Un popolo distrutto

GETTA NEL LAGO una riproduzione di re VITTORIO EMANUELE della CASINA VANVITELLIANA


Un visitatore della CASINA VANVITELLIANA del FUSARO, ieri all’insaputa dei custodi, ha staccato da una parete del CASINO REALE un una riproduzione, raffigurante re VITTORIO EMANUELE III di SAVOIA e lo ha gettato nel LAGO, il motivo forse un antico rancore verso la Monarchia e la casa reale. I custodi non appena si sono accorti di quanto successo in barca hanno recuperato,dopo non poca fatica dai fondali dell’ACHERUSIA PALUS la riproduzione e dopo averla asciugata per bene l’hanno rimessa al suo posto. L’autore del gesto e’ scappato via in macchina e la societa’ amministratrice il PARCO VANVITELLIANO ha denunciato il fatto alle forze dell’ordine.
La Casina Vanvitelliana del Fusaro fu realizzata nel 1782 su progetto di Carlo Vanvitelli per volontà di Ferdinando IV di Borbone, nell'ambito degli interventi di riqualificazione della zona del Fusaro; quest'area, dopo una fase di crescita e sviluppo in periodo romano, aveva subito una fase di decadenza durante il medioevo. Infatti il lago si era impaludato e così era rimasto fino al Settecento, quando fu inserito nel novero dei Siti Reali Borbonici e fu quindi utilizzato come riserva di caccia e di pesca. Fu individuato un isolotto sulla sponda ovest da utilizzare come sito per questo edificio. Il Vanvitelli consolidò con una fodera di grosse pietre vulcaniche l'isolotto su cui vi era già costruito un vecchio ripostiglio per le attrezzature da pesca e realizzò per il re una delle sue opere più significative. Originariamente era raggiungibile solo in barca ed era il luogo in cui il re andava a riposarsi dopo le battute di caccia. L'edificio, di gusto neoclassico, è a pianta centrale, collocato su di una piattaforma che si sviluppa circolarmente. Si struttura su due livelli mediante corpi di fabbrica sporgenti e terrazzati: il primo livello, a forma di dodecagono, è più ampio perchè dotato di due ambulacri a nord e a sud, ai lati delle arcate frontali. Tra questi due ambienti si trova una stanza centrale e sui lati due vani semicircolari che ospitano le scale ed altri ambienti di servizio. La sala circolare aveva funzioni di rappresentanza ed era utilizzata per le relazioni della famiglia reale. Le decorazioni in stucco sulle facciate appaiono eleganti, con pochi risalti e prive di forme particolarmente ridondanti. Fu adibita come residenza di ospiti illustri, come Francesco II del Sacro Romano Impero, che qui soggiornò nel maggio 1819, Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini e, più recentemente, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Dal punto di vista architettonico, la Casina si inserisce tra le più raffinate produzioni settecentesche, con alcuni rimandi alla confomazione della Palazzina di caccia di Stupinigi, progettata alcuni anni prima da Filippo Juvarra facendo ricorso a volumi plastici e ampie vetrate. L'edificio voluto dai Borboni presenta infatti una pianta assai articolata, composta da tre corpi ottagonali che si intersecano l'uno alla sommità dell'altro, restringendosi in una sorta di pagoda, con grandi finestre disposte su due livelli; un lungo pontile in legno collega inoltre la Casina alla sponda del lago.Forse questo visitatore guardando l'immagine di Vittorio Pipppetto in un contesto borbonico gli si sono girate le sfere e ha fatto tale gesto nella stizza di vedere un meridione così ridotto pensando a cosa eravamo!!! (dalle stelle alle stalle)