Un popolo distrutto

Storia del Brigante Tittariello


dal libro di Domenico Chieffallo" GALANTUOMINI E BRIGANTI" ed. dell'Ippogrifo
In ogni paese ,in fasi diverse del suo sviluppo storico , sociale e politico, è sorto e si è sviluppato il brigantaggio,le cui gesta sono state decantate da poeti e da scrittori di paesi diversi nei loro poemi e nei loro drammi. Il brigantaggio si estese in molte province del Regno di Napoli ,durante il dominio spagnolo. Le leggi e la giustizia erano solo un mito ; i più forti abusavano dei diritti di tutti ,soprattutto dei più deboli. Nacque così il desiderio di vendetta ,di rivendicazione dell'onore offeso ,di spirito di avventura e non di rado di una romantica volontà di mortificare i potenti a vantaggio della povera gente.Giovan Battista Verricella , detto Tittariello,nasce a Sant'Arsenio il 13 ottobre 1611 da Antonio e da Lucrezia Mangieri.Fornito di particolare e forte carisma riuscì a mettere assieme una banda di ben trecento briganti.In virtù della sua tempra di uomo determinato ,sprezzante del pericolo ,audace nelle imprese più temerarie ,i suoi seguaci gli obbedivano ciecamente.Le sue imprese suscitavano sempre scalpore,in quanto non si limitava a semplici scorrerie ,furti o reati minori,ma osava attaccare perfino dei paesi e compiere atrocità per altri impensabili.Fra l'altro ebbe il coraggio di assalire Padula
 ove riuscì a fare prigioniero l'Uditore e ,in altra occasione, rapì in Sala ,a scopo di ricatto,il secondo vicario diocesi. Furono proprie le sue gesta temerarie e specificatamente l'aver imprigionato l'Uditore di Padula che fecero legare il destino di Tittariello al Cilento.Avvenne infatti che il barone di Laurito , Scipione Manforte e il barone di Rofrano furono incaricati dal Governatore del Principato di affrontare le schiere del brigante e procedere alla liberazione dell'Uditore. L'impresa riuscì alla perfezione ma con gravi perdite per le truppe inviate dal Governatore del principato e dopo la liberazione anziché ritirarsi preferirono fermarsi nei luoghi che al capo brigante erano ben conosciuti. La reazione del Tittariello ebbe buon esito e giu fu facile sgominare i soldati baronali appiedati e mal ridotti.La sconfitta non fu accettata dal Governatore del Principato che volle di persona affrontare Tittariello ,ritenuto a ragione un pericolo da eliminare a ogni costo.I soldati del Governatore incalzarono in modo inesorabile il Tittariello che,più volte battuto, fu costretto ad allontanarsi sempre più dalla zona di Sant'Arsenio e Polla. Al brigante non restava che una scelta : o fermarsi per lo scontro frontale o abbandonare il vallo di diano e riparare nel vicino Cilento. La seconda ipotesi fu ritenuta la più adeguata alla realtà per cui Tittariello sconfinò nel Cilento andandosi ad aggregare alla banda del famigerato Marco Gargano. Nel Cilento Tittariello si attestò nei boschi attono Campora ove gli era facile controllare la via d'accesso che congiungeva quelle zone con il Vallo di Diano ,all'epoca molto frequentata dai commercianti all'ingrosso e dai rifornitori di grano che con i muli e gli asini lo andavano a caricare nel Vallo per poi rifornire i paesi cilentani. Ma la venuta del Tittariello nel Cilento segnò irrimediabilmente la sua fine. Il brigante di Sant'Arsenio lontano dalla sua terra e dall'ambiente in cui era abituato a muoversi da dominatore temuto e tenuto in considerazione dagli altri briganti,privo della famosa banda che lo aveva reso celebre ,non si rese più protagonista di imprese eclatanti, continuando l'attività a semplice livello di manovalanza del crimine.