Un popolo distrutto

Monnezza connection


Un business capace di fruttare in Italia oltre 20 miliardi di euro l’anno, superando per profitti il narcotraffico: è il commercio illecito di rifiuti, che vede il suo epicentro nella Regione Campania. Ma quanti, investigatori o magistrati, hanno cercato di fermare l’ecomafia, sono stati tutti destituiti o…“promossi”. La criminalità organizzata che fa business riempiendo le discariche, legali e abusive, del territorio campano con rifiuti industriali, pericolosi e di ogni altro genere, e pur di fare quattrini li seppellisce a pochi metri dalle sue splendide ville. Un affare gestito da 239 clan che hanno riversato sul territorio regionale dieci milioni di tonnellate di veleni SOLO negli ultimi DUE ANNI. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, dall’Italia escono rifiuti verso Hong Kong, Tunisia, Pakistan, Senegal, Cina, Croazia, Serbia e Albania. Ma la «Monnezza connection» ha ramificazioni in tutta Italia anzi il suovero epicentro è nel Varesotto, nel recinto di molte stimate aziende“pulite” italiane della «Lombardia». Qui nasce un filone di una inchiesta in cui passavano di nascosto i rifiuti urbani di Napoli dell'emergenza (?) targata 2003, qui sarebbero state smistate una serie di schifezze raccolte in mezza Italia del Nord e smaltite abusivamente: corrompendo i responsabili di discariche autorizzate, falsificando i documenti; oppure, facendo un buco in qualche terreno e sotterrandoci i veleni. Sì perchè i signori industriali non hanno problemi ad inquinare le terre e l'acqua altrui pur di non spendere soldi, anzi in questo modo ci guadagnano pure, perchè si fanno fatturare da pseudo ditte per il trattamento dei rifiuti nocivi pagandole meno ma scaricando le tasse su importi maggiori! Alla fine però, come nelle peggiori storie, a pagare è sempre la povera gente, che silenziosamente muore sempre di più per patologie tumorali. Nel 2005 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha condotto uno studio intitolato Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana dal quale emerge «che la mortalità per tutte le cause è risultata in eccesso significativo per gli uomini nel 19% dei comuni della provincia di Caserta, e nel 43% dei comuni della provincia di Napoli; per le donne nel 23% dei comuni della provincia di Caserta, e nel 47% dei comuni della provincia di Napoli». Le analisi sono basate su indagini epidemiologiche di tipo geografico che utilizzano come fonte i dati delle schede di dimissione ospedaliera, i registri delle anomalie congenite e i registri tumori.  Questi sono dati e numeri certi. Quindi in un paese “normale” i responsabili sanitari si mobiliterebbero subito per istituire un REGISTRO dei TUMORI per stabilire con la forza dei numeri e le percentuali matematiche l'incidenza delle patologie tumorali per poi decidere i provvedimenti da attuare. Semplice, poco costoso e di facile esecuzione, quindi a tutt'oggi non realizzato! Bisogna allora pensare che non viviamo in un paese né civile, né normale! Il direttore del camposanto di Caivano ha confidato però a don Maurizio Patriciello, parroco della Terra dei fuochi: che di recente in paese sono morti in 300, e il 70% per tumore, ha specificato fornendo, senza volerlo, l’unico dato disponibile al riguardo, visto che in Campania un registro che conti di quelli che muoiono avvelenati, non si può fare perchè c'è la censura dello stato! 
                    Un povero contadino campano ignorante ma non stupido ha detto: la fine delle“zoccole” è quello che ci attende. Ma le zoccole vivono nelle fogne e negli anfratti. Escono sì, ma solo dopo che il sole è calato. Invece noi, qui siamo, diventati zoccole costretti a vivere come degli esseri umani. Dobbiamo comprare, andare in macchina, mandare i figli a scuola e pagare le tasse, dobbiamo votare per decidere di che morte dobbiamo morire!       Ma dai, come le zoccole col veleno.