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STORIA E PERSONAGGI DEL POLESINE E DI ROVIGO 7


Tra ’800 e ’900 Nel maggio 1797 letruppe rivoluzionarie francesi, comandate dal generale Rusca, entrarono in Polesine con giubilo di folla ed innalzamento di alberi della libertà, ma la speranza di tempi felici durò lo spazio di pochi mesi, infatti ad ottobre, con il Trattato di Campoformio, il Veneto venne ceduto all’Austria. Nel 1801 ritornò sotto i cugini d’oltralpe che lo unirono al Dipartimento del Basso Po fino all’occupazione austriaca del 1815. I francesi chiusero i conventi e alienarono i beni ecclesiastici, provocando la fuga di tutti i religiosi; nemmeno l’abbazia di Vangadizza fu risparmiata. Il malcontento si diffuse nelle campagne e numerose furono le rivolte contadine nei primi decenni del secolo. Nel 1805 a Crespinoun'insurrezione fu duramente repressa da Napoleone, quattro anni più tardi duemila contadini misero in scacco Rovigo che si salvò solo grazie all’intervento di Benedetto Carnacina; l’impopolare tassa sul macinato aveva scatenato la rabbia del popolo. Il Polesine era occupato dagli austriaci già dal 1813 e il congresso di Vienna annesse i territori al Lombardo Veneto. La dominazione continuò fino al 1866 e si caratterizzò per lo sviluppo economico ed istituzionale. Dal 1815 iniziò a formarsi una coscienza provinciale polesana ciò testomoniato anche dalla diffusione della carboneria . Gli episodi più significativi risalgono al 1819 e al 1848 quando ilpatriottismo divampò in tutta la provincia e molti si arruolarono nell'esercito piemontese per difendere la causa italiana. La conclusione negativa della prima guerra d’Indipendenza e lacaduta di Venezia procurarono gravi sofferenze a causa di processi e condanne; molti giovani emigrarono oltre Po per arruolarsi nell’esercito anti-austriaco. Alcuni di loro furono poi protagonisti del Risorgimento e con l’unificazione del 1866 assumeranno cariche importanti: Alberto Mario, Domenico Piva, Giovan Battista Tenani, Alessandro Casalini. Con gli austriaci si assistette ad uno sviluppo della provincia e un aumento del numero di abitanti. Venne rafforzata la Camera di Commercio e avviata la Cassa di Risparmio. Molti edifici religiosi furono adibiti ad ospedali e case di riposo. Diminuì il numero dei nobili, aumentò la borghesia, gli operai migliorarono sensibilmente le loro condizioni di vita. Gli Ebrei svolsero un ruolo di primo piano. Nel 1840 l’Accademia dei Concordi aprì la biblioteca e l’istituto, grazie a lasciti e donazioni, assunse rilievo nazionale. La diffusione delle scuole aumentò ulteriormente, vennero inaugurati istituti per lo studio della musica e per l’assistenza ai meno abbienti. Si diffusero le casse ruralinelle parrocchie grazie all’opera di monsignor Sichirollo, si svilupparono iniziative promosse dalle leghe socialiste. Vennero eretti teatri ad Adria, Badia, Lendinara e Rovigo, ponti in muratura e risistemate le piazze; al 1819 risale l’inaugurazione delTeatro Sociale. La costruzione nel 1866 della ferrovia Padova-Ferrara e Adria-Rovigo-Legnano, diedero lavoro a numerosi operai impegnati anche nella costruzione di strade. La rotta dell’Adige nel 1882 che arrivò fino alCanal Bianco, frenò lo sviluppo e dovettero essere approntati grandi lavori di sistemazione da parte dello stato. Successivamente si diffuse il malcontento dei braccianti che scioperando rivendicavano migliori condizioni di vita; molti emigrarono in Sud America, dal 1887-1900 partirono circa 63.000 persone. Chi rimase trovò occupazione nelle opere pubbliche per la sistemazione dei canali collettori, nelle fonderie o nei zuccherifici. Dopo la dura parentesi della prima guerra mondiale e le lotte che turbarono il Polesine, patria di Giacomo Matteotti, si assistette ad una rivalutazione delle tradizioni dell’alto Polesine. Agli anni difficili della seconda guerra mondiale seguì una svolta nelle coscienze. Il boom economico degli anni ’50 venne arrestato dalla disastrosaalluvione del Po nel 1951 che sommerse molti paesi, ma in pochi anni fu attuata la completa ricostruzione. Cause economiche ed ambientali favorirono l’esodo di più di 100.000 giovani verso il Piemonte eLombardia; questo fenomeno si arrestò negli anni ’70, il volto delle città cambiò, furono costruite abitazioni che rispondevano a criteri di economicità. I paesi rivieraschi eliminarono gli edifici situati sullegolene del Po e in risposta alla nuova domanda di cultura sorsero numerose associazioni atte a rivalutare il patrimonio culturale locale. L’Adigetto fu in parte coperto. Sembra ormai raggiunto un equilibrio tra corsi d’acqua, centri abitati e campagne.