Un popolo distrutto

Il sogno leghista: referendum sulla secessione


In rete si discute di referendum per la secessione, «per dare vita alla Padania», secondo le parole che Umberto Bossi ha pronunciato a Venezia, sul Canal Grande in conclusione della tre giorni per la Festa dei popoli padani. «È il cilindro che il segretario federale ha tirato fuori dal cappello», dice a Radio Padania Davide Boni, presidente del consiglio regionale lombardo. Perché «se l'Italia non regge un sistema federale allora si va verso la secessione attraverso un passaggio democratico come quello del referendum».A chi ricorda l'articolo 5 della Costituzione: la Repubblica italiana è unica e indivisibile, risponde (sempre da Radio Padania) Stefano Bruno Galli, intellettuale di area leghista, docente di storia delle dottrine politiche. «Il diritto di secessione - sostiene Galli - è un diritto pre-politico e deve essere riconosciuto prima che si formi lo stato, quindi non serve disturbare l'articolo 5».«Questa è una questione di patria, non politica», ribatte da Roma un ascoltatore di dichiarata fede fascista. Cha raccoglie la sfida: «se dobbiamo fare un referendum va fatto in tutto il paese». «Io riconosco la patria veneta, non quella italiana», obietta un altro ascoltatore da Padova.«Il concetto di patria è fuorviante», sostiene Galli. Perché «gli stati attraverso le loro procedure cercano di ricondurre all'unità quello che in origine è diversità. Lo Stato è il contenitore istituzionale che deve produrre la nazione. Se oggi ci troviamo di fronte a una spaccatura che dice che l'unità politica non esiste allora c'è un fallimento del nation building».La maggior parte degli ascoltatori intervenuti pensa a un referendum su base territoriale, seguendo il ragionamento secondo cui è la zona che si vuole staccare a dover fare la consultazione. C'è anche chi guarda con maggior favore a un paese federale dove ci sia la Padania, «ma ci vuole il riconoscimento per la Padania e questo finora non è avvenuto».In effetti il richiamo di Bossi andrabbe visto proprio in questa prospettiva secondo il sindaco di Verona, Flavio Tosi, intervenuto a Mattino 5. «È un segnale a Roma - sostiene Tosi - bisogna dare una scossa agli alleati di Governo: o si fanno le riforme e le cose che Paese ed economia si aspettano o ci siamo stufati». Il sindaco di Verona ribadisce che «l'alleanza Pdl-Lega è l'unica possibile ma servirebbe un cambio di premiership».Se non basta «la via democratica» di un eventuale «referendum per la libertà» allora ci sono «milioni di persone pronte a combattere» per la Padania, ha detto Umberto Bossi a Venezia. Ma il suo avvertimento non sembra preoccupare più di tanto le opposizioni. Dal Pd, dall' Idv e dall'Udc sostengono che il leader leghista sia «in difficoltà» e faccia «l'equilibrista» per tenere insieme «una Lega di lotta e di governo». Anche la questione del referendum è vista come un escamotage, di difficile applicazione, per tenere a bada una base frustrata a cui non basta la riforma federalista ottenuta. «Bossi - commenta Pier Luigi Bersani - fa sognare il popolo leghista, mette davanti il sogno per non dire ben chiaro che continua a stare con il miliardario».«Bossi e la Lega 'romana' continuano a prendere in giro il Nord, anche se con un evidente sempre minor successo», dichiara Silvana Mura deputata dell'Idv.