BLOGBANNATO2

AI CONFINI DELLA REALTA'


         «Quanti anni di carcere mi danno in Italia se ammazzo la mia fidanzata?». Capita anche di sentirsi rivolgere una domanda così a chi è di turno alla centrale operativa della Questura. E se tutto non finisce in tragedia è merito suo, di chi risponde al telefono, di chi sa capire che forse non si sta scherzando e trova la calma, la professionalità per fare sì che l'altro si tranquillizzi, che metta da parte i terribili propositi.Che non si trattava di uno stupido scherzo è stato chiaro in breve tempo. E gli accertamenti effettuati a tempo di record sono stati il presupposto perchè a chi aveva posto l'inquietante quesito si splancassero le porte del carcere. Cosa che peraltro era già avvenuta nei mesi scorsi. LA TELEFONATA, resa nota solo ieri dalla Questura, risale alla metà del mese scorso. Mancano pochi minuti alle nove di un mattino che, senza particolari sforzi di fantasia, si può immaginare come molto poco sereno. Alla centrale è in servizio un'operatrice che si ritrova alle prese con i quesiti «giudiziari» di un 25enne moldavo. Parla della fidanzata: «Mi vuole lasciare, vuole tornare nel suo paese», dice. E chiede, appunto, delucidazioni sulla pena che gli verrebbe inflitta in Italia. La conversazione telefonica sfocia nella convinzione, rivelatasi fondata, che le rassicurazioni fornite dal moldavo all'altro capo della cornetta siano sincere. Lui assicura: «Non lo farò». Intanto si mette in movimento la macchina degli accertamenti finalizzati ad approfondire il confine tra scherzo, ipotesi scarsamente considerata, e proposito criminale. ATTRAVERSO il numero di telefono registrato dalla centrale operativa si risale al proprietario, il moldavo, appunto. Che viene rintracciato dalla Volante a Brescia e mostra il telefono. Lui sa di non poter mentire perchè la telefonata è «agli atti». E ammette d'aver chiamato il 113 giustificandosi con poche parole: «E' stato uno sfogo, non le avrei mai fatto del male». Ma le indagini non si fermano lì. Si cerca innanzitutto di capire se la fidanzata esista veramente. Ed è così. E' anch'essa moldava ed è tornata davvero nella nazione d'origine. Una riprova che quanto detto dall'uomo quella mattina aveva un fondamento di verità. DA ULTERIORI approfondimenti emergono altri elementi di preoccupazione. Il moldavo era ai «domiciliari», dopo essere stato arrestato nel giugno scorso dai carabinieri della stazione di San Zeno con le accuse di lesioni personali e violazione di domicilio della ex fidanzata. Inizialmente si era trattato di arresti in carcere, poi il tribunale del riesame aveva disposto la misura cautelare, meno afflittiva dei domiciliari. Emerge quindi che, pur non potendosi configurare un pericolo imminente per la donna, ci si trovava comunque di fronte a una persona che avrebbe potuto porre in essere condotte violente. A QUEL PUNTO da parte della Volante è scattata la segnalazione alla magistratura, in cui si prevede l'aggravamento della misura cautelare. E quanto emerso, sommato ai precedenti, ha fatto sì che la richiesta venisse accolta due giorni fa, quando il moldavo è stato riportato in carcere. www.bresciaoggi.it Quando al peggio non vi e' davvero mai limite.Povera societa'.Povera Italia. Povere donne.POVERO MONDO DI MERDA IN CUI VIVIAMO.