LOGOS

Post N° 20


LA "PRESENZA" PERCETTIVA NEL "QUI ED ORA" Rifletto spesso su quello che diciamo in merito alla nostra percezione della realtà che ci circonda. Siamo sempre pronti, da bravi adulti formati e strutturati, a considerare di avere sempre sotto controllo la realtà in cui viviamo. Poi soffermandomi a riflettere di più su questo aspetto, mi rendo conto che invece omettiamo continuamente delle parti importanti dalla realtà che ci circonda, forse anche perché vittime, di un sistema che corre oramai veloce a ritmi molto sostenuti. Spinti forse da questa forza, siamo alla ricerca continua di una velocità di azione che compromette la nostra  personale sensibilità di osservare con attenzione ciò che è importante veramente e singolarmente per ognuno di noi.Mi spiego meglio. Il vortice emotivo in cui ci muoviamo costantemente, sollecitati se volete, dalle condizioni e dal contesto in cui viviamo, ci rende insensibili e lontani "ascoltatori attivi" della realtà a noi circostante. Purtroppo poi, questo si riversa non solo in quegli aspetti della vita definiti da noi irrilevanti, ma anche in quegli aspetti ritenuti da noi importanti e degni di significato. Per rendere più comprensivo il mio messaggio, voglio riportare l'esperimento sociale che fece il "Washington Post" in relazione alla percezione, al gusto ed alle priorità delle persone.L'evento si concretizzò in quanto segue.Era un mattino di gennaio molto freddo e all'interno della metro di "Washington DC" c'era un violinista che suonava dei brani di Bach. Era l'orario di punta e molta gente sarebbe passata di li per andare a lavorare. Sono quei momenti dove si concentrano molte persone.Il violinista suonò i celebri brani musicali del noto compositore per circa 45 minuti. Nel via vai veloce, tra passi frettolosi e decisi, solo alcune persone rallentavano il passo per girarsi ad ascoltare quei suoni che in qualche modo percepivano nel grande caos in cui si muovevano. Altri correvano via velocemente senza neanche rendersi conto della presenza del violinista. Altri ancora lanciavano velocemente, quasi in modo automatico, una monetina della cassettina delle offerte del violinista. Solo un uomo, dopo qualche minuto dall’inizio dell’esibizione del violinista, si soffermò un attimo ad ascoltare quella musica appoggiandosi ad un muro. Ma anche lui, poco dopo, guardò l'orologio e riprese velocemente il suo ritmo giornaliero.Tra i tanti passanti, solo i bambini rallentavano il passo all’ascolto di quella musica, costretti però dagli adulti con i quali passeggiavano a procedere senza fermarsi. Ma i bambini attratti da quelle note musicali, continuavano, mentre si allontanavano, a voltare la testa verso il violinista.In 45 minuti solo 6 persone si fermarono qualche istante ad ascoltare la musica prodotta dal violinista e circa una ventina di persone gli donarono qualche dollaro. Il musicista, trascorsi i 45 minuti, smise di suonare. Nessuno applaudì né tantomeno nessuno si accorse che in quel ritmo frastornante, come una meteora, si era materializzato un momento di sublime spiritualità artistica, alla quale in pochi erano stati capaci di prestare “ascolto”, ma in tanti forse erano solo stati capaci di “sentire” o addirittura neanche “sentire” (inteso in questo ultimo caso come ricordo cosciente di aver udito o meno qualcosa in particolare).Nessuno lo sapeva, ma il musicista era un certo Joshua Bell, uno dei più grandi violinisti al mondo. In quei 45 minuti della sua esibizione artistica tra la folla della metro di “Washington DC”, suono uno dei pezzi più complessi mai scritti e lo fece con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari. Due giorni prima di questo esperimento alla metro, organizzato come detto da “Washington Post”, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston, dove le poltrone per assistere allo spettacolo, costavano in media 100 dollari. Riflettere su questo aneddoto, ci da la possibilità di riflettere maggiormente su tutte quelle volte in cui troppo frettolosamente diamo giudizi, tutte quelle volte in cui  prestiamo poco “ascolto” a qualcuno o qualcosa, tutte quelle volte in cui, travolti magari dal contesto, non riusciamo a fermarci un attimo per valutare meglio cosa, come, con chi, dove e quando stiamo vivendo una determinata situazione.In sintesi, se non troviamo un attimo di tempo nella nostra vita  per rallentare i ritmi a cui siamo sottoposti e magari soffermarci anche ad ascoltare attivamente ciò che viviamo giornalmente, in termini di qualità della vita ed in particolare nei rapporti con i nostri simili (figli, partner, collaboratori di lavoro, amici, ecc.),  sarà di più quello che potremmo acquisire o perdere? Massimo Catalucci