BRIGANTI MIGRANTI

TERZO GIORNO DI MARCIA


Dopo il diluvio universale notturno ci alziamo con un benevolo sole e uno splendido arcobaleno (il temino delle elementari è fatto). All’Alimentari dove acquistiamo i panini leggiamo un cartello con scritto “Pecorino sardo brigante”.
A quel punto non abbiamo avuto scelta… La spesa per il pranzo su gentile imposizione di Giovanni Maiolo (l’autore di “Elisewin”) oltre al classico panino prevede anche la frutta, 5 banane, una a testa da mangiare e quella che avanza per eventuali giochi erotici (qualcuno da quando si è svegliato ripete continuamente “Sex toys”).Un ragazzo vede le nostre t-shirt briganti ed esclama: “Che figa la maglia”. Ed ha proprio ragione (dice l’autore di “Elisewin”) le nostre maglie sono prodotte con cotone indiano e confezionate da una cooperativa calabrese con un prezzo equo.Lezione di vita imparata il terzo giorno sulle strade calabresi: per raggiungere un luogo MAI seguire i segnali stradali. Quando li seguiamo ci perdiamo, quando andiamo nel senso opposto raggiungiamo la meta.A un certo punto rischia di venirci un infarto quando Giovanni “Camilo” Cienfuegos lancia un urlo di sorpresa perché convinto di avere visto una tromba d’aria che non c’è. Si confonde con un fascio di luce solare che attraversa le nuvole e tutto sommato decide che è meglio così perché come tromba Marina non tromba Daria. Ma Giovanni Cienfuegos afferma anche, quasi rivelando una verità biblica, che la piana di Lamezia sembra il Kansas.Torna la pioggia e dobbiamo ripararci nel furgone ma salendo verso la montagna, dopo 5 km di cammino, anche se il cielo rimane nuvoloso la pioggia è così leggera che ci permette di camminare.Veniamo a sapere da una telefonata che alle 7:20 di stamattina c’è stata una scossa piuttosto forte di terremoto (4° Richter) e Peppe e Giovanni Cienfuegos capiscono che il movimento avvertito dai rispettivi letti non era solo il rincoglionimento del sonno.Dopo vari km i briganti vengono riconosciuti da un automobilista che aveva visto la loro foto sul giornale. Siamo felici di sapere che “il Manifesto” ha pubblicato il nostro diario di marcia.
Al nono kilometro dalla Sp 159/1, a 700 m.s.l.m. incontriamo Platania e andiamo alla ricerca di un bar con tv per vedere il servizio del Tg 3 Calabria. L’unico bar è chiuso ed entriamo in un pub che ha prolungato l’orario di chiusura per accogliere la nostra richiesta. Nei titoli di testa compaiono le immagini dei Briganti sulla strada per Lamezia ed i presenti realizzano subito che i briganti sono tra loro. Uno dei presenti ha gridato: “Mi pari ca i canusciu a chissi!” e preso dall’euforia di avere incontrato i briganti ci presta tutta la sua attenzione che minuti prima era sedata dalla primaria intenzione di chiudere il locale e tornarsene a casa per pranzare. Ci offre anche, molto gentilmente, dei succhi di frutta per il cammino. (messaggio al signore in questione: per ricevere la foto, inviaci la tua mail all’indirizzo briganti.migranti@libero.it ). 
Saliamo fino a 1050 m.s.l.m. , al passo di Acquabona.
Peccato che nei pressi non becchiamo nemmeno una fontana. Dopo circa venti chilometri di marcia arriviamo finalmente, sconvolti, a Decollatura,
dopo una discesa spezza gambe, e riceviamo l’accoglienza di Claudio Marasco, di Mario e degli altri.Dopo l’iniziativa politica
e il ricco buffet garibaldino salta fuori una torta brigante che ricorda la strage di Bronte.
Nel frattempo siamo felici di accogliere la nuova brigantA Adelaide che subito battezziamo col rituale della maglietta dei briganti migranti.
“Taglio le zampe ai cavalli, muoiono” canta Cienfugos mentre stiamo tutti sbracati sul letto a scrivere questo diario che si conclude qui perché siamo stanchi come cavalli costretti a galoppare senza zampe.