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IL POLESINE NEL XX SECOLO


IL POLESINE NEL XX SECOLO 
Dopo la dura parentesi della I guerra mondiale e le lotte di parte che turbano anche il Polesine, patria di Giacomo Matteotti, questo fervore di vita si limita alla sfera poetica e teatrale. E' il momento di Marino Marin, di Gino Piva, di Eugenio Ferdinando Palmieri e Livio Rizzi mentre Pio Mazzucchi riscopre ed illustra il linguaggio, le tradizioni, i proverbi, la cultura popolare dell'alto Polesine.La cronaca dell'ultimo cinquantennio registra gli anni drammatici della seconda guerra mondiale con la lenta, decisiva svolta delle coscienze di molti contro i metodi e le azioni del fascismo.Da ricordare la straordinaria figura di Giacomo Matteotti, nato a Fratta Polesine nel 1885.Nel dopoguerra la ripresa economica verrà messa a dura prova nel 1951 dall'alluvione del Po che sommerse interi paesi da Occhiobello al mare. L'intervento del Governo, la tenacia e la tradizionale capacità di ripresa dei polesani favorirono in pochi anni la completa ricostruzione o riparazione di case, edifici pubblici, vie di comunicazione.Riprese però pochi anni più tardi, più a causa delle leggi economiche che delle difficoltà ambientali, l'esodo dei Polesani, orientati verso le aree industriali del Piemonte e della Lombardia. L'esodo si è fortunatamente attenuato negli anni '70 anche in rapporto ad un coordinato impegno degli enti locali ed economici per una ripresa occupazionale e produttiva.Le città e i paesi in questi decenni hanno cambiato volto; sono sorti nuovi quartieri residenziali che hanno consentito a molte famiglie di costruire la propria abitazione secondo criteri economici e decorosi. Nei paesi rivieraschi del Po sono state eliminate tutte le costruzioni situate nelle golene dei fiume con ripercussioni urbanistiche, sociali, umane. E' emersa, particolarmente tra i giovani, una nuova domanda di cultura che ha favorito il sorgere in città e nel territorio di associazioni ed istituzioni volte alla promozione dell'arte, dell'archeologia della storia locale. Sono oltre 40 le biblioteche funzionanti e l'intervento congiunto della Provincia e dell'Accademia dei Concordi consente di promuovere organici interventi per la pubblica lettura e per la conoscenza del considerevole patrimonio di cultura e di arte conservato in Polesine.Giacomo Matteotti
Giacomo Matteotti nacque a Fratta Polesine il 22 Maggio 1885, e fu eletto Deputato nel 1919. Fu grande accusatore dei metodi del Governo Fascista di cui denunciò con forza e coraggio, nel memorabile discorso del 30 Maggio 1924 alla Camera, i brogli elettorali, le violenze e gli assassinii perpetrati attraverso le Camicie Nere nelle elezioni del 1924. Il 10 Giugno 1924 mentre usciva di casa per recarsi al Parlamento, viene rapito da una squadraccia fascista in Lungotevere Arnaldo da Brescia e ucciso. Il suo corpo viene ritrovato il 16 Agosto nel Bosco della Quartarella a nord di Roma.La bonifica - L’Idrovora di Cà Vendramin
Una attenzione particolare merita la storia dell’impianto idrovoro di Cà Vendramin, a Taglio di Po, costruito tra il 1900 ed il 1905 dal "Consorzio agli Scoli dell'Isola di Ariano", allo scopo di bonificare l'isola, soggetta, nei secoli precedenti, a frequenti alluvioni. Nonostante i tentativi da parte della popolazione di regolare le acque e difendere le terre, continuavano a prevalere paludi e acquitrini e un ambiente molto precario dove erano diffuse le febbri malariche, il tifo e la pellagra.Quando iniziarono i primi lavori di prosciugamento grazie alla nuova idrovora, si aprì per questo territorio e per tutto il Delta del Po una nuova fase, con trasformazioni territoriali che determinarono effetti positivi sull’economia, sulla crescita sociale e culturale. Fu costruita una vasta rete di canali che facevano confluire l'acqua di scolo al nuovo impianto idrovoro Ca' Vendramin, il quale grazie ai gruppi di sollevamento pompa - motrice a vapore scaricava in un canale arginato; le acque finivano il loro corso alla foce del Po di Goro.La realizzazione dell’idrovora di Ca’ Vendramin fu un evento che travalicò i confini locali.Significative sono le descrizioni dei lavori e dei risultati ottenuti riportate sui giornali dell’epoca, le informazioni sulle visite dei rappresentanti istituzionali e di tecnici provenienti da varie parti d’Italia e d’Europa. Con orgoglio, sui quotidiani di allora venne riportata la notizia della visita di ingegneri olandesi, maestri in materia di opere idrauliche, a dimostrazione dell’eco internazionale di un’opera ingegneristica di tecnologia avanzata.Insomma, Ca’ Vendramin diventa non solo il cuore della bonifica di un territorio che viene trasformato, reso fertile, popolato, sviluppato economicamente e socialmente, ma anche un riferimento per molti territori italiani e stranieri da bonificare. La bonifica dell’isola di Ariano con l’idrovora Ca’ Vendramin diventa famosa sul territorio nazionale, partecipa a mostre e convegni, collezionando premi e riconoscimenti per le realizzazioni, conformi a quanto previsto e progettato, e per i risultati di grande valore raggiunti.L’attività dell’idrovora vuol dire finalmente garantire sicurezza al territorio: durante le piogge, 12 operai macchinisti sono addetti alle 10 caldaie a vapore ed alle 4 pompe che sollevano 11.000 litri al secondo d’acqua e la scaricano nel canale Veneto Emissario che, a sua volta, la trasporta al mare in prossimità della foce del Po di Goro.Nel periodo, degli anni ‘20 ÷ ‘30 della bonifica integrale, che tanto incide sul territorio sia dell’Isola di Ariano che di tutto il Delta del Po, il Consorzio è il vero trasformatore del comprensorio, non solo perché regola le acque per il prosciugamento e per l’irrigazione (che diventa nel frattempo una pratica agricola essenziale per i terreni ben prosciugati) ma anche perché esegue opere di miglioramento fondiario, costruisce abitazioni rurali e gli edifici connessi (stalle, magazzini), nonché fabbricati sociali, scuole, strade ed acquedotti.Non è solo il cuore del sistema idraulico, ma luogo simbolo di un riscatto sociale ed economico, a cui la popolazione guarda come a una certezza per la vita futura.L’idrovora Ca’ Vendramin passa indenne attraverso adattamenti colturali dell’agricoltura e le vicende belliche. Successivamente, negli anni ’50, accusa lentamente e progressivamente un pesante, inopinato e sconvolgente fenomeno territoriale: la subsidenza, conseguente all’estrazione di acqua metanifera dal sottosuolo.L’idrovora cessò la sua attività negli anni ’60 e negli anni ’90 fu trasformato in Museo della Bonifica. Ca’ Vendramin non è solo un monumento alla bonifica, una testimonianza dell’attività bonificatrice compiuta nell’Isola di Ariano, ma soprattutto un punto di riferimento, un simbolo del territorio del delta e di quello polesano più in generale, che “condensa” la storia del territorio fatta di alluvioni e di difesa dal Po, di duro lavoro dell’uomo per strappare la terra dalle acque e renderla abitabile e coltivabile. Si tratta di un’opera frutto della fatica e della volontà umana, dove è possibile ricercare l’identità delle genti bassopolesane sotto il profilo culturale e sociale.(Fonte: Sistema Museale Provinciale - www.smppolesine.it) [fonte http://polesineterratraduefiumi.it]