Bianconeri siamo noi

Dammi retta,non restare,meriti ben altro


Tratto da lastampa:così si capisce il giochino del procuratore anche di Pavel NedvedUna volta Mino Raiola era specializzato in pizze e focacce. Ad Amsterdam sfamava i giocatori dell'Ajax. Ma cambiò vita in fretta. Siccome ha uno spiccato senso degli affari e una furbizia napoletana, da pizzaiolo dei giocatori olandesi, divenne procuratore. Nulla da dire, sapeva e sa come muoversi nel variopinto mondo del calcio.Oggi viaggia in Mercedes SL, l'auto dei vip che, come Raiola, tengono residenza e conto in banca a Montecarlo. Ieri con la fuoriserie di cui sopra ha raggiunto Pinzolo, ha caricato Ibrahimovic approfittando della mattinata di libertà concessa da Deschamps e ha preso la strada di Madonna di Campiglio. Per dare un passaggio a Ibra ha dovuto parcheggiare sul ciglio della strada perché la Juve non gli ha permesso di entrare in albergo. Del resto si sa, di questi tempi i rapporti fra la società bianconera e il procuratore di Zlatan sono tutto meno che idilliaci.Nella cittadina della Val Rendena gremita di turisti agostani, i due non sono passati inosservati. Raiola ha trovato un posto appartato e per tre ore ha fatto il lavaggio del cervello al giocatore. «Dammi retta, non restare, meriti ben altro» gli ha ripetuto Raiola che è un buon mercante di calciatori e pensa al suo protetto oltre che a se stesso. Alle 12,45 lo svedese era di nuovo a Pinzolo in tempo per il pranzo. Il suo persuasore per nulla occulto ha dovuto farlo scendere dall'auto in mezzo ai tifosi che stazionano in permanenza davanti all'hotel della Juve. Nessuno ha provveduto a spostare le transenne che delimitano la zona di sicurezza. La Juve sapeva dove era il giocatore, ma ufficialmente ignorava l'incontro. Zlatan è sceso dall'auto facendosi largo fra la gente, un addetto alla sicurezza l'ha scortato fino in hotel, mentre il suo procuratore riprendeva la strada di Milano, dove ha posto la sua base operativa. Una città non casuale. La metropoli lombarda, secondo Raiola, sarà la destinazione dell'attaccante. Milan o Inter non importa. Basta che sia Milano. Oggi possiamo dire più Inter che Milan se qualcosa accadrà.In realtà non è una questione geografica, ma di prestigio e dinero. Raiola è pronto a dare battaglia, ha messo l'elmetto e dalla sua fuoriserie presto spunteranno anche i rostri. Insomma è guerra totale con la Juventus che non vuole cedere Ibra, anche a costo di svenarsi prolungandogli e migliorandogli il contratto (nel 2008 sarebbe svincolato) fino a farlo diventare il bianconero che guadagna di più. Un muro contro muro da cui per il momento è difficile uscire. Forse ne sapremo di più la settimana prossima quando le parti si troveranno a discutere, senza continuare a punzecchiarsi a distanza.Per la Juve i quattro nazionali sono tutti incedibili. Ma è noto che fra Ibrahimovic e Trezeguet è pronta a sacrificare il francese, anche per ragioni anagrafiche e di adattabilità alla serie B. Il procuratore non ne fa soltanto una questione di contratto: «Il problema è che uno come Zlatan non può giocare in una squadra di B che non sa se riuscirà a tornare subito in A. Il mio cellulare squilla di continuo, abbiamo offerte da ogni parte. Avete presente che campione è Ibrahimovic? Merita grandi palcoscenici. In Italia o all'estero, non c'è che l'imbarazzo della scelta. Non andrà mai in prestito, questo la Juve deve toglierselo dalla testa». Di sicuro a Raiola brucia aver perso la partita con Nedved, che avrebbe voluto lasciasse la Juve e che invece ha deciso di rimanere sfiduciando in pratica il suo manager. Con Ibra la sconfitta sarebbe ancora più pesante ed è per questo che è pronto a un estenuante braccio di ferro: «Il mercato si conclude il 31 agosto, non abbiamo fretta. Lui è tranquillo, per ora si allena qui, ma prima o poi lo porto via. E' da gennaio che ci prendono in giro con il rinnovo del contratto. Per me la proprietà della Juve è sempre la stessa, non importa se prima c'era Moggi e adesso ci sono altri dirigenti. Dopo mesi siamo ancora qui a discutere».La sensazione è che questo tira e molla faccia soltanto il danno di Ibra. Lo svedese da una parte ascolta Deschamps che lo sta convincendo ad accettare le offerte della Juve, dall'altra è comunque tentato dalle proposte del suo manager che gli prospetta scenari futuri molto allettanti. Ma chi assiste il giocatore non deve neppure dimenticare che Ibra è reduce da una stagione deludente: una prima parte accettabile, una seconda da comparsa, completata con un Mondiale vissuto nell'anonimato più totale. Forse un piccolo debito con la Juve ce l'avrebbe. Secondo Raiola c'è una spiegazione per tutto: «Zlatan è stato un grande anche l'anno scorso. Il suo calo finale è spiegabile proprio con i problemi di contratto che gli hanno fatto perdere la tranquillità».