Un popolo distrutto

Industria del corallo


Particolarmente pregiati i coralli del mare in prossimità di Trapani, della penisola sorrentina, di Capri; erano dei più vari colori, dal bianco marmoreo, al rosso, al nero d’ebano ed erano destinati all’oreficeria e all’ornamento di arredi e oggetti sacri. La pesca era faticosa e pericolosa, era effettuata calando delle reti speciali lanciate in mare con le barche in movimento, quando si impigliavano, si effettuavano varie manovre dei battelli, tramite una specie di argano, riuscendo alla fine ad issare il corallo a bordo; i più arditi erano i corallari di Trapani che riuscivano a sfidare persino i corsari barbareschi, seguiti da quelli di Torre del Greco che vantavano dalle tre alle quattrocento feluche con sette uomini ognuna. Michele di Iorio, insigne autore del “Codice di navigazione“ sotto Ferdinando IV, redasse anche un “codice corallino“ ; fu istituita la “Compagnia del corallo” per eliminare lo strozzinaggio e facilitare il credito, furono fondate fabbriche per la lavorazione a Torre del Greco ed a Napoli. L’industria del corallo era così fiorente che si arrivò in breve aquaranta fabbriche con tremiladuecento operai; fu istituita anche un’apposita fiera, dal primo all’otto maggio di ogni anno, molto frequentata da compratori stranieri.