UNDATED BAR

III


LA CAMERIERAMi sono quasi abituata a quelle discrete presenze ma non riesco a trattenere per loro il senso di repulsione che provo scoprendole. Oramai sono divenute una presenza costante, anzi oserei direi che le cimici si sono elette a mio custode perché tutte sono così simili da potersi considerare come un unico essere e perché questo essere è ovunque ad osservarmi. Mi si direbbe pazza. Ma avverto costantemente il loro arrivo come fosse qualcosa di divino e mi è data la capacità di intendere tutti i loro precetti. Oramai sono per loro diventata come una servitrice e la volontà è come annullata nel loro pensiero. Alcune volte mi sento come un fantasma tra gli uomini, fatico a capire se io stessa sono ancora in vita. Ora per esempio con l’immobilità severa che quella cimice mantiene dalla giacchetta del professore mi si vuole ammonire, mostrare il misero stato umano; una minuscola macchia può arrivare a pesare come una pietra millenaria sulla spalla di un disgraziato come quello. Un uomo che con la sua cieca integrità ha finito con il ritrovare un figlio appeso alle tubature dell’acqua calda. Eppure è alla sua spalla che si mantiene aggrappata e dalla quale oggi ha scelto di parlarmi,  questo non posso fare a meno di accettarlo. Certo non ho scelta, non sono mai stata una persona di cultura e non ho idee precise su come debbano andare veramente le cose. Non sono nemmeno molto brava a spiegare ciò che io stessa sono diventata attraverso queste parole. Quello che so è che grazie a loro ho la coscienza pulita e pare una fortuna per pochi nella nostra terra. Forse per questo motivo sono loro devota, da quando sono stata spinta verso la pratica omicida sento che tutto ciò che faccio rimarrà sempre nel giusto e per questo motivo anche non mi è dato di avere alcun vero problema morale. Ciò che faccio è permesso. Ma vi dico che non sono stupida, ho capito che non mi è stato ancora detto tutto. Alcune mattine sgomberando i tavoli mi fermo dietro alla schiena dell’Arganti e mi riprometto di trovare per quel uomo una parola che può sembrare consolatoria e poi di chiedergli anche qualcosa per me stessa, qualcosa di cui non sono ancora stata messa a conoscenza. Ma non so se riceverei una risposta. Oramai la sua vita si è fermata all’Undated, in quel tavolo sulla grande vetrata; in realtà anche ho timore di lui che pare egli stesso una grande cimice appoggiata al tavolo, così pronta a volare carponi verso la mia spalla.