Un popolo distrutto

L’Esercito nella terra dei Fuochi


A cose fatte, per contrastare le ecomafie nella tristemente nota Terra dei Fuochi, scenderàin campo l’Esercito, il Governo ha infatti dato parere favorevole all’impiegodei militari tra le province di Napoli e Caserta. Ad annunciarlo è stato ilsottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano, che ha commentato: “Il decreto havisto le forze politiche, una volta tanto, tutte d’accordo, o quasi,nell’offrire soluzioni concrete per risolvere un problema specifico”. Ma chec'entra l'esercito professionale con l'emergenza veleni, con le bonifiche dafare, ecc? La spiegazione, illumina sul senso politico leggermente dittatorialeche sta dietro la decisione: le forze armate potranno infatti essere utilizzatein Campania, per “operazioni di sicurezza e di controllo del territorioprioritariamente finalizzate alla prevenzione dei delitti di criminalitàorganizzata e ambientale”. Ora che il danno è fatto? Ora che si sa che laCamorra sosteneva elettoralmente - e non solo - la destra berlusconiana inCampania? Al punto che un parlamentare come Cosentino, accusato di essere ilpunto di collegamento del clan dei Casalesi e per questo arrestato, eraaddirittura arrivato a ricoprire la carica di viceministro dell'economia?Contro chi verrà schierato a questo punto l'esercito? Resta solo la popolazioneche protesta... Ma quanti soldativerranno mandati? Non pochi; “un contingente massimo di 850 unità” e non oltre“il 31 dicembre 2014″, prorogabile al massimo per un anno. La commissioneAmbiente della Camera ha infatti introdotto queste due decisioni nel decretolegge "Terra dei fuochi Ilva". Ma non basta. “Nel corso delleoperazioni di cui al comma 2 (sicurezze e controllo, ndr) i militari delleForze armate – come recita il comma 2-bis – agiscono con le funzioni di agentidi pubblica sicurezza“. Potranno dunque eseguire arresti, cariche, blocchistradali, perquisizioni, ecc. Con la scusa della criminalità - che come abbiamovisto è arrivata spesso direttamente al governo - si militarizza un territorioavvelenato in cui la popolazione ha cominciato a prendere coscienza,mobilitandosi, dei suoi nemici. Vicini (la camorra, appunto) e lontani (igoverni). Le vittime dell'inquinamento sono vittime due volte: pagano il prezzodei veleni con cui sono costretti a coabitare e soffrono il silenzio di unStato "disertore" che passa gran parte del proprio tempo a far fintache non esistano. Il fate prestodel cardinale Sepe sul dramma della Terra dei Fuochi, pronunciato qualchegiorno fa' e frettolosamente archiviato dai circuiti dell'informazione e dellapolitica, individua, con precisione disarmante, le responsabilità di un Paeseche, rispetto all'inquinamento, quello che fa ammalare e che uccide, è colpevolmenteabituato a non fare nulla. La Terra dei Fuochi non è solo un dramma umanitario:rappresenta un crimine reiterato ai danni di intere generazioni che la camorra,la politica, la corruzione, l'avidità, la stupidità hanno condannato allasofferenza. La supplica amara edisillusa del cardinale Sepe determina la sensazione di abbandono,disinteresse e colpa. Racconta e amplifica lefrustrazioni di chi si ammala e muore in territori dove, insieme ai veleni,vanno in fumo la salute, la vita e la speranza. Nell'Italia dell'inquinamentodimenticato sopravvivono generazioni contaminate e condannate da sceltepolitiche incomprensibili, dall'industrialismo ignorante che ha caratterizzatolo sviluppo, senza domande, del nostro Paese. Generazioni dimenticate dalloStato che, invece di chiudere i rubinetti dell'inquinamento e imporre lebonifiche, valuta, media, temporeggia, contratta, anche con chi è responsabiledi disastri perpetui. Come se, in luoghi dove più di un quarto delle mortihanno un colpevole che si chiama cancro, ci possa ancora essere qualcosa damediare. I dati parlano il linguaggio della verità che, come sempre, è duro. Secondo il Rapporto Sentieri (uno studio dell'Istituto Superiore Sanità),che ha monitorato i morti nei Siti d'Interesse Nazionale da bonificare (SIN)nel periodo tra il 1995 e il 2002 nel Litorale Domizio Flegreo e nell'AgroAversano i morti per tumore sono stati 18.408 su un totale di 69.913: inquell'area il cancro pesa per il 26,33% dei decessi. Molti medici campani, però,ritengono che si tratti di dati fortemente sottostimati a causa della mancanza, dei registri regionali sui tumori ed, in ogni caso, destinati acrescere nel corso degli anni. Le diapositive dell'inquinamento raccontanoun'altra Italia, lontana dal paradigma di Belpaese che tutto il mondo dovrebbeinvidiarci, per arte, paesaggio e cibo. Ci raccontano la storia di Taranto doveuna mamma può piangere mentre allatta il proprio bimbo per paura di avvelenarlocon la diossina che trasmette mentre gli dona il nutrimento. Ci raccontano diTrieste e della sua Ferriera dimenticata dove, solo la Bora, fredda e violentariesce, di tanto in tanto, a ripulire l'aria e a far dimenticare il malessereche abitanti e lavoratori di Servole sono costretti a respirare. Ci raccontanodi Priolo e di altre 41 ferite censite e classificate sotto la sigla SIN: sitiche, secondo una legge dello Stato dovrebbero essere bonificati ma su cuinessun governo ha mai avuto il buon senso di mettere le mani. Ci ricordano ilmistero mai risolto delle navi fantasma affondate, a tradimento, con i lorocarichi, inconfessabili, di veleni. L'Italia di oggi è un campo minato che,all'improvviso, vomita una bomba ecologica. E' successo con l'A4, autostradache, nel tratto di Castegnato, poggia su una montagna di scorie tossiche conconcentrazioni di cromo esavalente 1400 volte superiore ai limiti di legge. L'Italia dichi soffre a causa dell'inquinamento ha la voce insicura di genitori cheguardano i propri figli con la paura del domani; ha gli occhi tremanti delgiovane internista di una clinica di Acerra che, con i numeri, ti racconta labattaglia contro gli esiti delle colonscopie; parla attraverso le lacrime,trattenute a stento, della farmacista tarantina che ogni giorno, fa i conti conuna nuova impegnativa per farmaci oncologici. L'Italia dell'inquinamento è ilpaese di quasi 6 milioni di persone che non sanno cosa mangiano, cosarespirano, perché si ammalano e perché muoiono. Ecco perché nel Belpaese deiveleni e dei rinvii, dove si discute solo di legge elettorale e di elezioni emai di bonifiche tavoli e cabine di regia utili solo a prendere tempo non hannopiù diritto di cittadinanza: per chi vive la disperazione avvelenata,"fare presto" significa "fare ora".