Bianconeri siamo noi

Juve!Juve!Juve!


da Tuttosport«Juve/Juve/Juve». Un solo ur­lo, un grande boato, una manifesta­zione inattesa di entusiasmo, la colon­na sonora della prima giornata geor­giana della nostra Nazionale. Sì, ave­te capito bene: quello straordinario «Juve/Juve/Juve» non è scattato a To­rino ma a Tblisi, capitale della Geor­gia, ex feudo sovietico, eccetera ecce­tera. Duecento tifosi ammassati da­vanti all’uscita dello stadio della Loko­motiv, in estasi quando sono transita­ti davanti a loro Gigi Buffon, Ales­sandro Del Piero e Mauro Camoranesi. Loro tre, più di qual­siasi altro. All’improvviso, il grido. Ri­petuto, ritmato, cadenzato da un ac­cento straniero: «Juve/Juve/Juve».Una sorpresa, la testimonianza che la storia e la gloria della squadra più blasonata d’Italia non hanno confini, uno splendido spot per chi sta cercan­do di rinascere dalle proprie ceneri e ha bisogno di segnali così. Forse da queste parti non sono arrivati tutti gli echi di calciopoli, forse il fascino bian­conero riesce a superare qualsiasi ostacolo, forse era un avviso ai navi­ganti la maglietta bianconera numero 11, quella di Pavel Nedved, indossa­ta da una ragazzina con i capelli ros­si. Per il capitano, avvolto in una tuta blu, con il bavero alzato, la mozione di affetto è stata quasi incredibile. E’ do­vuta intervenire la security georgiana per evitare che l’eccesso di amore po­tesse trasformarsi in qualcosa di poco piacevole. E Del Piero ha dato segni evidenti di gradire. Si è fermato per le foto di rito, ha firmato autografi, poi è stato letteralmente prelevato e issato sul pullman in attesa, con il motore acceso. Mancavano lui e Camoranesi: insomma, alla fine, quando ormai era­no passate le dieci e mezza di sera, la predominanza juventina ha trasfor­mato una estenuante giornata di viaggio e di lavoro in una festa davve­ro particolare.Tra l’altro, Del Piero ha ricevuto una testimonianza diretta del suo ap­peal interno. Ed è una piccola soddi­sfazione che magari riesce in parte a compensare l’amarezza per le conti­nue sostituzioni. Il capitano della Ju­ventus continua ad avere estimatori tra i compagni (ieri Perrotta, parlando del conteso numero 10 azzurro, ha di­chiarato che, fosse per lui, in questo momento lo consegnerebbe proprio ad Alex), anche se spesso è costretto a piegarsi di fronte alle necessità di squadra . Piegarsi significa accettare la legge degli avvicendamenti pro­grammati: come l’altra sera, contro l’Ucraina. Domani, invece, qui a Tbli­si potrebbe addirittura partire dalla panchina. Ma ormai ha fatto il callo alle situazioni oblique, come se il mon­do fosse popolato di tanti Fabio Ca­pello.Pazienza. « Sto bene » , si è la­sciato sfuggire prima di immergersi nel bagno di folla. «Tanti saluti a tut­ti », ha scherzato Camoranesi, che do­po aver ritrovato il sorriso e la voglia di giocare non ha ancora ritrovato l’u­so della parola. L’italo-argentino sta in silenzio, però ha dimostrato di es­sere in condizioni fisiche ottime: lo at­tendono i novanta minuti contro la formazione di Toppmoeller, il premio per le fatiche della serie B. Va detto, comunque, che il contributo della Ju­ventus in Nazionale continua a essere altissimo a dispetto della retrocessio­ne e della penalizzazione. Un argo­mento, questo, che è tabù per tutti, in special modo per i giocatori biancone­ri. Che attendono l’esito dell’Arbitrato senza caricare il momento di eccessi­vo pathos. «Decidano pure quello che vogliono, tanto noi in serie A ci venia­mo lo stesso», ha tagliato corto Buffon, una pasta di ragazzo. Ma anche un campione di coraggio.