Un popolo distrutto

Centicinquanta, l'anniversario dell'unità diventa un fallimento anche in televisione!


Avevo omesso ogni commento fino alla fine, malgrado le richieste sul tema. Non volevo rovinare le serate di nessuno spingendolo, con un mio commento, alla visione di Centocinquanta quell’orribile trasmissione televisiva andata in onda per un mese, a partire dal 17 marzo, sulla rete ammiraglia della sempre più tricolorata Rai. Ora che sulla trasmissione è stata posta una (giustissima) pietra tombale, con due serate di anticipo sulla fine prevista, posso dare sfogo alle idee represse.Comincerei col denunciare il comportamento vergognoso dei due capi bastione della trasmissione, due meridionali che avrebbero dovuto rappresentare gli estremi delle Due Sicilie, l’abruzzese Bruno Vespa e il siciliano Pippo Baudo, soprattutto in occasione della prima puntata dello show televisivo credo altamente costoso (a proposito, se ogni tanto mamma Rai ci facesse anche sapere come spende i nostri soldi non sarebbe male). Baudo e Vespa dall’alto delle loro professionalità, così diverse, non sempre condivisibili ma comunque da riconoscergli, hanno perso una occasione enorme, soprattutto in quanto rappresentanti del meridione. L’occasione era semplicemente quella di dire la verità, di raccontare i fatti del biennio 1860 – 1861 per quelli che furono. Purtroppo, come al solito, nulla è più difficile del raccontare la realtà dei fatti. E infatti inutile dirlo, l’occasione è andata perduta. Per quattro puntate, invece di una sana riflessione, ci è toccato subire, e non solo nei momenti in cui si parlava di Risorgimento, una retorica completamente fuori luogo. La prima guerra mondiale, che ha “forgiato” l’italica stirpe, la storia di Anita Garibaldi, l’incontro di Teano, i bersaglieri a Porta Pia, il fascismo, la seconda guerra mondiale, la repubblica, insomma 150 anni visti in modo alquanto curioso, soprattutto in riferimento ai fatti del risorgimento. Pietoso il racconto della vicenda di Virginia Oldoini conosciuta come Contessa di Castiglione. Pietoso aver fatto passare la nobildonna tosco piemontese quasi per una martire e santa donna quando l’attività che maggiormente le si confece per tutta la vita fu quella del meretricio. Squallida la rievocazione della battaglia di Calatafimi con il siciliano Baudo che faceva di tutto per elogiare il biondo eroe e i suoi mille miliziani settentrionali e altrettanto faceva per offendere la memoria dei soldati siciliani in prima linea. Per non parlare degli ospiti. Sono stati 17 nella prima puntata, 11 nella seconda, 12 nella terza e 15 nell’ultima. Ospiti pagati (e io pago!) per mettere in scena le fasi clou della storia italiana, opportunamente rivisitata e corretta. Ospiti in gran parte del sud che si sono venduti ai festeggiamenti e alle celebrazioni (ma in fin dei conti di cosa mi stupisco visto che anche una minoranza di presunti sostenitori della causa del meridione si è andata a infilare sotto i tricolori pur di apparire in cerimonie pubbliche!). Centocinquanta è stato però molto più rappresentativo della realtà italiana di quanto ci si possa immaginare. Una realtà emersa nel finale dell’ultima puntata della trasmissione quando sono volati gli “stracci” tra i conduttori. Una trasmissione pensata e studiata a tavolino da un “pool” di esperti della tv che annovera oltre a Baudo e Vespa,Pierfrancesco Pingitore, Giulio Calcinari,Claudio Donat-Cattin, Gino Landi, Francesco Valitutti, Marco Zavattini, e negli aspetti tecnici da Cristiano D’Alisera, Vito Lo Re, Gino Landi eGaetano Castelli, nomi che al grande pubblico non dicono nulla ma che sono considerati tra i migliori “uomini” della tv di stato. Nomi noti, ospiti d’eccezione, soldi spesi, scenografie complesse e musiche d’alto livello non sono bastati ad evitare il“bagno di sangue”, a cominciare dal settore auditel, quello a cui più tengono i signori della tv odierna. La prima puntata (16 marzo) ha retto bene e il tema altamente culturale, non proprio facile per la platea televisiva, aveva conquistato 5 milioni e mezzo di ascoltatori e il 24% di share. La seconda è stata subito una vera e propria debacle con la perdita di 2 milioni e di ascoltatori e lo share fermo al 14%. Il crollo è stato talmente repentino che nel tentativo di solleticare l’audience si è fatto ricorso alle bellone di turno nel tentativo di solleticare l’immaginario storico - erotico degli italiani. La vista di Belen – Anita è servita però solo a far peggio, visto che la terza puntata l’ascolto si è fermato al 12,7% e alla quarta si sono registrati meno di 3 milioni di ascoltatori e solo il 12% dishare. Chiusura anticipata e vittoria piena per i detrattori della falsa unità. Come se non bastasse, la decisione di chiudere anticipatamente i lavori della trasmissione ha creato frizione tra gli staff dei due conduttori. Le cronache di viale Mazzini vedono Baudo sputare contro il già citato Claudio Donat-Cattin, autore di Vespa, e la direzione Rai pare sia intenzionata a richiamarlo all'ordine con una lettera e a multarlo di 80mila euro per il gesto. Vespa, se possibile, ha fatto peggio. Gli autori hanno montato le immagini dei volti rappresentativi della Rai e chi hanno inserito a rappresentare i giornalisti Rai? Il faccino angelico di Michele Santoro, che si odia cordialmente col Vespone nazionale. Premesso che Santoro mi sta simpatico come un attacco di colite la scenata di Vespa immortalata da Striscia è stata oggettivamente esagerata così come esagerato è stato il suo rapido abbandono della scena al momento dei saluti finali quando ha lasciato un decadente Baudo a chiudere il programma. E mamma Rai ha pronta un’altra letterina per abbandono di trasmissione immotivata. In conclusione su questa trasmissione (forse la peggiore degli ultimi anni sfornata dalla tv di stato) va detto che: nessuno l’ha seguita, gli autori (che l’hanno fatta) hanno litigato tra di loro e quelli che l’hanno condotta hanno fallito. Per farla breve si è trattato di un caos totale. Proprio come l’Ita(g)lia!
 Scritto da Roberto Della Rocca (Istituto di ricerca storica delle Due Sicilie)