Creato da titolabieno il 03/03/2008
 

PEDALARE IN LIBERTA'

PERDERSI NELLA NATURA E NEL PAESAGGIO PEDALANDO

 

 

Ancora sul grande Generale

Post n°4 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da titolabieno
 

 

 

 

 

 

Medaglie di Tito Labieno (da O. Avicenna, 1644)

Generale romano. Cingoli 100 a.C. (circa) - Munda 45 a.C.

Storia politica e militare

 

Tribuno della plebe nel 62 a.C. e legato di Cesare nelle Gallie. Combatté contro i Figurini nel 58 a.C., i Treviri nel 54-53 a.C. e contro i Parisi nel 52 a.C. Nel 50 a.C. ebbe il governo della Cisalpina. Nella guerra civile fra Cesare e Pompeo si schierò con quest’ultimo vincendo Cesare nella battaglia di Ruspina del 46 a.C. Dopo la sconfitta di Tapso (46 a. C.) si ritirò in Spagna, morì nella battaglia di Munda (45 a.C.). 

Alcuni storici moderni hanno detto di lui…

 

Tutti, soldati e ufficiali, ubbidivano a Cesare soldatescamente tranne uno solo, il quale si rifiutò di ubbidire, e questi fu il migliore - T. Mommsen  (1)

 

Il più grande dei luogotenenti di Cesare - C. Hignett  (2)

 

Labieno come tattico era della stessa classe di Cesare - F.E. Adcock  (3)

 

 

A proposito della discessio

 

“Ma quali furono i motivi che indussero Labieno ad abbandonare Cesare?” Questo si chiede l'Alfieri, che aggiunge “Gelosia, risentimento, ambizione o timore, secondo Dione. Bisogna riconoscere che il ritratto trasmessoci dagli antichi non è attraente e che i moderni – a cominciare dal Mommsen – l’hanno peggiorato per effetto dell’ammirazione verso Cesare. A parere del Tyrell, non si tiene abbastanza conto del fatto che Labieno – a parte ogni motivo personale – si unì al governo legittimo nella lotta contro un proconsole rivoluzionario, per il quale la propria dignitas stava al di sopra dello stato. Appunto per tale dissociazione dallo scelus Cicerone lo esaltò” (4).

 

Vittoria Augusti, nella monografia di Labieno, scrive: “La questione, secondo noi, va studiata sotto un altro punto di vista, quella cioè del lealismo di Labieno verso la costituzione repubblicana nella ricerca di un motivo psicologico-politico, il quale sta a suo posto nell’animo di quel valoroso soldato, tanto valoroso in armi, quanto ottuso in politica. Il giuramento di fede alla costituzione impegnava il soldato romano in modo assoluto” (5).

 

Secondo Syme il gesto andrebbe spiegato alla luce delle clientele pompeiane nel Piceno, nelle quali lo stesso Labieno sarebbe stato coinvolto (6).

 

"Etiam Cingulo, quod oppidum Labienus

 constituerat suaque pecunia

 exaedificaverat,

 ad eum legati veniunt quaeque

 imperaverit se

 cupidissime facturos pollicentur. Milites

 imperat: mittunt

(Cesare, De bello civili, I, 15)

 

 
 
 

Ecco come finì Tito Labieno

Post n°3 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da titolabieno
 

Battaglia di Munda

Battaglia di Munda
Parte della Guerra civile tra Cesare e Pompeo
(Bellum Hispaniense)
Data:17 marzo 45 a.C.
Luogo:Munda, presso l'odierna Osuna (Spagna)
Esito:Vittoria di Giulio Cesare
Schieramenti
Partito di Giulio Cesare (Populares)Seguaci di Pompeo (Optimates)
Comandanti
Giulio Cesare, re Bogud di MauretaniaTito Labieno †;,
Gneo Pompeo
Effettivi
8 legioni, 8000 cavalieri
In totale circa 40.000 uomini
13 legioni, cavalleria e ausiliari
In totale circa 70.000 uomini
Perdite
100030.000
Guerra civile di Cesare
Assedio di MarsigliaIlerdaBattaglia navale di MarsigliaUticaFiume BagradasDyrrhachiumFarsaloRuspina - TapsoMunda

La Battaglia di Munda si svolse il 17 marzo 45 a.C. nelle pianure di Munda, nel sud della Spagna. Fu l'ultima battaglia della guerra civile tra Giulio Cesare ed i repubblicani conservatori. Dopo questa vittoria, e la morte di Tito Labieno e di Gneo Pompeo (il figlio maggiore di Pompeo), Cesare fu libero di tornarsene a Roma ed assumere il titolo di dittatore. Il suo successivo assassinio diede il via a quel processo che finì per condurre alla fine di Roma repubblicana, con il regno del nipote Ottaviano in qualità di primo Imperatore Romano

Antefatto

Agli inizi del 45 a.C., la guerra civile repubblicana tra le fazioni di Cesare e di Pompeo volgeva al termine. Dopo vittoria iniziale di Dyrrhachium, l'odierna Durazzo, le sconfitte di Farsalo e di Tapso costrinsero i conservatori repubblicani, inizialmente guidati da Pompeo ad arroccarsi in Spagna. Non era, però, una situazione disperata. Sotto il comando di Tito Labieno, un valente generale, e dei fratelli Sesto e Gneo Pompeo, i conservatori avevano usato le risorse della Spagna per arruolare un esercito di tredici legioni.

Giulio Cesare inseguì i figli di Pompeo dalle province africane fino in Spagna. Il suo scopo era quello di sconfiggere le ultime opposizioni conservatrici repubblicane. Con lui vi erano otto legioni di veterani, molti dei quali erano stati sotto il suo comando fin dai tempi delle guerre in Gallia,e 8000 cavalieri, che avrebbero determinato l'esito della battaglia. Tra le sue legioni vi erano la Legio V Alaudae, la Legio X Gemina, la Legio XIII Gemina, e la Legio III Gallica.

La battaglia

I due eserciti si incontrarono nelle pianure di Munda, presso l'odierna Osuna, nel sud della Spagna. L'esercito di Pompeo era accampato su di una collinetta, posizione sfavorevole ad un eventuale attacco di Cesare. Rimasero a fronteggiarsi per qualche giorno, finché il 17 marzo, Cesare attaccò battaglia. Il combattimento si protrasse per qualche tempo senza che si registrassero significativi progressi dall'una o dall'altra parte, il che indusse i generali ad abbandonare le loro posizioni di comando per unirsi alle truppe ed incoraggiarle di persona. Cesare assunse il comando dell'ala destra, dove stava combattendo aspramente la Legio X Gemina. La sua presenza infiammò il morale della decima legione, che cominciò a progredire. Rendendosi conto di questa manovra, Gneo Pompeo distolse una legione dal proprio fianco destro per rinforzare il sinistro che veniva attaccato. Questo si rivelò un grave errore.

Infatti l'attacco da parte della Legio X Gemina fu solo un diversivo. Una volta indebolito il fianco destro dei pompeiani, la cavalleria di Cesare sferrò un attacco che fu risolutivo per le sorti della battaglia. Contemporaneamente, Bogud, re di Mauretania alleato di Cesare, attaccò da dietro i pompeiani. Tito Labieno, comandante della cavalleria pompeiana, si accorse di questo attacco e si preparò a fronteggiarlo facendo dietro-front. Ma i legionari interpretarono male questa sua manovra. Essendo già attaccati sull'ala sinistra (Legio X Gemina) e su quella destra (carica di cavalleria), credettero che Labieno stesse fuggendo. Temendo il peggio, le legioni pompeiane abbandonarono le posizioni e si diedero alla fuga.

Molti soldati pompeiani caddero mentre cercavano di fuggire dalle truppe di Cesare. Altri trovarono la morte nella difesa della città di Munda. Tito Labieno fu tra i caduti, mentre Sesto e Gneo Pompeo riuscirono a fuggire a Corduba, l'odierna Cordova.

Conseguenze

Dopo la battaglia di Munda, Cesare procedé alla pacificazione di altre parti dell'Hispania, rimaste fedeli alla causa repubblicana, distruggendo città sospettate di ospitare Gneo e Sesto Pompeo. Gaio Didio, un comandante della flotta fedele a Cesare, colò a picco la maggior parte delle navi dei pompeiani. Gneo Pompeo dovette cercare scampo sulla terraferma, ma venne ben presto individuato e giustiziato.

Con questa vittoria, e con la pacificazione della Spagna, Cesare non aveva più opposizione. Si diresse a Roma dove assunse il titolo di dittatore. Cesare venne poi assassinato il 15 marzo dell'anno seguente (44 a.C.) da conservatori repubblicani della nuova generazione, guidati da Bruto e Cassio. Ma a quell'epoca le istituzioni repubblicane di Roma erano ormai praticamente dissolte.

 
 
 

PER CHIARIRE

Post n°2 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da titolabieno
 
Tag: nick, storia
Foto di titolabieno

Visto che molti mi chiedono il perchè di Tito Labieno, qui sotto ecco la spiegazione:

Tito Labieno (latino: Titus Labienus; Cingoli100 a.C. circa – Munda17 marzo 45 a.C.) fu un generale della Repubblica romana, collaboratore prima e avversario poi di Gaio Giulio Cesare.

Fu tribuno della plebe nel 63 a.C. e luogotenente di Giulio Cesare. Labieno fu legato di Cesare in Gallia e seppe mostrare le sue doti di abile condottiero durante i conflitti contro le popolazioni celtiche dei Tigurini (58 a.C.), dei Treveri (54 a.C.) e dei Belgi (53 a.C.); si dimostrò particolarmente abile nel sedare una rivolta scoppiata nella regione di Lutezia nel 52 a.C..

Nel 50 a.C. gli fu affidato, da parte di Cesare, il governo della Gallia Cisalpina. Nonostante tutto, ripudiò l'amicizia dimostratagli da Cesare e passò dalla parte di Pompeo Magno, diventando uno dei più accaniti rivali di Cesare.

Dopo la sconfitta di Pompeo a Farsalo nel 48 a.C., fuggì in Africa e, ricostituito un nuovo esercito, riorganizzò la resistenza repubblicana. Grazie al riorganizzato esercito, riportò una vittoria contro lo stesso Cesare presso Ruspina nel 46 a.C.. Malgrado ciò, Labieno fu sconfitto nella battaglia di Tapso e durante la battaglia di Munda, il 17 marzo del 45 a.C., una sua errata manovra militare causò, seppur in parte, l'annientamento dell'esercito repubblicano e la sua stessa fine.

Tito Labieno fu storico e abile retore: le sue opere furono arse nel 12 d.C. poiché condannate e censurate dal potere imperiale vigente in quei decenni. In età imperiale, dopo la scomparsa di Mecenate avvenuta attorno al 20 a.C. (da cui appunto il mecenatismo), la gestione del difficile rapporto tra letteratura e potere passò nelle mani di Augusto. Con quest'ultimo si aprì un'epoca di condanne e censure, fenomeno il quale si protrasse e si accentuò con il suo successore: Tiberio.

 
 
 

EVVIVA L'AMBIENTE

Post n°1 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da titolabieno
 

Blitz in consiglio comunale
più cemento sulle aree verdi

In consiglio comunale è passato un emendamento di Forza Italia che fa salire a 1 metro quadrato l’indice di edificabilità su una parte delle cosiddette “aree standard a vincolo decaduto”, un tempo destinate a verde o servizi, che nessuno ha mai realizzato
di Alessia Gallione

È un altro tassello nel piano di densificazione della giunta Moratti. Un altro passo verso la città che nei prossimi vent’anni dovrà avere 700mila abitanti in più. Da ottenere anche sbloccando le aree destinate in passato a verde o a servizi mai realizzati: circa 9 milioni di metri quadrati ancora liberi da anni. Una possibilità già prevista nella delibera di urbanistica di Palazzo Marino, ma che ora vede aumentare ancora di più l’indice di edificabilità su una fetta di 2 milioni di metri quadrati: il documento fissava la quota massima a 0,30 metri quadrati di costruito per metro quadrato di terreno. Con un emendamento presentato da Forza Italia si arriverà fino a 1 metro quadrato, obbligando però a riservare il 50 per cento a edilizia convenzionata agevolata. Il tutto mentre Renzo Piano, in una lettera indirizzata a Marco Vitale e pubblicata sul Riformista, boccia come "criminale" la "strategia urbanistica" a Milano.

GUARDA La lettera di Renzo Piano

Per la maggioranza: «È un’opportunità per riqualificare pezzi di città abbandonati pensando alle fasce più deboli». E anche per l’a ssessore all’Urbanistica, Carlo Masseroli, non ci saranno speculazioni: «Non si alza il valore dell’area perché tutta la plusvalenza andrà in opere pubbliche». Ma il centrosinistra attacca: «Solo cementificazione». È stata una battaglia nella notte quella sull’urbanistica. A Palazzo Marino, la discussione iniziata mercoledì pomeriggio è proseguita fino alle 5.30: rimangono una trentina di emendamenti rimandati a martedì. Alle 3.30 è comparsa una richiesta di modifica che riguarda le cosiddette “aree standard a vincolo decaduto”. Sono porzioni di territorio che il Piano regolatore del 1980 ha vincolato a funzioni pubbliche per realizzare giardini, scuole, parcheggi, edifici pubblici. Nessuno, però, le ha mai utilizzate. «Zone condannate al degrado, terra di nessuno», le definisce Masseroli, che nella delibera ha previsto la possibilità di costruire. A un patto: che si utilizzino con un indice dello 0,30 e che il 35 per cento sia riservato all’edilizia convenzionata agevolata, anche in locazione.
«Il nostro obiettivo è indurre un mercato dell’affitto e vendere case a 2mila euro al metro quadrato», sostiene l’assessore. L’e mendamento prende in considerazione una parte di queste aree, quelle inferiori a 10mila metri quadrati, «già dotate di infrastrutture e delle necessarie opere di urbanizzazione secondaria» e alza l’indice a 1 metro quadrato. «È un modo per riqualificare e dare una destinazione a piccoli pezzi di città che rimarrebbero inutilizzati pensando alle fasce più deboli, dice il consigliere azzurro Fabio Altitonante, che l’ha presentato. Il centrosinistra accusa. «La maggior parte di queste aree sono in zone semicentrali in cui trovare spazio per un giardino o una scuola è difficilissimo. Il gruppo di Forza Italia ha superato l’a ssessore nel desiderio di cementificare», dice il consigliere pd David Gentili. E il capogruppo Pierfrancesco Majorino: «Potrebbero essere realizzati per la collettività e invece rischiano di essere utilizzati a fini speculativi».

Basilio Rizzo (Lista Fo) rincara: «Abbiamo concesso ai costruttori di riempire ancora di più la città: starò molto attento ai passaggi di proprietà che avverranno». In aula è passato anche un emendamento del Pd che destina in generale — ma dopo le modifiche della maggioranza solo su aree superiori a 10mila metri quadrati — una parte degli indici innalzati a 1 metro quadrato ad housing sociale in affitto o edilizia convenzionata. C’è un altro capitolo legato agli immobili: il piano di dismissioni che, nei prossimi tre anni, riguarderà 134 proprietà comunali. L’obiettivo è incassare 1,87 miliardi, anche rinunciando a gioielli come la sede dell’a nagrafe di via Larga, quella dei vigili di piazza Beccaria o case del centro. «Non sarà una svendita, ma una vera valorizzazione — assicura l’assessore alla Casa, Gianni Verga — con una pluralità di azioni che non riguarderà solo la vendita, ma anche l’a ffitto».

Per svuotare gli uffici, Palazzo Marino ha bisogno di trovare altri 100-150mila metri quadrati e sta lavorando anche a un piano per trasferire i dipendenti nei due grattacieli ex Fs a Garibaldi.

Ma fatemi il piacereeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

 
 
 
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