Serendipity

Austerity. Forse. Ma non troppo.


Quand’ero ragazzina io, dell’estate t’accorgevi dai segnali della strada.Le lucertole rapide fra le spaccature dei muretti bianchi.L’asfalto morbido sotto il passo.Gli infradito coi bermuda  o le gonne lunghe, con le balze hippy, di cotone leggero.L’odore. Ogni profumo che tornava. Di fiori, intenso, di erba e terra, umido, e quello fresco dei panni stesi, sbattuti da un vento diventato d’improvviso buono.Invece ieri… - Prof. se mi deve interrogare, lo faccia il 3: poi parto. Vado in crociera.Ho squadrato con il mento in su il ragazzo biondo che mi sovrastava dall’alto dei suoi 17 anni.Imponente e con la sbruffonaggine di chi si sente padrone del mondo. A partire dal suo.Aveva scritto in fronte “Io posso”. L’aveva scritto pure sul coccodrillo della sua Lacoste a righe.Ripensavo agli anni dell’austerity.Anche allora, piuttosto si stringeva la cinghia, ma nessuno toccava la puntatina al mare.Magari non erano Sharm el Sheik o le isole Fiji. Erano Riccione, Rimini. Un ghiacciolo e la bottiglia di gassosa.Pur di cambiare scenario, si racimolavano i soldini. Ed era una pensione, non l’hotel 4 stelle.Oggi Davide, un imprenditorino in erba, mi sventola il biglietto Costa Crociere sotto il naso. La cultura tanto può aspettare. C’è la cabina vista oceano e una foto su Facebook da postare.