Garibaldi è celebrato da liberali, repubblicani, fascisti e comunisti, in Italia, Francia e America Latina; prima del fascismo, parlò di fascio, si faceva chiamare duce e aveva adottato il saluto romano.Nel 1860, l’impresa dei mille di Garibaldi, diretta contro il mezzogiorno borbonico, fu un’azione organizzata dal governo piemontese e dall’Inghilterra, che, in incognito, fornirono soldi, armi e navi; il sud fu conquistato e annesso al Piemonte grazie all’audacia di Garibaldi ed al tradimento comprato di tanti ufficiali napoletani; il governo di Napoli era informato dei preparativi ed il generale Carlo Filangeri, a capo del governo borbonico, prendeva sul serio la minaccia di Garibaldi.L’Inghilterra era stata ostile verso Ferdinando II di Borbone per lo zolfo siciliano assegnato ai francesi; In Sicilia la flotta napoletana dava fastidio agli inglesi, che vi controllavano traffico di vino, marsala, limoni, velluto e zolfo.Nel 1859 gli inglesi pensavano che l’Italia unita avrebbe potuto bilanciare la Francia e chiedevano per l’Italia liberismo e la fine delle dogane. Perciò i preparativi dell’antipapista Garibaldi raccoglievano molte simpatie a Londra, dove visse in esilio anche Mazzini.Prima dell’impresa dei mille, nel 1844 ci fu una spedizione armata nel regno di Napoli, con i fratelli Bandiera, e nel 1857 un’altra, con Carlo Pisacane, entrambe fallite. I fratelli Bandiera, ufficiali della marina austriaca e mazziniani, tentarono di provocare una rivolta repubblicana in Calabria, dove sbarcarono a Sapri il 16.6.1844, con diciotto uomini, furono assaliti da gendarmi e contadini e uccisi.Mazzini spinse per convincere Garibaldi a ritentare l’impresa, però questo, visti i precedenti, era prudente e fece preparativi adeguati, chiese a Cavour appoggi in Sicilia, denaro ed armi. Nel 1859 Mazzini mandò sull’isola due fedelissimi, i siciliani Rosolino Pilo e Francesco Crispi, cercava di accelerare i tempi.Al contrario di Mazzini, Garibaldi era in buoni rapporti con Vittorio Emanuele II che, prima di convertirsi all’unità, aveva represso i moti mazziniani; a Londra Mazzini, anche se repubblicano, raccoglieva fondi per l’Italia nelle logge massoniche, sostenuto dal deputato Lord Gladstone e dal governo di Lord Palmerston. Con la mediazione dell’Inghilterra, anche i Savoia si decisero a servirsi di Mazzini.Le simpatie inglesi per Garibaldi e per la causa italiana, sponsorizzata dai circoli liberali vicini a Lord Palmerston, erano alimentate dall’antipapismo inglese; a Londra era nata l’associazione Amici dell’Italia, Mazzini n’era l’animatore, d’accordo con il governo inglese, vi raccoglieva denaro per la spedizione in Sicilia.Per Garibaldi a Malta furono creati depositi d’armi, vicino Genova si confezionavano bombe per lui, in Sicilia il siciliano Rosalino Pilo, d’accordo con Cavour, preparava il terreno e si rivolse ai baroni latifondisti, contigui alla mafia, i quali controllavano piccole milizie personali. Francesco Crispi comunicava a Garibaldi che l’isola era vicina alla rivolta.Inglesi, americani, italiani, l’Ansaldo e la Società Nazionale di La Farina, una società segreta che faceva cospirazioni, fornirono armi; nacque un Fondo per Garibaldi creato da Mazzini; i quotidiani londinesi promuovevano sottoscrizioni ed il governo di Londra non frapponeva ostacoli. Dopo lo sbarco a Marsala dei mille, arrivarono anche 800 volontari inglesi, per tutti erano pronte le camicie rosse, adottate da Garibaldi in Sudamerica, il rosso serviva a nascondere il sangue.Il siciliano Risalino Pilo, sbarcato a Messina, aveva ricevuto dalla loggia massonica “Trionfo Ligure” un cospicuo finanziamento, la loggia massonica di Nino Bixio gli fece avere un altro finanziamento, a cui si aggiunsero soldi di altre logge. I siciliani Pilo e Corrao organizzarono delle rivolte in Sicilia con armi arrivate da Malta, chi, tra i siciliani, si faceva reclutare, era pagato; la compagnia armatoriale Rubattino di Genova fornì a Garibaldi due piroscafi per la Sicilia.La Società Nazionale di La Farina aveva due milioni franchi oro per corrompere funzionari e ufficiali borbonici, le logge massoniche scozzesi raccoglievano per Garibaldi denaro in Inghilterra, Canada e Stati Uniti. Si finse che i due piroscafi della società Ribattino, che trasportarono i mille, fossero stati presi con la forza, però le navi erano fornite delle mappe del regno di Napoli; Cavour fece anche presidiare i mari da attraversare ed andò a Genova a controllare i preparativi della spedizione.Il marchese Gaspare Trecchi faceva da tramite tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, Costantino Nigra tra Cavour e Napoleone III; Nigra comunicò falsamente all’imperatore francese che il governo piemontese non era stato capace di fermare Garibaldi. Le navi inglesi pattugliavano le acque siciliane, ufficialmente per proteggere dall’insurrezione i sudditi e le proprietà britanniche in Sicilia.L’ammiraglio Persano, al comando di una flotta, e Giuseppe La Farina diedero l’avvio alla spedizione segreta di Garibaldì, però i Borboni di Napoli erano informati, a Torino arrivarono le proteste di Napoli per i preparativi, fatti a Genova. I volontari sbarcati a Marsala furono 1084, poi arrivarono anche cacciatori delle Alpi, volontari inglesi, l’artiglieria ed il genio con 18 operai; vi erano pochi meridionali e degli stranieri.Le navi napoletane, che dovevano intercettare lo sbarco, si mossero con strana inerzia, mentre quelle britanniche erano a Marsala, dove era una colonia inglese interessata al vino; perciò Garibaldi, protetto dagli inglesi, scelse di sbarcare proprio a Marsala, per l’operazione, il console inglese Collins chiese protezione al comando navale inglese di Malta.In Sicilia occidentale, dove era più sviluppata la mafia, una ricca comunità inglese era interessata al commercio di vino, tessuti, olio, agrumi e zolfo; i velieri inglesi informavano le navi di Garibaldi sulle posizioni delle navi napoletane, pescatori siciliani fecero altrettanto; perciò i due piroscafi di Garibaldi procedettero tranquilli, le navi napoletane non si videro.Da terra non si sparò sulle due navi, ufficialmente per paura di colpire le navi inglesi, lo sbarco fu aiutato dai pescatori di Marsala legati agli inglesi, i quali accolsero a braccia aperte gli sbarcati. Con lo sbarco, fu dichiarata decaduta la dinastia borbonica, a vantaggio di Vittorio Emanuele II, e Garibaldi fu proclamato dittatore provvisorio dell’isola.Tre giorni dopo lo sbarco, i mille erano diventati 15.000, con l’arruolamento di picciotti siciliani; la Sicilia non voleva essere né italiana, né napoletana, ma voleva l’autonomia, con Garibaldi voleva raggiungere l’autonomia; dal punto di vista economico, l’isola era in mano ai baroni latifondisti. Nei paesi vi erano fratellanze o sette o partiti che dipendevano da un possidente, alcuni contadini facevano le guardie armate nei campi o campieri, poi si trasformarono in gabellotti o esattori o mafiosi per conto dei baroni.La Sicilia voleva staccarsi dal regno di Napoli, nel 1849 fu repressa la ribellione di Messina ed allora si formarono i protagonisti dell’impresa garibaldina, cioè Francesco Crispi, Rosolino Pilo e Giuseppe La Farina; questi cercarono agganci ed uomini capaci di menare le mani, perciò si accostarono anche alla mafia, avvicinarono baroni e gabellotti.I baroni aiutarono ad arruolare i picciotti ed il barone Sant’Anna di Alcamo incontrò Garibaldi, i primi decreti di Garibaldi prevedevano la distribuzione di alcune terre demaniali ed ecclesiastiche a favore dei combattenti, però i baroni temevano la rivoluzione sociale dei contadini.
La Conquista del Sud di Nunzio Miccoli
Garibaldi è celebrato da liberali, repubblicani, fascisti e comunisti, in Italia, Francia e America Latina; prima del fascismo, parlò di fascio, si faceva chiamare duce e aveva adottato il saluto romano.Nel 1860, l’impresa dei mille di Garibaldi, diretta contro il mezzogiorno borbonico, fu un’azione organizzata dal governo piemontese e dall’Inghilterra, che, in incognito, fornirono soldi, armi e navi; il sud fu conquistato e annesso al Piemonte grazie all’audacia di Garibaldi ed al tradimento comprato di tanti ufficiali napoletani; il governo di Napoli era informato dei preparativi ed il generale Carlo Filangeri, a capo del governo borbonico, prendeva sul serio la minaccia di Garibaldi.L’Inghilterra era stata ostile verso Ferdinando II di Borbone per lo zolfo siciliano assegnato ai francesi; In Sicilia la flotta napoletana dava fastidio agli inglesi, che vi controllavano traffico di vino, marsala, limoni, velluto e zolfo.Nel 1859 gli inglesi pensavano che l’Italia unita avrebbe potuto bilanciare la Francia e chiedevano per l’Italia liberismo e la fine delle dogane. Perciò i preparativi dell’antipapista Garibaldi raccoglievano molte simpatie a Londra, dove visse in esilio anche Mazzini.Prima dell’impresa dei mille, nel 1844 ci fu una spedizione armata nel regno di Napoli, con i fratelli Bandiera, e nel 1857 un’altra, con Carlo Pisacane, entrambe fallite. I fratelli Bandiera, ufficiali della marina austriaca e mazziniani, tentarono di provocare una rivolta repubblicana in Calabria, dove sbarcarono a Sapri il 16.6.1844, con diciotto uomini, furono assaliti da gendarmi e contadini e uccisi.Mazzini spinse per convincere Garibaldi a ritentare l’impresa, però questo, visti i precedenti, era prudente e fece preparativi adeguati, chiese a Cavour appoggi in Sicilia, denaro ed armi. Nel 1859 Mazzini mandò sull’isola due fedelissimi, i siciliani Rosolino Pilo e Francesco Crispi, cercava di accelerare i tempi.Al contrario di Mazzini, Garibaldi era in buoni rapporti con Vittorio Emanuele II che, prima di convertirsi all’unità, aveva represso i moti mazziniani; a Londra Mazzini, anche se repubblicano, raccoglieva fondi per l’Italia nelle logge massoniche, sostenuto dal deputato Lord Gladstone e dal governo di Lord Palmerston. Con la mediazione dell’Inghilterra, anche i Savoia si decisero a servirsi di Mazzini.Le simpatie inglesi per Garibaldi e per la causa italiana, sponsorizzata dai circoli liberali vicini a Lord Palmerston, erano alimentate dall’antipapismo inglese; a Londra era nata l’associazione Amici dell’Italia, Mazzini n’era l’animatore, d’accordo con il governo inglese, vi raccoglieva denaro per la spedizione in Sicilia.Per Garibaldi a Malta furono creati depositi d’armi, vicino Genova si confezionavano bombe per lui, in Sicilia il siciliano Rosalino Pilo, d’accordo con Cavour, preparava il terreno e si rivolse ai baroni latifondisti, contigui alla mafia, i quali controllavano piccole milizie personali. Francesco Crispi comunicava a Garibaldi che l’isola era vicina alla rivolta.Inglesi, americani, italiani, l’Ansaldo e la Società Nazionale di La Farina, una società segreta che faceva cospirazioni, fornirono armi; nacque un Fondo per Garibaldi creato da Mazzini; i quotidiani londinesi promuovevano sottoscrizioni ed il governo di Londra non frapponeva ostacoli. Dopo lo sbarco a Marsala dei mille, arrivarono anche 800 volontari inglesi, per tutti erano pronte le camicie rosse, adottate da Garibaldi in Sudamerica, il rosso serviva a nascondere il sangue.Il siciliano Risalino Pilo, sbarcato a Messina, aveva ricevuto dalla loggia massonica “Trionfo Ligure” un cospicuo finanziamento, la loggia massonica di Nino Bixio gli fece avere un altro finanziamento, a cui si aggiunsero soldi di altre logge. I siciliani Pilo e Corrao organizzarono delle rivolte in Sicilia con armi arrivate da Malta, chi, tra i siciliani, si faceva reclutare, era pagato; la compagnia armatoriale Rubattino di Genova fornì a Garibaldi due piroscafi per la Sicilia.La Società Nazionale di La Farina aveva due milioni franchi oro per corrompere funzionari e ufficiali borbonici, le logge massoniche scozzesi raccoglievano per Garibaldi denaro in Inghilterra, Canada e Stati Uniti. Si finse che i due piroscafi della società Ribattino, che trasportarono i mille, fossero stati presi con la forza, però le navi erano fornite delle mappe del regno di Napoli; Cavour fece anche presidiare i mari da attraversare ed andò a Genova a controllare i preparativi della spedizione.Il marchese Gaspare Trecchi faceva da tramite tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, Costantino Nigra tra Cavour e Napoleone III; Nigra comunicò falsamente all’imperatore francese che il governo piemontese non era stato capace di fermare Garibaldi. Le navi inglesi pattugliavano le acque siciliane, ufficialmente per proteggere dall’insurrezione i sudditi e le proprietà britanniche in Sicilia.L’ammiraglio Persano, al comando di una flotta, e Giuseppe La Farina diedero l’avvio alla spedizione segreta di Garibaldì, però i Borboni di Napoli erano informati, a Torino arrivarono le proteste di Napoli per i preparativi, fatti a Genova. I volontari sbarcati a Marsala furono 1084, poi arrivarono anche cacciatori delle Alpi, volontari inglesi, l’artiglieria ed il genio con 18 operai; vi erano pochi meridionali e degli stranieri.Le navi napoletane, che dovevano intercettare lo sbarco, si mossero con strana inerzia, mentre quelle britanniche erano a Marsala, dove era una colonia inglese interessata al vino; perciò Garibaldi, protetto dagli inglesi, scelse di sbarcare proprio a Marsala, per l’operazione, il console inglese Collins chiese protezione al comando navale inglese di Malta.In Sicilia occidentale, dove era più sviluppata la mafia, una ricca comunità inglese era interessata al commercio di vino, tessuti, olio, agrumi e zolfo; i velieri inglesi informavano le navi di Garibaldi sulle posizioni delle navi napoletane, pescatori siciliani fecero altrettanto; perciò i due piroscafi di Garibaldi procedettero tranquilli, le navi napoletane non si videro.Da terra non si sparò sulle due navi, ufficialmente per paura di colpire le navi inglesi, lo sbarco fu aiutato dai pescatori di Marsala legati agli inglesi, i quali accolsero a braccia aperte gli sbarcati. Con lo sbarco, fu dichiarata decaduta la dinastia borbonica, a vantaggio di Vittorio Emanuele II, e Garibaldi fu proclamato dittatore provvisorio dell’isola.Tre giorni dopo lo sbarco, i mille erano diventati 15.000, con l’arruolamento di picciotti siciliani; la Sicilia non voleva essere né italiana, né napoletana, ma voleva l’autonomia, con Garibaldi voleva raggiungere l’autonomia; dal punto di vista economico, l’isola era in mano ai baroni latifondisti. Nei paesi vi erano fratellanze o sette o partiti che dipendevano da un possidente, alcuni contadini facevano le guardie armate nei campi o campieri, poi si trasformarono in gabellotti o esattori o mafiosi per conto dei baroni.La Sicilia voleva staccarsi dal regno di Napoli, nel 1849 fu repressa la ribellione di Messina ed allora si formarono i protagonisti dell’impresa garibaldina, cioè Francesco Crispi, Rosolino Pilo e Giuseppe La Farina; questi cercarono agganci ed uomini capaci di menare le mani, perciò si accostarono anche alla mafia, avvicinarono baroni e gabellotti.I baroni aiutarono ad arruolare i picciotti ed il barone Sant’Anna di Alcamo incontrò Garibaldi, i primi decreti di Garibaldi prevedevano la distribuzione di alcune terre demaniali ed ecclesiastiche a favore dei combattenti, però i baroni temevano la rivoluzione sociale dei contadini.