Ci riferiamo all’Unità d’Italia che ci apprestiamo a celebrare il prossimo 17 marzo, in concomitanza del 150^ anniversario della sua costituzione nel 1861, subito dopo la caduta del regno delle due Sicilie, di cui noi meridionali facevamo parte e di cui è stata totalmente cancellata la memoria.Ora, per valorizzare l’ evento, sarebbe opportuno capire che cosa accadde realmente 150 anni fa; perché siamo dell’opinione che la scarsa partecipazione odierna alla cosa pubblica, quando non remiamo addirittura contro lo Stato, l’indiscussa esistenza di due Italie e persino la discordanza verificatasi in questi giorni tra esponenti politici di governo sulla celebrazione dell’anniversario, sono tutti fatti che rivelano che qualcosa non va.D’altra parte è il modo di procedere della storia, per cui se si ignora e non si fa chiarezza sul proprio passato, non si potranno fare mai passi avanti per il futuro, perché la storia è lo sviluppo dello spirito umano, e lo sviluppo si inceppa quando il suo percorso è inficiato.Nel cercare di capire cosa accadde e quanto fu doloroso per i nostri progenitori meridionali il periodo post 1861, bisogna fare riferimento agli studiosi che, faticosamente, stanno facendo emergere gli scheletri occultati in quel periodo.Nel fare un cenno a quegli eventi (chi vorrà, potrà approfondire consultando la vasta letteratura ormai esistente sull’argomento), eviteremo di esprimere il nostro giudizio e ci serviremo del pensiero di autori e personaggi al di sopra di ogni sospetto.Uno dei primi studiosi di quel periodo storico è stato il piemontese Cesare Bertoletti che nel suo saggio ‘Il Risorgimento visto dall’altra sponda’, denunciò come menzognere le accuse che la propaganda sabauda usò contro il regno delle due Sicilie mentre si apprestava ad invaderlo. Falso era il ‘grido di dolore’ che Vittorio Emanuele II pretendeva di cogliere dal Sud, che, anzi, con tutti i limiti del tempo, era all’avanguardia e molto più florido del regno di Sardegna ( Savoia, Piemonte e Sardegna ) da lui amministrato.Il regno di Sardegna soffocava tra i debiti e quandoVittorio Emanuele II invase il Meridione con un esercito di 400.000 uomini ( così avvenne l’unità d’Italia ), gli fu facile rapinare letteralmente il banco di Napoli, trasferire il potenziale industriale al Nord e ripianare così l’enorme debito pubblico piemontese.Un altro autore insospettabile è l’irlandese Patrick K.O’ Clery (1849-1913), il quale scriveva: L’Europa…. ha chiuso gli occhi troppo a lungo davanti ai crimini di Cavour e dei suoi colleghi; è tempo che la verità sia detta pienamente e senza paura”.
A proposito dell’Unità d’Italia, lo fu davvero?
Ci riferiamo all’Unità d’Italia che ci apprestiamo a celebrare il prossimo 17 marzo, in concomitanza del 150^ anniversario della sua costituzione nel 1861, subito dopo la caduta del regno delle due Sicilie, di cui noi meridionali facevamo parte e di cui è stata totalmente cancellata la memoria.Ora, per valorizzare l’ evento, sarebbe opportuno capire che cosa accadde realmente 150 anni fa; perché siamo dell’opinione che la scarsa partecipazione odierna alla cosa pubblica, quando non remiamo addirittura contro lo Stato, l’indiscussa esistenza di due Italie e persino la discordanza verificatasi in questi giorni tra esponenti politici di governo sulla celebrazione dell’anniversario, sono tutti fatti che rivelano che qualcosa non va.D’altra parte è il modo di procedere della storia, per cui se si ignora e non si fa chiarezza sul proprio passato, non si potranno fare mai passi avanti per il futuro, perché la storia è lo sviluppo dello spirito umano, e lo sviluppo si inceppa quando il suo percorso è inficiato.Nel cercare di capire cosa accadde e quanto fu doloroso per i nostri progenitori meridionali il periodo post 1861, bisogna fare riferimento agli studiosi che, faticosamente, stanno facendo emergere gli scheletri occultati in quel periodo.Nel fare un cenno a quegli eventi (chi vorrà, potrà approfondire consultando la vasta letteratura ormai esistente sull’argomento), eviteremo di esprimere il nostro giudizio e ci serviremo del pensiero di autori e personaggi al di sopra di ogni sospetto.Uno dei primi studiosi di quel periodo storico è stato il piemontese Cesare Bertoletti che nel suo saggio ‘Il Risorgimento visto dall’altra sponda’, denunciò come menzognere le accuse che la propaganda sabauda usò contro il regno delle due Sicilie mentre si apprestava ad invaderlo. Falso era il ‘grido di dolore’ che Vittorio Emanuele II pretendeva di cogliere dal Sud, che, anzi, con tutti i limiti del tempo, era all’avanguardia e molto più florido del regno di Sardegna ( Savoia, Piemonte e Sardegna ) da lui amministrato.Il regno di Sardegna soffocava tra i debiti e quandoVittorio Emanuele II invase il Meridione con un esercito di 400.000 uomini ( così avvenne l’unità d’Italia ), gli fu facile rapinare letteralmente il banco di Napoli, trasferire il potenziale industriale al Nord e ripianare così l’enorme debito pubblico piemontese.Un altro autore insospettabile è l’irlandese Patrick K.O’ Clery (1849-1913), il quale scriveva: L’Europa…. ha chiuso gli occhi troppo a lungo davanti ai crimini di Cavour e dei suoi colleghi; è tempo che la verità sia detta pienamente e senza paura”.