L o V e f O o L

Post N° 94


RESILIENZA
Mutuato dalla fisica, il concetto di resilienza si applica bene agli individui che sanno reagiredi Johann RossiDi fronte alla stessa prova, ad una esistenza costellata da perdite e lutti, devastata da eventi traumatici, due persone possono reagire in maniera completamente diversa: una portandone per sempre i segni e la seconda facendone una sorta di spunto positivo. Insomma, il nostro destino non è il frutto di ciò che ci accade, o meglio, alcuni di noi posseggono una capacità particolare di elaborare ed affrontare le avversità della vita, non di rado volgendole a proprio vantaggio. Questa capacità si chiama "RESILIENZA": il termine deriva dalla fisica dei materiali ed indica la capacità di un materiale di resistere ad un urto anche violento senzaspezzarsi. In questo senso il vetro non è un materiale resiliente, il plexiglas si. Il concetto ha travalicato le discipline ed è piaciuto agli psicologi che lo hanno usato proprio per definire la capacità di alcune persone di assorbire e fare tesoro degli "urti" della vita. Concetto troppo spesso banalizzato, lo ha spiegato a "Salute" Elena Malaguti, del dipartimento di Scienze dell'educazione all'Università di Bologna che lavora, a progetti di ricerca con uno dei maggiori esperti della materia, il professor Boris Cyrulnik."La vita ci pone di fronte a difficoltà diverse, talora estreme", spiega Malaguti, "e sotto il peso di esse gli individui possono reagire in molti modi. Ci sono bambini vittime di abusi, che hanno subito maltrattamenti, lutti precoci, guerra che diventano adulti equilibrati e felici.Adolescenti allo sbando che si tramutano in adulti capaci di dare il buon esempio. Si tratta di un concetto molto rassicurante e ottimistico: non siamo condannati ad un destino avverso, esistono risorse interne che rappresentano una vita d'uscita".Si tratta di individui che non si arrendono all'idea che tutto sia perduto e che gettano così le basi per un cambiamento della loro sorte. Se hanno perso le persone che amavano o le proprie figure di riferimento, sono stati capaci di "delegare" tali compiti a figure significative. Secondo Cyrulnik la resilienza è l'arte di navigare sui torrenti, ma cosa vuole intendere?"Che questo soggetto prima deve ricorrere alle risorse interne per capire i fatti che lo riguardano e può poi guardarsi intorno alla ricerca di una risorsa esterna, una relazione affettiva o una istituzione sociale", rivela Malaguti. "Non è detto che chi sia stato privato di relazioni affettive o positive precoci sia destinato ad una vita priva di felicità: abbiamo constatato che i soggetti resilienti sono in grado di recuperare il tempoperduto, sia pure più lentamente".Ma questa capacità si può apprendere o insegnare? "Non esiste ancora una scuola psicologica vera e propria, e in fondo non si può nemmeno dire che sia una qualità dell'individuo, un tratto di personalità", specifica l'esperta, "diciamo che è una qualità che può essere acquisita modificando, in prima istanza, lo sguardo dell'essere umano su ciò che gli accade e su se stesso.  La resilienza infatti prevede un "riorganizzazione" di sé che sibasa su un processo di coping (reazione positiva) e empowerment, in pratica un potenziamento, un accrescimento delle proprie competenze. Il pilota Alex Zanardi ne è un esempio lampante: nonostante abbia perso entrambe le gambe è riuscito a far fronte, ossia ad attivare energie ed elementi per reagirea quella situazione se non addirittura a sentirsene arricchito. Pensiamo ai veterani, ai reduci, ai sopravvissuti all'Olocausto a persone che hanno subito drammi e perdite indicibili e affermano: "è stata la mia fortuna".E' possibile perché hanno fatto i conti con la propria identità narrativa, hanno ripercorso la propria storia, non l'hanno rimossa, ma ci hanno costruito sopra".