BLOGBANNATO2

SIMONA ATZORI


  
"Se qualcuno dice di se stesso: "io sono disabile" , c'e' qualcosa che non va. Innanzitutto la frase non e' chiara, potrebbe non vedere, non camminare, avere un dente storto, non avere le braccia, non sentire, avere problemi di cuore... "DISABILE", come tutte le parole a spettro troppo ampio, non vuole dire niente. Poi, perche' identificarsi con quella parola? Perche' pensare a noi stessi come a persone che hanno meno degli altri? Ci identifichiamo sempre con quello che non abbiamo, invece di guardare quello che c'e'. Perche'? Forse e' questione di educazione: capisco che una persona che viene considerata "poverina" dal momento in cui nasce faccia fatica a scrollarsi quell'etichetta di dosso. Ma deve provarci, e' suo dovere prendere in mano il suo destino. Anche se costa fatica , anche se richiede sacrificio ed impegno. Se accettera' come sua l'etichetta, finira' per identificarsi con l'unica cosa che non ha e tralasciare tutto il resto. Un giorno, a una conferenza stampa, ho incontrato una mamma che mi ha detto: "io ho due bambine, una che danza e una disabile". Ho pensato immediatamente a mia madre che non mi avrebbe mai etichettata con la parola "disabile". Le parole danno forma al copro. Se quella madre crede che sua figlia si "disabile", la figlia si sentira' tale, che lo dica esplicitamente o meno. Ringrazio ogni giorno i miei genitori per avermi trattata come mia sorella, ne piu' , ne' meno. E per avermi messo nelle condizioni di vivere la mia vita. Tant'e' che nella mia quotidianita', io non faccio caso a una quantita' di gesti che compio diversamente dagli altri. Mangiamo? Mangiamo. Tengo la forchetta tra le dita del piede come gli altri tra quella della mano. Se proprio devo usare un etichetta premetto la parola "Persona", e' una persona disabile, e' una persona non vedente, e' una persona senza braccia, ,ma e' anche prima di tutto altro, una "Persona". Se io vengo identificata come "ballerina", come "pittrice", significa che gli altri non vedono una persona senza braccia, ma una persona che sa fare alcune cose. Spero che questo cambiametno di prospettiva possa riguardare anche altri. Il ragazzo sulla sedia a rotelle, la ragazza coi capelli viola, o il giovane con il naso storto, perche' la diversita' e' ovunque: e' l'unica cosa che ci accomuna. Siamo tutti diversi e meno male, altrimenti vivremmo in un mondo di formiche. Squadrarci da lontrano rimanendo prigionieri di etichette e pregiudizi, non facilita la conoscenza, lo scambio, la scoperta dei mondi e delle storie nascoste negli altri . E' solo dando valore a ogni persona, a ogni vita, che possiamo crescere, aprire l'orizzonte, diventare piu' flessibili, non timorosi, piu' ricchi." Tratto da "Cosa ti manca per essere felice"di Simona Atzori