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I vantaggi dell'unità d'Italia

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E se i cervelli scappati dal sud diventano briganti?

Post n°463 pubblicato il 12 Gennaio 2010 da luger2

“La meglio gioventù lascia il Sud” è il titolo ad effetto che vuole porre l’attenzione su questa storica anomalia meridionale. A parte il fatto che non è una novità recente: già 10-15 anni fa, alcuni artigiani in proprio - in Sicilia, ad esempio - lamentavano grandi difficoltà nel reperire manovalanza nei loro paesi che praticamente si erano svuotati della gioventù scappata al nord per migliorare la propria esistenza ma destinata a fare nuova fame, visto che le risposte di quell’Italia non erano e non sono ancora sufficienti a garantire una discreta sopravvivenza: fitti, carovita, razzismo e relax.
Questo stillicidio non ha trovato nessuna fine di precarietà e nessun principio di benessere.

E se i cervelli del sud diventano briganti?
Quale potrebbe esserne l’origine? L’aver visto, non ripagati, i pesanti sacrifici che le famiglie hanno fatto per assicurare loro un futuro migliore; l’insofferenza contro tutti i governi succeduti l’uno all’altro - l’ultimo dei quali ha tutte le carte in regola per aver incentivato questa ennesima anomalia - che non hanno saputo affrontare la mai risolta questione meridionale.

Immaginatevi se i 700.000 (non solo cervelli, ma soprattutto braccia) meridionali scappati in dieci anni per fame dal sud s’inventano nuove forme di brigantaggio? La differenza con i briganti del dopo unità d’Italia è che quelli erano cafoni e sofferenti; questi sono scolarizzati e anche laureati, al che, se avessero consapevolezza della loro oppressione in chiave rivoluzionaria che li spingesse, non ad abbandonare i loro paesi, ma a cacciare chi li spinge a scappare, allora potremmo dire: "Giustizia è fatta!".

Così, 150 anni dopo, Napolitano si esprime: "Deve crescere nelle istituzioni, così come nella società, la coscienza che il divario tra Nord e Sud deve essere corretto".

A chi si rivolge il presidente? Se tutti i politici sono impegnati a crearsi il loro perpetuo galleggiamento elettorale; se sono impegnati nelle loro beghe di partito; ad impegnarsi in improponibili spazi di democrazia, o di restaurazione delle corruzioni; a inventarsi nuovi partiti del sud? Come si fa a correggere questo divario quando a comandare sono i Mafiosi diffusi in tutti i contesti della vita politica, economica e culturale, gli unici a ricavare ricchezze con i loro investimenti economici-mafiosi.

Ma la vida, si sa, es sueño, parafrasando Calderon e tutti quelli che fanno da coro a questo sogno. Infatti, mentre i cafoni attuali sognano una vita migliore lontano dai propri affetti, gli altri - genericamente parlando - sguazzano nell'alloro.

«... E intorno a noi il timore e la complicità di un popolo. Quel popolo che disprezzato da regi funzionari ed infidi piemontesi sentiva forte sulla pelle che a noi era negato ogni diritto, anche la dignità di uomini. E chi poteva vendicarli se non noi, accomunati dallo stesso destino? Cafoni anche noi, non più disposti a chinare il capo. Calpestati, come l’erba dagli zoccoli dei cavalli, calpestati ci vendicammo. Molti, molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni. Le loro rivoluzioni. Ma libertà non è cambiare padrone. Non è parola vana ed astratta. È dire senza timore, È MIO, e sentire forte il possesso di qualcosa, a cominciare dall'anima. È vivere di ciò che si ama. Vento forte ed impetuoso, in ogni generazione rinasce. Così è stato, e così sempre sarà…». (Carmine Crocco)
 
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