Un popolo distrutto

Lettera di un bersagliere eroe di Pontelandolfo


Napoli, agosto 1861- Carissimo papà, Le notizie delle province continuano a non essere molto liete. Probilmente anche i giornali nostri avranno parlato degli orrori di Pontelandolfo. Gli abitanti di questo villaggio commisero il piú nero tradimento e degli atti di mostruosa barbarie; ma la punizione che gli venne inflitta, quantunque meritata, non fu per questo meno barbara. Un battaglione di bersaglieri entrò nel paese, uccise quanti vi erano rimasti, saccheggiò tutte le case, e poi mise il fuoco al villaggio intero, che venne completamente distrutto. La stessa sorte toccò a Casalduni, i cui abitanti si erano uniti a quelli di Pontelandolfo. Sembra che gli aizzatori della insurrezione di questi due paesi fossero i preti; in tutte, le province, e specialmente nei villaggi della montagna, i preti ci odiano a morte, e, abusando infamemente della loro posizione, spingono gli abitanti al brigantaggio e alla rivolta. Se invece dei briganti che, per la massima parte, son mossi dalla miseria e dalla superstizione, si fucilassero tutti i curati (del Napoletano, ben inteso!), il castigo sarebbe piú giustamente inflitto, e i risultati piú sicuri e piú pronti............omississLAPIDE IN PONTELANDOLFO
Una vera bestia immonda. Se simili personaggi hanno fatto l’Italia una, oggi non dobbiamo piangere sulle due Italie: una ricca e prospera e l’altra povera. Questi personaggi hanno distrutto le ricchezze del Sud, hanno massacrato e fucilato gli uomini migliori, mentre hanno costretto all’emigrazione una grande moltitudine di Meridionali. Il 15 agosto 1861 il Generalissimo Enrico Cialdini, dalla sede dell’alto Comando di Napoli, telegrafò al ministro della guerra piemontese e quindi al mondo intero: "ieri all’alba giustizia fu fatta contro Pontelandolfo e Casalduni".