Valsolda
Veduta di
Valsolda, sul
lago di LuganoDue anni dopo, nel 1876, esce la raccolta di versi Valsolda, legata alla
omonima località sul
lago di Lugano, presso una piccola casa editrice milanese, giacché il maggior editore dell'epoca, il
Treves, rifiuta di pubblicarla. Questa volta, all'insuccesso critico si somma la delusione del pubblico, che in quei versi non trova il tono sentimentale di Miranda, che tanto era piaciuto agli spiriti romantici del tempo; in Valsolda Fogazzaro privilegia la nota paesistica ma il suo verseggiare, pur immaginoso e musicale, è privo di note personali, ha un che di accatto dilettantesco: vi si trova del
Prati e dello
Zanella, dell'
Aleardi, dell'
Hugo e del
Heine, ma la poesia è assente.Era intanto ritornato alla
fede cattolica; scriverà anni dopo che a questo passo un influsso decisivo aveva avuto un libro di
Joseph Gratry, la Philosophie du Credo: «Volevo aver fede, riposarmi, ristorarmi in Dio, sola pace sicura, e tante volte non potevo. Incominciai a leggere con desiderio e speranza; ero molto commosso quando chiusi il libro».Malombra[
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Per approfondire, vedi
Malombra (romanzo).Fu forse la consapevolezza di non avere nelle sue corde l'espressione poetica a spingerlo verso la prosa. Iniziato nella seconda metà degli anni settanta, nel 1881 esce il suo primo romanzo,
Malombra. Protagonista è Marina di Malombra, bella e
psicotica nipote del conte Cesare d'Ormengo, nel cui palazzo vive dopo la morte dei genitori. Qui trova casualmente un biglietto scritto nei primi anni dell'
Ottocento da un'antenata - moglie infelice del padre del conte d'Ormengo e amante di un certo Renato - Cecilia Varrega, che invitava chi avesse trovato il suo messaggio a vendicarla contro i discendenti del marito.
Il
lago del Segrino, dove s'immagina ambientata la vicenda del romanzoMalombraPuntualmente Marina, che si considera una
reincarnazione della disgraziata Cecilia, consumerà la vendetta, facendo morire lo zio Cesare e uccidendo lo scrittore Corrado Silla, a sua volta considerato come la reincarnazione dell'amante di Cecilia. In una notte tempestosa, Marina scomparirà nelle oscure acque del lago.I protagonisti del romanzo, Marina e Corrado, sono figure che Fogazzaro riprenderà pressoché in tutti i suoi romanzi successivi: Marina è la donna bella, aristocratica, sensuale ma inafferrabile, inquieta e
nevrotica; Corrado Silla è l'
intellettuale ispirato da importanti ideali che vorrebbe realizzare, ma ne è impedito dalle lusinghe del mondo e dall'inettitudine che lui stesso sente come fondamento del proprio essere.Nel romanzo, percorso da un'atmosfera morbosa di
occultismo, sensualità e morte, Fogazzaro introduce personaggi umoristici e generosi (il segretario del conte e sua figlia Edith, di casta purezza) o macchiettistici, come la contessa Fosca e il figlio Nepo. L'utilizzo del
dialetto nei dialoghi di alcuni personaggi e il cogliere l'umana cordialità della provincia lombarda attenua la tensione di mistero e d'imminente tragedia che agita la vicenda.Il libro, che mostra anche gli interessi
spiritisti dello scrittore, suscitò reazione contrastanti. Criticato da
Salvatore Farina e da
Enrico Panzacchi, fu parzialmente lodato da
Giovanni Verga, che lo definì «una delle più alte e delle più artistiche concezioni romantiche che siano comparse ai nostri giorni in Italia». Anche
Giuseppe Giacosa lo descrisse come «il più bel libro che siasi pubblicato in Italia dopo
I promessi sposi», ma le maggiori riviste letterarie non lo citarono nemmeno.La vicenda è ambientata sulle rive del
lago del Segrino, un piccolo lago della
Brianza comasca. Il palazzo, invece, è l'antica
villa Plinianasul
Lago di Como, che Fogazzaro visitò e che con la sua lugubre atmosfera costituì una delle principali fonti di ispirazione del romanzo. La
versione cinematografica di
Mario Soldati (1942), uno dei capolavori del cinema italiano, venne girata nella stessa villa Pliniana.Daniele Cortis
Per approfondire, vedi
Daniele Cortis (romanzo).Si conosce con esattezza il periodo di composizione del successivo romanzo, il
Daniele Cortis, indicato dallo stesso scrittore: iniziato il 30 maggio 1881, fu compiuto l'11 marzo 1884. In tale periodo Fogazzaro ebbe una relazione, che si prolungherà per una diecina d'anni, con Felicitas Buchner, una
bavarese istitutrice dei figli del cognato dello scrittore, vissuta da entrambi con un forti sensi di colpa, fra sensualità e volontà misticheggianti, che si riflette nello stesso intreccio del romanzo.Protagonista è un deputato cattolico che si propone la costituzione di un nuovo partito nel panorama dell'Italia del tempo, una
democrazia cristiana che raccolga l'adesione dei tanti cattolici alla vita politica - vietata allora dal
Non expedit papale - e abbia a capo un uomo di alte qualità intellettuali e morali. Il tentativo si rivela un fallimento, come un fallimento è la vicenda d'amore del Cortis con la cugina Elena, sposata a un personaggio indegno, che si conclude con la rinuncia in nome di un amore sublimato nel sacrificio e nella lontananza degli amanti.Nel romanzo Fogazzaro esprime, per bocca del suo protagonista, le proprie convinzioni politiche: «Io lascerò dunque la
Camera, augurando che vi entrino presto degli uomini sciolti dalle superstizioni e dalle ignoranze di un certo
individualismo liberale, che si crede alla testa dell'umanità, e non s'accorge di passare alla coda; non si accorge di aver lavorato utilmente sì, a distruggere tante cose, ma di aver lavorato non per sé, sibbene per uno molto più forte, molto più potente, che ora, trovando le vie sgombre, arriva e se lo piglia lui il mondo, e lascerà forse a simili liberali qualche prato d'
Arcadia e poche pecore. Questi uomini penetrati dal futuro, questa gente positiva, verrà alla Camera, convinta, a differenza di altri retori e mitologi, che nel lungo lavoro di rinnovamento sociale cui le forme moderne della produzione impongono, il migliore strumento sarà una
monarchia forte, sciolta da qualunque legame con qualunque chiesa, ma profondamente rispettosa del sentimento religioso».Il libro ebbe successo e il Giacosa, che lo propose all'editore torinese Casanova per la pubblicazione, scrisse a Fogazzaro che «Daniele Cortis va per la strada del trionfo. Quanti lo leggono ne sono entusiasti; io me lo rilessi e me lo gustai deliziosamente: ho inteso
Vergaesclamare leggendolo: questo non è solamente il primo romanziere d'Italia ma dei primissimi in Europa».
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