LE MIE PAROLE

L'ATTESA


Continuo a sentirmi stupido, ma la mia anima non smette di tremare. E quasi mi sgrido cercando di convincermi di fidarmi di quello che è stato detto. Credo in un'entità superiore, anche se non l'ho mai vista, ma non credo alle parole terrene e alla capacità di nascondere il momento cruciale della vita, l'ipotetica fase di passaggio che porta la materialità del corpo a sfumare. Mi immedesimo, e me la sento addosso, nella paura di tutti coloro che hanno avuto la sentenza e con essa devono convivere. Oso distinguere due tipi di morte, una che è pietosa dell'anima e ti coglie con la sua falce staccandoti la testa di netto. Non hai nemmeno il tempo di accorgetene, e sul viso rimane stampata l'espressione del momento in cui la Nera Signora ha caricato la sua arma mortale. Ha fatto un arco a 90° rilasciando l'energia scintillante della lamina tagliente. Poi c'è la morte più infame, quella che prima insinua il dubbio in te, promettendoti di venirti a trovare. E non sai quando verrà, ma ti rendi solo conto che si insinua giorno dopo giorno, lentamente, entrando nel tuo corpo fino a prenderne il comando nei gesti e nelle azioni. Da quel momento ti possiede, come il diavolo nei casi di esorcismo, e funge da cassa risonante per i secondi struggenti che battono rumorosi. Potrei fermare l'orologio, adesso. E la vita non avrebbe un senso diverso. C'è una frase famosa, una di quelle che inserisco ogni tanto in questo blog, che recita l'incompatibilità tra la paura della morte e l'uomo. Sostiene, infatti, che se c'è la vita non c'è la morte, ma quando c'è lei non c'è più la vita. E quindi i due istanti diversi non dovrebbero sovrapporsi, nè creare difficoltà nel respiro. Eppure accade. E provo difficoltà a elaborare i discorsi sentiti. Oggi ho troppo da perdere, e pur solo il dubbio mi distrugge. Ma forse questa è anche un pò la mia anima, quella della sensibilità. Se ho un dubbio del male, improvvisamente mi piove a pesare anche la teoria di chi realmente è già in fase critica. E non riesco a distaccarmi da me, e non c'è elaborazione degna. La morte non va temuta perchè quando ci siamo noi non c'é lei e quando c'é lei non ci siamo noi . ( Epicuro )