BRIGANTI MIGRANTI

IL DOSSIER DELL'ASGI SULL'IMMIGRAZIONE CHE I BRIGANTI DIFFONDERANNO LUNGO LA CAROVANA


Una normativa iniqua che alimenta insicurezza, emarginazione e discriminazione In Italia si continua a parlare di immigrazione come un’emergenza, ma è dal 1987 (con il superamento della soglia del mezzo milione di persone) che esiste. Sono più di 20 anni che c’é e che cresce. E non si fermerà (da noi, come in Europa e nel mondo) per molteplici ragioni di ordine umano, sociale, economico, demografico (in un paese che tende ad invecchiare come l’Italia, tra il 1995 e il 2005 la metà dell’incremento della natalità è attribuito statisticamente a donne straniere).Le attuali politiche legislative italiane dimenticano, invece, la nostra storia recente e nel contempo disattendono sia le esigenze del mercato italiano sia l’esperienza maturata in questo ventennio. Esperienza da cui è emersa, incontestabile, la necessità di avere un approccio equo e realistico al fenomeno dell’immigrazione, attraverso l’apertura di maggiori e più efficaci canali di ingresso regolare e la stabilizzazione dei percorsi di inclusione sociale Clandestino significa colui che si nasconde, ma gli stranieri in Italia sono visibilissimi, sono nelle nostre case, curano i nostri familiari e gli ammalati, costruiscono le nostre case, fanno andare avanti le aziende, raccolgono la frutta e la verdura nei nostri campi, pescano per noi il pesce, frequentano le scuole insieme ai nostri figli, ecc. ecc.E’ la politica legislativa stessa a creare insicurezza, sia per gli stranieri che per gli italiani, per il presente e per il futuro, chiudendo, di fatto o di diritto, le possibilità di avere un regolare visto o permesso di soggiorno, costringendo migliaia di lavoratori stranieri a entrare e a vivere in clandestinità la loro vita in Italia. Ciò nonostante, sono considerati clandestini, sono evocati come il male dell’epoca attuale, sono definiti solo in una contrapposizione “noi” e “loro”, sono deprivati di ogni dignità e di ogni diritto. Sono e devono essere invisibili, clandestini. Costringere gli stranieri ad essere clandestini e non persone; questa appare essere la finalità effettiva anche se occulta, dell’attuale normativa. La tolleranza zero, ciecamente rigida, dall’ingresso all’espulsione non ha risolto alcun problema, nonostante un dispendio di risorse economiche sempre crescente e tale che negli ultimi anni oltre l’80% dei fondi disponibili sono stati spesi per politiche di contrasto e meno del 20% per politiche di sostegno all’immigrazione. Lo stato attuale dei CIE (centri di identificazione ed espulsione) risulta drammatico per l’assenza pressochè totale di adeguate forme di garanzia di tutela dei diritti delle persone trattenute. Queste ultime sono oramai in netta prevalenza stranieri che erano perfettamente regolari nel nostro Paese ma sono caduti nella irregolarità a causa di normative che precarizzano il soggiorno imponendo adempimenti vessatori. Le parole con le quali la Corte costituzionale dichiarò l’illegittimità del reato di “mendicità” di cui all’art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995) illuminano bene il senso delle iniziative legislative in tema di immigrazione dell’ultimo pacchetto-sicurezza: il passaggio dalla guerra alla povertà, che ha rappresentato l’orizzonte dell’evoluzione del diritto del secondo dopoguerra, alla guerra ai poveri; la criminalizzazione - attraverso strumenti penali e amministrativi - delle cause profonde dell’immigrazione: gli straordinari squilibri tra i pochi nord e i molti sud del mondo, la fame, la guerra, l’oppressione di regimi dittatoriali. Rispetto a quelle cause, ritorna - e si afferma su scala globale - la tendenza «a considerare le persone in condizioni di povertà come pericolose e colpevoli». E’ urgente invertire la rotta, non solo per ristabilire una condizione di rispetto dei fondamenti dello stato di diritto verso gli stranieri, ma anche perché le leggi sull’immigrazione sono lo specchio di un Paese e oggi questo specchio ci rimanda l’immagine di un paese malato. Per fare ciò è necessaria una nuova normativa che: preveda l’apertura di canali realmente accessibili di ingresso regolare per lavoro, ricerca di lavoro, studio, combattendo veramente in tal modo il traffico internazionale di uomini ed evitando la disperazione e la morte legata ai “viaggi della speranza” dia stabilità ai percorsi di inclusione sociale degli stranieri evitando che sia possibile entrare in condizioni di irregolarità di soggiorno solo per motivi legati a difficoltà economiche temporaneefavorisca i ricongiungimenti familiari e supporti i minori stranieri divenuti maggiorenni nel loro percorso di inserimento sociale in Italiariduca drasticamente i provvedimenti di espulsione limitando tali misure, pur talvolta necessarie, alle sole situazioni di concreta pericolosità sociale, ovvero ai casi nei quali ogni altra soluzione per una stabile integrazione sociale si sia rivelata, in concreto, non possibilecassi le norme del cosiddetto pacchetto-sicurezza che hanno quale unico fine di criminalizzare la figura dello straniero, colpevole non per ciò “che fa” ma per ciò “ che è”, riportando la funzione del diritto penale dentro una corretta visione costituzionaleriporti le competenze sulla verifica della legittimità dei provvedimenti di allontanamento degli stranieri alla magistratura ordinaria e non ai giudici di pace come è attualmente impropriamente previsto interrompa la sconcertante prassi dei respingimenti di rifugiati, in mare come ai porti e alle frontiere terrestri, attuata in flagrante violazione del diritto internazionale e comunitario ed emanare una legge organica in materia di diritto d’asilo, dando attuazione all’art. 10 della Costituzioneriformi la legge sulla cittadinanza, oggi così anacronistica da essere oggi la più chiusa d’Europa, favorendo l’acquisizione della cittadinanza per permanenza oltre i cinque anni e agevolandone la concessione ai minori nati in Italia o che hanno comunque vissuto quasi sempre nel nostro Paese contrasti efficacemente le diffusissime situazioni di discriminazione nell’accesso ai servizi e alle prestazioni sociali, che oggi sono spesso volutamente attuate, in violazione delle norme dell’Unione europea, per ragioni di mera propaganda da formazioni politiche che vivono alimentando la paura e la xenofobia preveda l’accesso all’elettorato attivo e passivo nelle elezioni degli organismi locali e regionali da parte degli stranieri residenti per un numero di anni non diverso da quanto previsto dagli altri paesi della UE (da tre a cinque anni in genere)