Un popolo distrutto

Napoli pattumiera? Sì, anche dell’operoso Nord e dei suoi pregiudizi


Come è facile fare i giudici: l’Eco di Bergamo e i luoghi comuni sul SudDI GIULIANA CASO Brutti, sporchi, cattivi e pure senza riguardo per la nostra memoria storica. Che siano gli scavi di Pompei o il Colosseo, abbiamo tanta roba ma non ce la meritiamo, riempiamo le nostre città di immondizia e siamo contenti se i sacchetti arrivano al terzo piano. Ecco, siamo noi italo/napoletani per l’acuto occhio del giornalismo del nord, come esemplifica fantasticamente l’autorevole Eco di Bergamo. 
   Perché, secondo loro, a noi ci piace. Ci piace veder crollare le case degli antichi pompeiani, ci piace dichiarare a imperitura memoria che Pasquale ama Chantal sopra gli affreschi, ci piace produrre monezza e depositarla qua e là, quasi a comporre un’opera di Pistoletto. No, non ci vengono i crampi nello stomaco a vedere i nostri giardini urbani ridotti a veri immondezzai, non sappiamo cosa siano quei pali con tre luci colorate piazzati agli incroci, siamo furbi e preferiamo il sotterfugio al diritto. L’abituale sguardo lungo della stampa d’oltre Tevere preferisce accomodarsi sui rassicuranti luoghi comuni sui napoletani anziché, come dovrebbe, guardare un tantino oltre.Eppure, non sarebbe poi difficile rendersi conto che sui pur congeniti difetti dei napoletani si è avvitata colpevolmente e con lucida e criminale freddezza tanta, ma tanta di quella mala politica mischiata con la peggiore camorra che ha trasformato una terra fertile in un inferno di veleni, proprio quei veleni che le produttive ed efficienti industrie dell’operoso nord non volevano nel loro giardino; che a pagare lo scotto del loro passato miracolo economico sono stati proprio quei puzzoni scansafatiche dei napoletani, che hanno avuto la disgrazia di vivere in un luogo malamministrato dove avvenivano i peggiori crimini sotto il naso di tutti, e dove ancora oggi i rifiuti speciali bruciano e bruciano appestando l’aria e facendo morire di cancro uomini, donne e bambini.Bambini, sì, bambini che hanno avuto la sfortuna di nascere e crescere lì, e non nelle incontaminate e brumose terre nordiche, bambini che pagano il prezzo più alto per quello che negli anni ai napoletani e ai campani ê toccato subire, nell’indifferenza della classe dirigente e politica, mentre la camorra che gestiva il traffico dei rifiuti illeciti made in nord si arricchiva sempre più, e la terra moriva.Ecco, illustri colleghi dell’Eco di Bergamo ma anche degli echi di tutte le pulitissime ed efficienti città settentrionali, fate il vostro lavoro, scavate nelle notizie, parlate con la gente, quella vera, con i napoletani, i casertani, i beneventani, gli avellinesi perbene, e vedrete che dai tempi de “La pelle”, in cui Malaparte raccontava una Napoli selvaggia e pezzente, qualcosa, forse, è, cambiato. Del resto, mi pare che oggi, al Nord, anche voi abbiate smesso da tempo di dipingervi la faccia di blu e ululare alla luna. tratto da http://paralleloquarantuno.it