BRIGANTI MIGRANTI

DA CAULONIA A TEANO: IL VIAGGIO DELLA CAROVANA DEI BRIGANTI MIGRANTI


Giuseppe TrimarchiGiovanni MaioloSono le due facce di una stessa medaglia. Di quella medaglia macchiata di rosso sangue che tentiamo di ripulire con meridionale orgoglio e ribelle dignità. Di quella medaglia intrisa di lotta e resistenza, di sudore e annegamenti, di fatica e disumane pratiche, di malaffare e mafiosità, di riscatto e disubbidienza. Di accoglienza e solidale generosità. Di sacrifici e di speranze. Di donne e di uomini che ancora hanno i sogni. La Calabria, il Sud, oggi sono questo. Sono i delittuosi e afoni respingimenti verso la Libia. Sono lo sfruttamento, l’umiliazione e la deportazione dei fratelli migranti nei campi rosarnesi della vergogna. Sono il silenzio, le sotterranee collusioni mafia-istituzioni, sono la mentalità mafiosa, sono la mattanza delle faide, sono l’omertosa fertilità del crimine, sono la cronica disoccupazione, sono la frustrazione dei cervelli privati di prospettive, sono la migrazione, la fuga, la resa. Sono la bruttezza. Sono il voltarsi dall’altra parte. Sono il “meghjiu u mi fazzu i cazzi mei”. Ma sono anche terre che iniziano a germogliare e a diffondere virus di rottura e insurrezione, anche se ancora troppo spesso nelle solitudini di chi prova a cambiare un mondo che non ci piace. Sono la fraterna ospitalità di Riace e Caulonia, sono le reti e i comitati che battagliano con grinta e passione contro le ingiustizie sociali e lo stupro del territorio, sono le associazioni che ricordano e che marciano, che scrivono e denunciano. Sono le organizzazioni che accompagnano i malati a fare dialisi, che aiutano gli anziani e i disabili, che lottano contro gli incendi e l’inquinamento. Sono gli amministratori che dicono di no. Sono le cooperative che tra attentati e intimidazioni generano sapori e lavoro dai terreni confiscati alle mafie.È da questo ventre fecondo di contrastanti contrasti che è nata l’idea della Carovana dei Briganti Migranti. Perché i Briganti sono stati dei Resistenti e ci piace richiamare quell’esperienza e perché i Migranti sono il nuovo proletariato dell’epoca in cui le merci possono attraversare indisturbati i confini, ma gli uomini e le donne no. E allora abbiamo deciso di metterci in movimento. Come gli zapatisti marceremo. Come loro indosseremo un passamontagna simbolico che renderà visibili i nostri volti. Avremo gli occhi della moltitudine urlante che soffre tra le mani dei torturatori libici. Porteremo il grido strozzato dei migranti morti annegati in quel cimitero che ormai è diventato il Mediterraneo. Avremo la pelle colore della terra e bruciata dal sole del deserto e delle campagne del Sud in cui i caporali sfruttano gli ultimi del mondo. Alzeremo il capo come quelli che a Rosarno ci hanno insegnato che cos’è la dignità. Le nostre gambe camminanti saranno quelle dei senza volto e senza nome costretti alla clandestinità dalle leggi razziali. Le nostre braccia saranno quelle che spuntano dalle sbarre dei centri di identificazione ed espulsione per invocare la libertà che viene negata dai paladini miserevoli della sicurezza, la sicurezza della discriminazione. Saremo le donne migranti costrette a prostituirsi per dare un pizzico di piacere agli omuncoli dalla pelle bianca. Saremo la pulce nell’orecchio, l’urlo acuto che impedisce di voltarsi dall’altra parte, rappresenteremo il popolo dei senza diritto che hanno capito che i diritti devono PRENDERSELI. Saremo i disoccupati migranti di un Sud da cui si fugge. Saremo i ribelli che non accettano l’esistente e che dicono ai signori della guerra e del dio mercato che non ci avranno mai come vogliono loro.Saremo quelli che dicono che un altro mondo è possibile. Non il mondo che i potenti fanno marcire, ma un mondo nuovo, buono, in cui sorga un nuovo fiore. Come dice il Subcomandante: “Dignità è il nome di quel primo fiore e deve molto camminare perché il seme incontri il cuore di tutti e, nella gran terra di tutti i colori, nasca finalmente quel mondo che tutti chiamano domani”.  E noi cammineremo…A ottobre ci metteremo in marcia con alta la bandiera della pace in nome di Angelo Frammartino. Partiremo da Caulonia e arriveremo a Teano. In quella Teano dove 150 anni  fa, l’incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele segnò il passaggio del Mezzogiorno nel Regno d’Italia , guidato dalla famiglia Savoia.  Quel dono di Garibaldi al Re piemontese che ebbe conseguenze nefaste per il futuro di questo paese.  Passeremo da Serra San Bruno, da Vibo Valentia e da Lamezia Terme. Incontreremo le genti di Decollatura e gli studenti di Cosenza. Parleremo con la comunità arbëreshë di Acquaformosa. Discuteremo insieme alle donne e agli uomini di Matera e di Altamura, di Potenza e di Salerno, di Castel Volturno. Per le tappe più lunghe, un pulmino ci sosterrà nella marcia. Giungeremo a Teano giusto in tempo per la grande iniziativa “a Teano diamoci una Mano”. Ci porteremo dietro le foto e i cortometraggi di quella medaglia dalla doppia faccia.  Divulgheremo informazioni sui respingimenti, sulle leggi illegali e incostituzionali. Parleremo del reato di esistere e delle arance insanguinate. Trasporteremo un’idea di riscatto, propositività, risveglio. Racconteremo di quel Sud, di quella Terronia, che guarda avanti, che non molla, che continua a lottare. Ricorderemo i nostri grandiosi conterranei: Giuseppe Valarioti, Ciccio Vinci e Rocco Gatto. Porteremo con noi le magliette solidali realizzate dalle donne Palestinesi nella terra dell’accoglienza. E con noi avremo un carico di riscattante cultura made in Calabria. Conteremo sul sostegno delle realtà solidali che in Italia ci daranno ospitalità. Noi ci metteremo le gambe, che ognuno faccia la sua parte.