UNDATED BAR

(nero da lettere intime)


LA STANZA PROFONDAE’ il disordine di questa stanza che non mi fa pensareÈ quella piccola abat-jour sempre accesa, la notte, il giornoQuesto pavimento freddo un marmo bianco che non mi fa sdraiareÈ quella sedia di legno sempre vuota, è quella scrivania biancaSono i posacenere pieni per le stanze che non mi fanno pensareLe tende annodate con le tapparelle sempre giù (e più giù le tapparelle)E’ la tazza di caffè che non mi fa posare, ceramica con il fondo pieno E tutti quegli anelli scuri sul mio comodino, bruciate le carte argento Quell’armadio ha le ante chiuse da cinque giorni  -o forse più -Quell’armadio ha le ante chiuse sulle divise di profilo nelle croci_Chi sono oggi? Anche oggi sono colei che non vuole interrogareSopra l’armadio il cappotto vuoto è appeso - forse da cinque giorni -E’ il libro sul comodino che non mi fa parlare, carta con il fondo pienoI triangoli rovesciati sulle pagine, le carte argentoSono i  soffitti vuoti per le stanze che non mi fanno pensareI lampadari pendenti con le lampadine svitate (e più in giù le lampadine) Questo corridoio freddo un muro bianco che non mi fa passareE’ quella sedia di metallo sempre vuota, è quella tavola sparecchiataE’ il disordine di questa stanza che non mi fa pensareE giorno, notte, quella piccola abat-jour sempre accesa.