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Nostalgico rimpianto


 
Fino al 1836 Rovigo poteva contare su un castello mediovale di notevole pregio, fino al XVIII secolo all'interno della fortezza era ospitato il palazzo del Vescovo. Poi quasi tutto è andato distrutto, ma non dalle guerre quanto dalla scarsa capacità di apprezzare la storia e l'architettura di chi ha governato la città dal '700 in poi. Oggi sono rimaste due torri, la Donà e la Grimani, un arco detto del Portello e un tratto del muro di cinta. Ma basta osservare con attenzione la mappa della città durante il dominio della Serenissima per comprendere lo scempio avvenuto nei secoli 
Rovigo - Quando l'inverno ha tolto le ultime foglie agli alberi e le nebbie rendono triste la pianura non si ha più il desiderio di viaggiare. Il freddo impigrisce e si cerca il tepore del camino. La proposta è di approfittare della pausa invernale per conoscere la città in cui si dimora, invece di andare a sciare in montagna o di fare la crociera ai Caraibi. Una delle mete più interessanti che offre la città di Rovigo è il castello medioevale: il piacere della scoperta o della rivisitazione Francesco Bartoli, nella sua opera sul capoluogo del Polesine “Le pitture, sculture e architetture della città di Rovigo”, stampata a Venezia nel 1793, descrive le opere d'arte e gli edifici di pregio architettonico e storico. Nella prima parte della sua opera parla del castello medioevale e delle porte della città che, se non fossero intervenute distruzioni e alterazioni radicali, oggi Rovigo potrebbe mostrare un patrimonio storico e architettonico notevole. Del castello rimangono oggi due torri, torre Donà e torre Grimani, la torre mozza a cui si appoggia l'arco del cosiddetto “Portello” (una porta secondaria di ingresso in città), e un tratto del muro di cinta.Nei secoli scorsi, lo scarso interesse per le memorie storiche e la scarsa intelligenza del valore dei monumenti hanno trasformato il castello in giardino pubblico, ma fino alla metà del XVIII secolo esso appariva ancora come un vero fortilizio.La storia del castello è stata  tramandata da una ricca letteratura e da documentazioni storiche quali la “Historia”, scritta da Andrea Nicolio nel XVI secolo. All'aprirsi del X secolo in Italia si verificarono nuove invasioni di popolazioni barbare: sono gli Ungari, che già nell'anno 899 avevano sconfitto Berengario. Il vescovo Paolo di Adria, temendo per la sua sicurezza e per la comunità cristiana, chiese a Papa Giovanni X di poter costruire un castello in un luogo sicuro. Nell'anno 920 il pontefice diede l'assenso indicando la località: “Curtem Bone Vigo que vocatur Rodige”. Nel 954 il castello doveva essere già edificato. Infatti, risale a quell'anno l'atto con cui Franca, vedova di Almerico, feudatario di Rovigo, dona ai Benedettini dei terreni a Petra (l'odierna Badia Polesine) per la costruzione dell'abbazia e l'atto è “...actum in castro Rhodigii” (tradotto: steso nel castello di Rovigo).La fortezza fu edificata su un terrapieno artificiale a ovest dell'Adigetto, ramo principale dell'Adige, deviato nel corso attuale nel 1938. All'interno della fortificazione c'era il palazzo del vescovo che appare nelle piante prospettiche del '500 e '600 e venne demolito nel XVIII secolo. L'erezione del mastio, la torre Donà, avvenne nel 1138, quando il vescovo Florio cinse con una nuova cinta muraria Rovigo, che si era allargata anche a est dell'Adigetto. La torre Donà, alta 66 metri, è di forma quadrata e risulta essere uno dei masti più alti d'Europa. Il castello di Rovigo vide infinite guerre, in particolare tra Estensi e Veneziani; poi, quando nel 1509 Venezia estese il proprio dominio sul Polesine, perse il valore strategico e rimase inutilizzato. Il governo della Serenissima lo concesse in enfiteusi ai nobili Donà. Passò successivamente ai conti Grimani che nel 1836 iniziarono la demolizione della fortezza. La comunità rodigina insorse per salvaguardare la testimonianza storica di un glorioso passato. La rivolta ottenne la sospensione dell'abbattimento: un risultato parziale, perchè la torre Donà era stata quasi del tutto distrutta e restano integri il mastio (torre Grimani) e parte della cinta muraria. Seguirono decenni di abbandono. Durante l'ultima Guerra mondiale i sotterranei del castello sono stati utilizzati come rifugio antiaereo. Negli anni '50 furono abbattute le costruzioni che impedivano la visuale di quello che rimaneva della fortezza e nel piazzale antistante, intitolato Giacomo Matteotti, venne costruita la stazione delle corriere. Nel 1965 furono avviati i restauri della cinta muraria e delle torri e il terreno di fronte a piazza Matteotti fu adibito a giardino pubblico. Oggi, dopo i nuovi interventi di restauro della cinta muraria e del Portello, con l'abbattimento della recinzione, il giardino è aperto con una visuale d'insieme gradevole, che valorizza quello che rimane del Castello di Rovigo. 
La mappa redatta durante il periodo di dominio della Serenissima: la pianta pentagonale delle mura, l'Adigetto che attraversa la città, in basso il castello, in alto al limite delle mura cittadine il tempo della rotonda ; fuori porta: a destra la chiesa e il complesso degli Olivetani di san Bortolo, in alto l'attuale chiesetta del cimitero
Una fotografia del castello medionale di Rovigo sotto la neve e prima degli ultimi restauri: in primo piano la torre Grimani, mozza a base quadrata, col "portello" nelle mura di cinta. A sinistra la torre Donà, tra le più alte d'Europa dell'epoca.[fonte Rovigo-Oggi]