Un popolo distrutto

150 ANNI: TRA SPRECHI E SCANDALI L’ITALIA DI SEMPRE


Ai 150 anni, che saranno compiuti il 17 marzo 2011 secondo il calendario delle celebrazioni ufficiali, l’Italia unificata arriverà nelle stesse condizioni in cui nacque, tra scandali, arresti, e cricche affaristiche a manovrare gli appalti.Nonostante il clima di tagli ed il pesante debito pubblico il “Comitato dei garanti” per le celebrazioni, presieduto da Giuliano Amato, ha ottenuto un budget di 18 miliardi di euro destinati a 200 “convegni nazionali”, 50 tra mostre e feste, ed alla ristrutturazione (in diversi casi, costruzione) di 50 di quelli che, con grande fantasia, sono stati definiti i “luoghi della memoria” del cosiddetto Risorgimento. È stato sugli appalti relativi a questi ultimi, i più appetitosi, che si sono concentrate le lobbies affaristiche. Una prima inchiesta della Procura di Firenze ha portato a febbraio 2010 all’arresto del coordinatore dell’ “Unità tecnica di missione per il Centocinquantenario” Angelo Balducci e del suo successore Mauro della Giovampaola con l’accusa di aver pilotato gli appalti. Le stesse accuse che all’indomani dell’unificazione venivano lanciate, soprattutto dall’ex Regno delle Due Sicilie, come ha rievocato Gennaro De Crescenzo nel suo “Ferdinando II. La Patria delle due Sicilie” (Editoriale il Giglio, Napoli 2009). Tra i “luoghi della memoria”, i celebratori hanno inserito il nuovo Palazzo del Cinema di Venezia, un progetto caro all’ex sindaco del Pd Massimo Cacciari. La conclusione dell’opera (73 milioni di euro stanziati), ancora “in alto mare” (Il Mattino,8.1.2011), è slittata al 2012 e si attende la conseguente lievitazione dei costi. Incompiuti anche il Parco della Musica di Firenze (236 milioni di euro) e l’Auditorium di Isernia, quest’ultimo voluto dall’ex ministro per le Infrastrutture Antonio Di Pietro e finanziato con 31 milioni di euro. Sono stati già richiesti, per quest’ultima opera, altri 10 milioni di euro.La parte del leone nei finanziamenti, neanche a dirlo, l’hanno fatta Torino ed il Piemonte. La tabe della corruzione negli appalti pubblici, che ha portato l’Italia a record europei come il costo per chilometro nell’Alta Velocità e nell’ampliamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria non ha risparmiato neanche i presunti eroi risorgimentali. È slittata dal 9 febbraio al 16 marzo, a Roma, la consegna del restauro del monumento equestre ad Anita Garibaldi sul colle del Gianicolo e degli 83 busti di garibaldini. Nella migliore delle ipotesi, se riusciranno ad evitare una figuraccia davvero storica, i celebratori consegneranno monumento e busti appena 24 ore prima del “compleanno” dell’Italia unificata. Un’avventura insomma, come un’avventura fu quella di Garibaldi che sottrasse Anita al legittimo marito nello Stato brasiliano di Santa Catarina. “L’eroe dei due Mondi – ha scritto sconsolato Il Fatto quotidiano (7.1.2011) - si ritrova allo scoccare del 150 esimo ingabbiato e persino imbustato come una merendina. Mentre i garibaldini sono stati incappucciati con buste dell’immondizia”.Intanto le celebrazioni procedono stancamente, tra dissensi e scetticismi, nonostante la grancassa mediatica. Nonostante le promesse, non c’è stata nessuna analisi seria di quello che fu il Risorgimento, una rivoluzione alla quale partecipò non più del 2% della popolazione degli Stati pre-unitari ma che provocò direttamente ed indirettamente centinaia di migliaia di vittime., soprattutto nel Regno delle Due Sicilie.Nessun approfondimento, nessuna nuova fonte documentale portata alla luce. In tv il Comitato per le celebrazioni si è fatto rappresentare quasi sempre dallo storico marxista di regime Lucio Villari. Non sono mancate contestazioni e beffe. Il 7 gennaio a Reggio Emilia, Napolitano ha trovato, mescolati a tricolori di cui doveva celebrare l’origine, una tricolore con lo stemma delle Due Sicilie, una bandiera adottata peraltro nel breve ed infausto periodo costituzionale che precedette la fine del Regno. Ma a “Sky” anche questo deve essere sembrato troppo e così le edizioni di Sky TG 24 del 7 gennaio hanno scolorito la bandiera, senza però riuscire ad evitare che in controluce lo stemma delle Due Sicilie restasse visibile. Nel tentativo di rendere “popolare” un evento ancora estraneo alla gran parte degli italiani e da molti valutato negativamente, si è perfino trasformata la Coppa Italia di calcio in Coppa dell’Unità, con tanto di esecuzione dell’Inno di Mameli prima delle partite. Il 18 gennaio, prima di Napoli-Bologna, il pubblico dei settori popolari dello Stadio San Paolo lo ha fischiato sonoramente. (da Lettera Napoletana 36/11).