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CAVIE UMANE

Post n°47 pubblicato il 13 Novembre 2009 da titolabieno
 

Farmaci test e tanti soldi
parlano le cavie umane

Un sito raccoglie le storie del business dei volontari nelle sperimentazioni farmacologiche. Ecco come vivono di BENEDETTA PERILLI

 

 
PROFESSIONE cavia umana: numerosi prelievi di sangue al giorno, assunzione di medicinali mai testati prima sull'uomo, brevi ricoveri sotto osservazione, possibili danni alla salute e stipendi da capogiro. Passa quasi inosservata - in Italia solo alcune inchieste hanno raccontato del business dei volontari nelle sperimentazioni farmacologiche - ma sul web la professione della cavia umana è ampiamente documentata. C'è chi l'ha fatto in Svizzera (vero Eldorado del settore per gli ottimi pagamenti), chi in Texas, chi in Italia, dove il reclutamento dei volontari - prevalentemente ricercatori o studenti di medicina - avviene tramite l'Istituto superiore di sanità e i vari Comitati etici delle Asl nazionali. C'è chi l'ha provato una sola volta, chi denuncia i danni subiti da un familiare dopo la prova di un certo medicinale e chi invece ne ha fatto il lavoro di una vita.

E' il caso di Paul Clough: 30 anni, americano, cavia volontaria da cinque, 35 sperimentazioni, oltre 500 notti trascorse in 8 cliniche diverse e 3mila prelievi endovenosi. La sua storia è tutta raccontata in un sito, Just Another Lab Rat (Solo un altro topo da laboratorio), nel quale Paul spiega i retroscena di una professione molto discussa. Lui si augura di poter continuare almeno fino ai 45 anni e nel frattempo, tra la fine di un test e l'inizio del successivo, cerca di mettere da parte i soldi per quando il fisico non gli permetterà più di prestarsi alla scienza. Il sito è diventato presto il punto di ritrovo di tutta una comunità di cavie umane che, nella sezione Message Board, si conoscono, confrontano e consigliano sui prossimi test. Secondo Paul negli Stati Uniti altre 10mila persone hanno scelto la sua stessa professione.

Ufficialmente sono tutti volontari ma il cospicuo pagamento - più di 300 dollari al giorno - permette sin da subito di restringere il cerchio dei candidati. In uno studio recentemente pubblicato sulla rivista New Scientist si apprende che sono soprattutto disoccupati, studenti, persone con debiti e, come nuovo trend, anche immigrati illegali e senzatetto. Aspetto, questo, che allarma non poco parte dei ricercatori scientifici e bioeticisti, che individuano nell'esigenza economica di queste persone un incentivo a sottoporsi a continui test, senza però rispettare i tempi e le corrette norme sanitarie.

A spiegare il giusto iter della cavia umana ideale, dal reclutamento alla degenza, ha pensato Paul nel suo dettagliatissimo sito. Tutto inizia con la ricerca delle cliniche e dei test: nella sezione Clinic List sono raccolti in ordine alfabetico tutti gli istituti americani che attualmente stanno cercando volontari. Si va dall'Arizona, dove mancano cavie per una "fase uno" (ovvero prima prova su uomo sano dopo quelle animali) e candidarsi è possibile compilando online una normale form, alle Hawaii dove per un compenso di 4750 dollari si cercano donne giapponesi di prima generazione tra i 45 e gli 80 anni. E così via per circa cinquanta cliniche, oltre a quelle universitarie e a quelle del sonno. In Italia non esistono siti di raccolta delle offerte, ma una semplice ricerca sui motori online permette di individuarne sia in Italia che nella vicina Svizzera.

Una volta scelta la ricerca in base ai requisiti e alla posizione geografica della clinica - alcuni volontari americani vivono addirittura nei camper per potersi spostare meglio da una località all'altra - inizia la fase degli esami. Il candidato cavia deve essere sano (la sperimentazione sui malati fa parte delle fasi 2, 3 e 4) e per attestarlo viene effettuato prima un test telefonico sull'età e le abitudini del candidato. Fumo, alcol, droghe, cattiva alimentazione, allergie, etnia: quasi tutto può compromettere la scelta. Una volta superata la prima fase si passa alle analisi di laboratorio: prelievo del sangue, analisi delle urine, pressione, elettrocardiogramma (per alcuni studi è rischiesto anche il monitoraggio cardiaco di 24 ore), prove allergiche e misurazioni di ogni genere.

Sempre sul sito Just Another Lab Rat si apprende che superata questa fase, circa due settimane dopo, inizia la vera sperimentazione. Al check-in ci si presenta con il cellulare, ma la videocamera non è ammessa; con prodotti di bellezza, ma non a base di aloe o cocco; elettrodomestici, ma senza cuffie: si effettuano nuove analisi e solo se i valori sono compatibili allo studio si procede al ricovero. La sperimentazione ha una durata variabile a seconda del farmaco assunto e durante il ricovero la cavia viene sottoposta a continue analisi, pasti regolari e controllati, ore di sonno cadenzate. Non sono permesse le visite e qualsiasi effetto indesiderato, dal mal di testa alla sudorazione, deve essere segnalato al personale medico. Se il volontario non può proseguire il test a causa di controindicazioni inaspettate viene comunque retribuito e, in caso di compensi superiori a 600 dollari, la somma è soggetta a tassazione.

Alla fine di ogni studio la cavia deve rispettare un periodo di disintossicazione di almeno 30 giorni, durante i quali l'assunzione di vitamine, acqua e pesce aiutano a rimettersi in forma. Questa è la testimonianza di Paul Clough, professione cavia umana. Trent'anni, ancora sano, con la media di 7 studi all'anno guadagna circa 30mila dollari. A 45 anni smetterà ma agli interessati ricorda: "Assumerete medicinali sperimentali che nessuno o pochi umani hanno preso prima. Quindi, certo, è possibile incorrere in malattie, effetti indesiderati o addirittura morte".
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