UNDATED BAR

LA VOCE DI SYLVIA PLATH


L'ARRIVO DELLA CASSETTA DELLE APIL'ho ordinata io, questa linda cassetta di legnosquadrata come una sedia e quasi troppo pesante da sollevare.La direi la bara di un nanoo di un bambino quadratose non ci fosse dentro un tale chiasso.La cassetta č chiusa a chiave, č pericolosa.Devo tenerla con me per questa nottee non riesco a starne lontana.Non ci sono finestre, non posso vedere quel che c'č dentro.Ha soltanto una piccola grata, nessuna uscita.Metto l'occhio nella grata.E' buio, buio,c'č come un brulichio di mani africaneminuscole, rimpicciolite per l'esportazione,nero su nero, un arrampicarsi rabbioso.Come posso lasciarle uscire?E' il rumore soprattutto ad atterrirmi,le sillabe incomprensibili.E' come plebe romana,piccole, se prese una ad una, ma tutte insieme, mio dio!Tendo l'orecchio a un furioso latino.Non sono un Cesare.Ho solo ordinato una cassetta piena di pazze.Si possono rimandare indietro.Possono morire, basta che non dia loro da mangiare, sono la  padrona.Chissą se hanno fame.Chissą se si dimenticherebbero di mese tirassi i chiavistelli e mi scostassi diventando un albero.C'č il laburno, con i suoi biondi coonnati,e le gonnelle del ciliegio.Potrebbero ignorarmi all'istantenel mio vestito lunare col velo funebre.Non sono una fonte di miele,perchč dunque prendersela con me?Domanni farņ il Buon Dio e le libererņ.La cassetta č solo temporanea. SYLVIA PLATH   (Ariel, 1962)