LOGOS

LA PERDITA DI VALORI NEI DISAGI GIOVANILI


di Massimo CatalucciOramai è una costante quotidiana quella di ascoltare notizie e/o vedere immagini raccapriccianti, oggetti di grandi disagi emotivi vissuti dai nostri ragazzi. E' dilagante, troppo direi, l'atteggiamento mostrato dai giovani nei diversi contesti nei quali si trovano. E' maledettamente vero che c'è necessità di un cambiamento di rotta in merito ad una educazione nei valori degli adolescenti. Ma qual è la rotta da prendere? La famiglia è sicuramente la prima comunità ad essere chiamata in causa. E' il pilastro portante (laddove esista) di una formazione della personalità di ogni individuo. I genitori sono nel bene e nel male il primo esempio da seguire. Certo che essendo stati anch'essi giovani, a loro volta avranno probabilmente assimilato (emotivamente) esempi che in qualche modo hanno poi elaborato e che sono diventate successivamente il loro modo di essere (comportamento): disponibili o assenti, presenti o asfissianti, autoritari o amichevoli, permissivi o limitativi, silenziosi o logorroici .......... potrei continuare all'infinito con una serie di descrizioni di comportamenti manifestati dai nostri genitori (o da noi stessi, indicando chi è tra di noi già genitore). Molte volte mi chiedo anche: ma i genitori, non sono forse dei figli in qualche modo cresciuti che rispondono alle proprie esperienze con un comportamento che si è plasmato nel tempo? Credo proprio di si! Ora immagino che la riflessione in merito a quest’ultima mia affermazione ci faccia dire che siamo si, stati tutti figli prima di diventare genitori, ma probabilmente come figli abbiamo avuto un’educazione basata sulla trasmissione dei valori ed in particolare sull’educazione volta ad insegnare che una cosa devi conquistartela con sacrifici e responsabilità. Cosa che invece oggi sembrerebbe non essere applicata dalla maggior parte degli adulti nei confronti dei propri figli. E qui potremmo stare a discutere infinitamente sul perché e come mai non viene applicato oggi il concetto educativo di quando ci trovavamo ad essere figli. Credo altresì che un’evoluzione, permettetemi il termine, della “professione di genitore”, imponga anche la necessità di sviluppare una modalità comunicativa diversa rispetto a ieri, anche quando si parla di trasmettere valori. Un altro aspetto da considerare poi è quello di accettare che i contesti oggi sono cambiati, per cui è indispensabile adeguarsi ai tempi ad un modello comunicativo più penetrante e coinvolgente, al fine di essere compresi dai giovani. Ciò non prevale il fatto che si debba intervenire comunque decisamente sui giovani con polso fermo ma, fa valutare anche la possibilità di adoperarsi con l'elasticità mentale di chi desidera veramente comprendere i messaggi di disagio che gli stessi giovani ci manifestano attraverso i loro comportamenti (sicuramente) inadeguati per una società che intende creare i presupposti di un miglioramento della qualità della vita. Credo anche in merito a questa riflessione che le responsabilità debbano essere divise in tutti noi che facciamo parte della società stessa in cui viviamo. Se è vero che il genitore ha la prima responsabilità di educazione attraverso e soprattutto l’esempio vivente e costante, è vero anche che la scuola, lo sport, i luoghi di divertimento, le amicizie, e tutte le altre situazioni quotidiane nelle quali un giovane può capitare, si facciano carico anch'esse di una responsabilità nella qualità di crescita del giovane stesso. Sicuramente sono d'accordo con chi dice che un genitore deve essere il genitore non l'amico di fiducia del proprio figlio. E' giusto che il migliore amico di un ragazzo sia un suo coetaneo. Venendo meno questo principio si rischia di non dare un punto di riferimento valido al ragazzo sul quale lo stesso possa poggiarsi nel momento in cui cerca la sicurezza e la certezza in una risposta. L’argomento che è stato mosso in questo Blog è interessante ma anche complesso e vasto per cui sarebbe importante svilupparlo maggiormente. Buona giornata a tutti.