Creato da titolabieno il 03/03/2008
 

PEDALARE IN LIBERTA'

PERDERSI NELLA NATURA E NEL PAESAGGIO PEDALANDO

 

 

Aglio contro il tumore e non solo contro i vampiri

Post n°60 pubblicato il 15 Marzo 2010 da titolabieno
 

Aglio antitumore:
può rallentare
lo sviluppo neoplastico


Già noto, leggendariamente, per allontanare i vampiri, è conosciuto popolarmente come toccasana per la protezione dello stomaco da infezioni di diversa natura. Non solo: grazie a uno studio pilota condotto da un gruppo di ricercatori dell`Ohio State University`s Comprehensive Cancer Center guidati da Earl Harrison e pubblicato sulla rivista Analytical Biochemistry, all`aglio viene ora riconosciuta anche una proprietà anti-cancerogena: tanto più se ne consuma, tanto più basso è il rischio che si sviluppino processi chimici potenzialmente cancerogeni.

L`insorgenza del tumore, si legge nella ricerca, può dipendere da specifici composti contenenti azoto in grado di trasformare in agenti cancerogeni alcune sostanze presenti in determinati cibi, come carni lavorate o alimenti trattati ad alte temperature: l`aglio sarebbe in grado di intervenire nel processo chimico che porta alla formazione delle cellule tumorali, interrompendolo.

Il livello di aglio contenuto nelle urine può essere messo in evidenza, spiegano i ricercatori, attraverso un test delle urine messo a punto per lo studio in grado di predire anche il rischio-cancro. "Abbiamo sviluppato un metodo per misurare nelle urine due composti diversi, quello che mette in evidenza il rischio di incorrere nel cancro e quello che indica l`entità del consumo di aglio - spiega Harrison, docente di Nutrizione umana della Ohio State University e principale autore dello studio -. I nostri risultati hanno dimostrato che questi due valori sono inversamente correlati tra loro: maggiore è la presenza del marcatore del consumo di aglio, tanto più basso è il livello del marker per il rischio di sviluppare una neoplasia".

Data: 10-03-2010
Autore: Miriam Cesta


 
 
 

INTIME FOLLIE

Post n°59 pubblicato il 09 Febbraio 2010 da titolabieno
 
Foto di titolabieno

Dai deodoranti intimi alla "mentina" che dà freschezza. Dalla labioplastica al colorante che ridona un colore rosa ai genitali. L'industria della bellezza le pensa proprio tutte pur di non rinunciare ai guadagni. Ecco alcune delle proposte più folli

"La Yolanda è sotto assedio" direbbe Luciana Littizzetto . Con ragione. Secondo le multinazionali della bellezza e parafrasando il titolo di un film di qualche anno fa i genitali femminili sarebbero considerati "brutti, sporchi e cattivi", perché troppo spesso sede di fastidiosi pruriti e infezioni. E siccome il business in questo settore è da Guinness le stesse case ti rassicurano con una pacca sulla spalla : niente paura, non c'è niente che i soldi non possano sistemare. Insomma, il solito trucco della carota e del bastone. Niente di molto originale ma funziona sempre e ci si chiede cosa aspettano le donne per ribellarsi di fronte a queste pazzie.

Deodoranti intimi
Negli anni Settanta una nota marca aveva provato a coniugare il femminismo con un deodoratne spray a base di esaclorofene, con uno slogan "lo spray della libertà" e descrivendolo come il "modo migliore per sentrisi bene come donna". Peccato però che dopo qualche tempo si è soperto che il principio attivo poteva essere letale se assorbito dalla pelle. Reliquie del passato, direte voi. Ma se entrate oggi in una qualsiasi farmacia o nel reparto cosmetici di un supermercato si è bombardate da prodotti dai nomi esotici che cercano di convincerti che se emani cattivi odori, è tutta colpa tua. Perché lo potresti evitare.
Doccia vaginale
Che sia per rimuovere i residui mestruali o a "scopo contraccettivo" o per proteggersi da malattie a trasmissione sessuale molte donne ricorrono alle lavande vaginali. Niente di più sbagliato. I medici sono unanimi su questo punto: fare docce vaginali può alterare la microflora locale e quindi favorire lo svuluppo di infezioni, anche gravi, a carico dei genitali interni. In caso di cattivo odore, prurito o perdite è necessario consultare un medico. Nnostante i rischi per la salute, i produttori continuano sfornare prodotti per l'irrigazione intima.
Vagina prolassata
Chi non si accontenta di un naso rifatto o di un seno da pin-up può ricorrere alla tecnica sviluppata dal Dr. Matlock, la "Laser vaginal renjuvenation". Un piccolo intervento in day hospital per un ritocchino anche lì. Con il passare degli anni, infatti, anche le zone intime vanno incontro ad un processo invecchiamento con perdita di elasticità. Con la LVR aumenta il piacere sessuale. Ma non tutti sono d'accordo sui benefici dell'intervento. L'American college of obstetricians and gynecologists non nasconde la sua perplessità e vuole che le donne siano ben informate sull'efficacia di queste procedure e delle loro potenziali complicazioni tra cui infezioni, perdita di sensibilità, dispareunia e cicatrici.
Sex design
Che le donne non siano soddisfatte del proprio fisico lo dicono molti sondaggi. Fianchi, cosce e pancia troppo abbondanti sono il cruccio di molte. Ora però si aggiunge un'altra preoccupazione e fonte di insoddisfazione: l'aspetto dei genitali esterni. Basta andare su siti di chirurgia plastica per scoprire che i genitali esterni possono diventare "belli", "meglio proprozionati" e "più giovani".

"Ha un brutto sapore"
Se il tuo partner è riluttante quando gli chiedi il più intimo dei baci non necessariamente è per avversione ideologica al sesso orale. Forse il motivo è molto più prosaico: il sapore non gli piace. Ogni problema ha una soluzione ed ecco le multinazionali che ti propongono una pilloletta alla menta per rinfrescare l'atmosfera, della serie "fresh breath for you lady parts". E se un leggittimo scetticismo ti assale sull'opportunità di tale scelta, c'è sempre un sondaggio che scomoda la statistica per concludere "che 72 donne su cento sviluppano una consapevolezza del proprio sapore e odore".

"Non mi piace il suo colore"
Non ti piace il tuo colore di capelli?
Li fai tingere. Il ragionamento non fa una grinza se non fosse che si sta diffondendo una moda molto particolare, quella di poter cambiare la colorazione dei genitali. I creativi si danno subito da fare rimboccandosi le maniche (e le meningi) per scovare un nome decente a un prodotto che sconfina con la patologia psichiatrica. Il risultato è My new pink button, una specie di cosmetico che ridona un colore rosa ai genitali.

 
 
 

URGONO LEZIONI DI SESSO

Post n°57 pubblicato il 05 Febbraio 2010 da titolabieno
 

Ragazzi visti i tempi che corrono, le Marrazzate che si vedono etc etc etc etc urgono sane lezioni di sesso per tutti. Ecco una maestra esemplare. Viva la gnocca direbbe Alberto Tomba.

 
 
 

Il Punto G seconda puntata

Post n°56 pubblicato il 29 Gennaio 2010 da titolabieno
 

IL DIBATTITOIl punto G fa ancora litigare gli studiosi: “La sua esistenza è incontestabile”

di Adele Sarno
Si riapre la discussione sulla zona erogena femminile. Un gruppo di studiosi francesi smentisce la ricerca dei colleghi inglesi che ne aveva contestato l'esistenza. L'opinione degli italiani: "C'è, ma dovremo cambiargli nome"
Il punto G è il grande protagonista della sessualità femminile e periodicamente torna al centro del dibattito. Non è un privilegio per tutte, dicono alcuni medici. Secondo altri, invece, non non lo è per nessuno. Proprio alcune settimane fa una ricerca, pubblicata dal Journal of Sexual Medicine, ha riaperto la discussione: “Il punto G è un mito propagandato dalle riviste e da alcuni terapisti”.

Ma oggi un gruppo di medici francesi torna alla ribalta, dedicando un convegno alla zona erogena più discussa di sempre. Secondo i ricercatori ci sono troppi falsi miti che generano confusione: non è detto che funzioni provocando l’orgasmo, non è vero che ha la stessa dimensione per tutte le donne e, infine, non si può dire che sia nello stesso posto per tutti.

Il medico francese in questione si chiama Sylvain Mimoun e ha smentito gli inglesi del King's College di Londra guidati dal ricercatore Andrea Burri che invece erano convinti che fosse il frutto dell'immaginazione di scienziati. “Il punto G esiste – spiega Mimoun – è la funzione a creare l'orgasmo. Se una donna pratica regolarmente la masturbazione ha più probabilità di scoprire anche questa zona che si trova, più o meno, a tre centimetri dall'entrata della vagina”. Insomma più si indaga, più ci sono probabilità che si scopra di averlo.

Ma allora il punto G esiste o non esiste?
“La ricerca dei colleghi inglesi – spiega Emmanuele Jannini, autore dello studio che ne ha documentato l’esistenza, pubblicato nel 2008 sul Journal of sexual medicine – è basata su un sondaggio effettuato su oltre 900 coppie di gemelle britanniche, mono ed eterozigoti. I gemelli identici condividevano i geni ma non le sensazioni legate all’orgasmo”. Lo studio inglese, continua a spiegare l’esperto, ha tratto delle conclusioni su una conformazione anatomica senza indagarla dal punto di vista medico. “Per questo ci lascia perplessi”.

Certo che le discussioni non lasceranno tutto immutato.
“Forse arriverà il momento in cui verrà ribattezzato. Non si parlerà più di punto G ma di zona. E interesserà tutta quell’area anatomica che comprende la parte interna del clitoride, corpi cavernosi come quelli del pene, le ghiandole di Skene e nervi che utilizzano gli stessi fattori biochimici dell’erezione maschile. Ma è inutile discutere dell’esistenza – conclude Jannini – perché resta il fatto che ci sono donne che riescono a provare l’orgasmo vaginale”. Insomma non resta che aspettare che il dibattito vada avanti per sapere se si parlerà ancora di punto G o di altro.

 
 
 

E PENSARE CHE CI SONO DEI MALVAGI CHE LI ABBANDONANO

Post n°55 pubblicato il 22 Gennaio 2010 da titolabieno
 
Tag: CANE, ROCKY

Carrara, 22 gennaio 2010 - Ha camminato per oltre seicento chilometri, fino a ridursi i polpastrelli a un sottile strato di pelle sanguinante. Da Salerno a Pisa, in due mesi, e sarebbe andato anche oltre se qualcuno non l’avesse trovato malnutrito, spossato e con le zampe quasi a pezzi. Sarebbe arrivato fino a Carrara: perché tanto era lì che Rocky voleva tornare, dal suo amato padrone.

Gli ultimi cento chilometri gli sono stati risparmiati dal tatuaggio, grazie al quale i veterinari di Pisa sono riusciti a risalire a Ibrahim Fwal, un siriano che da tempo vive all’ombra delle Apuane e che da tre anni non si dava pace per sapere dove fosse finito il suo cane.

Ibrahim lo aveva preso cucciolo al canile di Massa, una palla di pelo in cui già si scorgevano i tratti del pastore tedesco. Da allora padrone e cane avevano formato una coppia indissolubile. Nota a tutti, per di più, perché il siriano d’estate aveva l’abitudine di portarlo al mare a bordo di uno scooter facendogli indossare un casco da bambini, neanche fosse un figlio. Quasi si parlavano i due, uno sguardo e Rocky filava a cuccia, un fischio e correva felice, un accenno di rimprovero per fargli capire che stava sbagliando.

Poi un giorno, mentre Ibrahim faceva il bagno e Rocky, come d’abitudine, lo attendeva sugli scogli, il cane è sparito. «Quando sono tornato sulla spiaggia — racconta il siriano — alcune persone mi hanno riferito di aver visto degli zingari portarselo via. Da allora non mi sono dato pace: l’ho cercato dovunque, ho girato tutti i canili della zona, ho fatto mettere annunci sul giornale, ma di Rocky nessuna traccia».

Passano tre anni, Rocky che era un cucciolone è ormai un cane adulto (oggi ha cinque anni) sempre più determinato a tornare dal suo padrone. Forse riesce a fuggire dagli zingari, oppure la comitiva lo abbandona perché non adatto alle mansioni cui lo volevano addestrare. Oppure chissà, la verità nessuno potrà mai saperla. Fatto sta che Rocky finisce a Salerno, settecento chilometri a Sud da Carrara. Sta in una famiglia ma, evidentemente, non si sente a casa.

Tanto che i suoi nuovi padroni gli mettono un collare con il loro numero di telefono: Rocky scappava spesso, almeno chi lo ritrovava sapeva dove riportarlo. Ma ogni volta era la persona sbagliata: per lui c’è solo Ibrahim. Due mesi fa l’ennesima fuga, questa volta quella «buona». Scappa e inizia a correre verso Nord. Come ce l’abbia potuta fare resta un suggestivo mistero. Il suo istinto e il suo fiuto, di certo, non lo hanno mai tradito, perché Pisa è lungo la strada che porta a casa ed è qui che Rocky è stato raccolto da qualcuno inteneritosi di fronte a quell’animale sfinito.

Prima una telefonata al numero di Salerno e la conferma che il cane era fuggito da un paio di mesi. Poi, finalmente, qualcuno si accorge del tatuaggio. Il nome del proprietario è un altro, non corrisponde alla famiglia del Sud. E’ un siriano di Carrara che subito viene avvisato.

«Non ci credevo, non ci potevo credere — racconta Ibrahim con le lacrime agli occhi — Quando me l’hanno portato a casa era in macchina e da dentro ha sentito la mia voce ha iniziato a fare il diavolo a quattro». Per Rocky la lunga strada era finita. Per Ibrahim il lungo penare aveva avuto finalmente un senso.

 
 
 
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