UNDATED BAR

(racconti isterici, criminali e patologiche storie)


IL TRASPORTATORE D’AMBRAI polmoni dovevano trattenersi per qualche istante, la bocca si apriva appena quando il fumo rimaneva arrotolato tra le labbra; mentre alzava la testa le palpebre si rilassarono e sentì la carne salda a se.  Il finestrino si abbassò di qualche centimetro, il raccoglitore dell’immondizia rimaneva fisso e frontale sul cofano rosso, tra la guarnizione del parabrezza. Guardò il cappello dell’autista, blu con lo stemma di metallo uscire dal poggiatesta;  l’ora in formato digitale sul cruscotto. Gli incisivi strinsero la plastica  cercando l’apertura tagliente, nervosamente, con la punta della lingua. Due tocchi umidi. Poi i denti si allentarono e lo sguardo cercò la carta ormai vacua,  tiepida sulle mani. Il metallo frusciante divenne nero tra le dita e prese dal fondo nuovamente a vorticare quell'odore acido e dorato; dell’incandescente rincorsa si fece solo in tempo a vedere il vento greve riappoggiarsi in volute di sonno. Quando la città fu abbastanza calda e vuota il suo corpo fece un cenno alla guida, l'automobile tornò senza vita sulla strada principale.