dietro le quinte di questo universo c è il sudore e la fatica di milioni di lavoratori, di professionisti del mestiere, che confezionano con assoluta perfezione i vestiti che poi noi tutti indossiamo; e, successivamente, che tutta questa fatica, tutta questa passione e dedizione al lavoro che si ama spesso invece è sinonimo di sofferenza, quella sofferenza che ti accompagna per tutta la vita e che non ti dà pace, quella sofferenza che ti fa mettere da parte gli affetti, la famiglia e gli amici. E nel film a ricordarcelo è sempre lei, Miranda; dapprima con uno strepitoso monologo il cui punto di partenza è un orrendo maglioncino striminzito di colore indefinito indossato da Andy e poi con la consapevolezza che carriera lavorativa e vita familiare serena, nel caso di una donna, viaggiano spesso su binari separati. Ed è sempre Miranda il punto di forza del film: Meryl Steep dà vita a un personaggio da un carisma inaffondabile; ogni sguardo ti fa gelare il sangue, ogni sua parola ti fa rabbrividire e ridere al contempo, ogni suo passo e gesto è semplicemente elegante e perfetto. Talmente straordinaria che i comprimari con lei si rimpiccioliscono nonostante spicchi un ironico e simpatico Stanley Tucci, a suo agio tra una pila di scatole di scarpe Jimmy Choo e abiti Chanel. Detto questo, che aspettate: fatevi abbagliare dai tessuti raffinati come la seta e l’organza, fatevi affascinare dalla creatività che sta alla base di questo universo, fatevi cullare dalle grandi marche, in ogni caso guardare non costa nulla. Ma non dimenticatevi la chiave, senza la quale l’ingresso è vietato: il vostro paio di Jimmy Choo!