Bianconeri siamo noi

100 di questi anni


Alè Inter. 100 di questi anni. No, non sono impazzito. Questo Centenario è soprattutto Nostro, più che loro. Proprio così. 100 anni di comiche in qualunque giorno, in qualsiasi ora, in qualsiasi dichiarazione, in qualsiasi dunque, in qualsiasi ovunque, in qualsiasi perché. Un Centenario Nostro più che mai, non solo per ogni loro lettera pronunciata che equivale ad un come mai, ma perché proprio loro, nella festa più importante di tutte, trovano l’unico espediente nelle ripicche verso Juve e Milan. 100 anni in Serie A. Un applauso. Uno solo. Clap. Credono di essere gli unici, sbagliano, come quando rivendicano l’onesta. Sbagliano, autogol (come Materazzi). Pure la Juventus riuscìì in questa che loro denominano come Impresa (Birra Moretti, blabla). Impresa di cui, nel 1997, non si filava nessuno. C’erano da omaggiare i Campioni del Mondo, d’Italia (e non Di Taglia) e d’Europa. Quello che voi non sarete mai. In fondo, l’unica volta che sono scesi in piazza era il 20 Maggio del 1998. Erano vestiti di Blancos, ancora non dormivano la notte pensano allo sfondamento di Ronnie e del ccalcio a 2 in area che eventualmente sarebbe stato da fischiare. Alla festa del Centenario, oltre a fischiare il videomessaggio di Platinì, poverini, rimandavano la riproposizione di quell’accaduto. Una più bella dell’altra. Malmoe, Lugano, Helsinborgs o come cavolo di scrive, Dinamo Kiev, Villarreal, Alaves, Feyenoord, Valencia, seggiolini in campo, motorini, petardi, Far West (anche Taribo) e mi fermo qui con l’elenco, prendiamo fiato. Ora Liverpool, nel giorno in quella che parecchi interologhi nel prepartita definiscono la “Partita del Secolo” nella storia interista. Quella che decreterà il futuro destino dei nostri eroi sudamericani. Tre settimane tra andata e ritorno. Tre settimane dopo 90 minuti e recupero di pessimo catenaccio. 90, sì e non veniteci a raccontare la favola della sacrosanta esplusione di Materazzi che in assenza di esperienza internazionale, già ammonito, entra con il solito stile da reparto Macelleria. Smoking bianco. L’inter già prima dell’espulsione si stava rinchiudendo nella propria area. E frignare istericamente per l’arbitraggio, come sempre, vale l’autogol. In area di rigore non si può parare, se non si è l’estremo difensore, caro Vieira. Tre settimane in cui ce le hanno fracassate in un modo e nell’altro, nel mentre dei rigori per tuffi carpiati fuori area. Ci hanno ricordato le pasticche di 40 anni fa (circa..abbiamo perso pure il conto), ci hanno ricordato la Grande Impresa.. quella contro il leggendario Salisburgo, spazzato via. Fanno i ganassa aspettando la partita, chiamano i cugini milanisti e i rivali juventini, già nascosti dalla paura (caghetta, dicono loro). Dicono che sarà, comunque vada, un successone e comunque sarà festa, con il perd.. ehm, nerazzurro nel cuore. Fernando Torres, oplà. Mentre Zenga chiede il fuorigioco non appena vede la palla in rete come un frequentatore assiduo del bar della Bovisa, per poi zittirsi al primo replay. Mentre lo Zio è stato appena accoltellato. Mentre Castagner ha già sputato le tossine al 10 del primo tempo, urlando come un ultrà senza motivo anche alle rimesse laterali. Succede che Cruz la spari a fondo campo solo davanti a Reina con Stankovic lì vicino pronto ad appoggiarla dentro senza nemmeno il bisogno di soffiare. Succede che il gran professionista Mondiale (quello che si faceva beccare dalle teste di maiale e che firmava tre contratti in un secondo) si rifiuta di entrare in campo. Succede che Vieira si dimostra l’ennesimo pacco dell’asse Inter-Juve, da alcuni definito più lento di un rimborso Irpef che in campo si è visto meno di Ronaldo col Milan. Succede che Burdisso imiti in pieno il suo consanguineo Matrix e che per il secondo anno consecutivo si faccia riconoscere in mondovisione, stavolta lamentandosi istericamente in perfetto stile con il Suo Mister. E poi, succede quel che da un vero Fenomeno non ti puoi mai aspettare. Il Grande Zlatan che ancora una volta stecca splendidamente un appuntamento con la Maiuscola, lui, che spara in Piazza Duomo e poi Piazza San Babila due palloni che pure Calloni avrebbe realizzato. Ma dov’è la novità? In fondo stiamo parlando del solito ritornello di un finto campione di cartone che si esalta nei rigori finti regalati contro l’Empoli che si nasconde sul più bello.Evvai con l’elenco:Juve-Real 2-0 in cui fallisce l’opportunità di portare la formazione di Capello sul 4-0 e ci fa soffrire fino alla fine, sparandola alta ad un cm da Casillas in ben due occasioni, in cui i telecronisti tv dissero:”Mammia mia Ibrahimovic.. ma che sta combinando?”;Juve-Liverpool andata e ritorno, gol sbagliato a porta vuota a Torino e la solita prestazione irritante da fantasma;in Milan-Juve dell’8 Maggio lui non c’è: troppo impegnato a scazzottarsi nel precedente Juve-Inter;la sfida con l’Arsenal lo vede strafischiato da tutto il Delle Alpi; in Inter-Valencia colpisce di testa a porta vuota (Canizares comico), centrando il legno e solito fantasma in quel di Valencia, dove l’unica cosa buona la regala quando non partecipa alla megarissa; in Juventus-Inter, per la prima volta da ex, si fa umiliare da Giorgione Chiellini. Arrivando quindi all’ennesimo capolavoro di oggi. Personalmente, non mi sono mai stato un vedovo di Zlatan che non è mai stato capace di incidere da nessuna parte in modo decisivo. Non veniteci a sbattere in faccia il Torneo Aziendale in cui ha realizzato fior di gol. Altrimenti io vanto un gol stupendo di Alex Del Piero quest’estate al Birra Moretti a Napoli. Giocatore che personalmente mi irritava già ai tempi della seconda stagione con la Juve, quando per vicissitudini contrattuali non s’impegnava minimamente e segnava ogni morte di papa, tra giochetti mai riusciti e liti. L’avrei ceduto, lo scrivevo anche allora. Non m’interessava a chi, anche se regalarlo all’Inter nella maniera liquidatoria che questa dirigenza ha attuato, non mi piaceva. Mai come oggi, comunque, sono contento di non essere mai stato un Vedovo di Zlatan ( e di Vieira). Chiuso l’inciso. E’ successo che durante la partita, pochi giri di lancette dopo il gol che più di due terzi dell’Italia ha accolto alla grande, il regista Popi popi Bonnici vada ad immortalare tifosi che disertano lo stadio e fischiano i propri Campioni di Latta. Gli stessi tifosi che una cinquantina di minuti prima erano per il “siamo sempre con voi”. Verranno inquadrati su Mediaset Premium ogni 30-40 secondi per tutta la mezz’ora finale. La Curva canta, il resto del pubblico fischia. Assieme a Moratti, ormai solo soletto, come sempre. Non pensava nemmeno a Moggi e alla banda di truffatori, talmente abbattuto. Almeno Moggi in finale di Champions, per ben 4 volte ci è arrivato, tu nemmeno i preliminari passi, caro Minimo Massimo.Ma almeno, al triplice fischio, tutto rimane nella civiltà assoluta, niente risse (eppure in tribuna c’era Cassano, guardacaso, tifoso interista), niente seggiolini in campo. Le hanno prese, punto. Niente Gervasoni, Bergonzi, Dondarini, Gussoni, Collina, Gava e compagnia cantante. Moratti non sa parlare norvegese, figuriamoci Oriali, non menzioniamo nemmeno Paperino Paolillo. Ma siccome le loro eliminazioni non sono mai normali, ecco la perla poco dopo le 23: in questi periodi è così bello bazzicare sulle private lombarde. Ed ecco che ti becchi Ravezzani che manda in onda la conferenza stampa di Mancini, che lascerà l’Inter. Ciuffetto lascia, dopo aver sbagliato per l’ennesima volta formazione e mentalità, dopo aver tenuto il vero Bomber a marcire in panca, un certo Crespo che una doppietta in finale l’ha saputa fare, a differenza del caro Ibra. Bellicapelli, l’erede di Helenio Herrera e blablabla, se ne va, annunciando che già i giocatori e la società sanno delle sue intenzioni. Stankovic, uno dei prediletti del Mancio, 2 minuti dopo alla domanda sul mister, cade dalle nuvole. Moratto, si legge dai quotidiani, si chiede perché non ne abbia parlato prima con lui. Mettono il becco fuori da Melegnano o Sesto San Giovanni e torna la cara, vecchia Inter, dove volano teste ogni 20-30 minuti ed è sempre bufera nel CDA. Grazie di esistere. Grazie Benitez, migliore allenatore attualmente al Mondo che parla meglio lui l’italiano rispetto a Materazzi e Mancini messi assieme, minimo. 100 di questi anni.