osservatorio su P.A.

EQUITALIA E LA LOBBY DEI POVERI


 EQUITALIA E LA LOBBY DEI POVERI  EQUITALIA E LA LOBBY DEI POVERI Equitalia dovrà prima o poi vedersela con la class-action della lobby dei poveri, in un Paese lobbystico nel quale nessuno ancora si fa portavoce autorevole della classe nobile dei poveri e della classe dei nuovi poveri, i “parvenu”  della nobiltà del lavoro, il quale viene sempre più a mancare in una società spiritualmente poco formata alla dura legge della sopravvivenza.Perduta ormai quasi del tutto la generazione che ha affrontato guerra e povertà morale e materiale e ha spinto le generazioni future a volere sempre di più e a migliorare le proprie condizioni di vita, rispetto alle generazioni passate, sono rimasti i giovani, molti dei quali sono poco avvezzi ai sacrificio, disattenti alle lezioni scolastiche come alle lezioni di vita, che si trovano a navigare oltre che in internet in un mare di guai.I loro padri e le loro famiglie d’origine li aiutano come possono e per mantenere un certo standard di vita si indebitano o non pagano subito tutto quanto c’è da pagare.Tuttavia queste famiglie, che si  affacciano alla soglia di povertà, non sono da penalizzare, perché in esse c’è il germe del riscatto, che permetterà loro di sollevare questa cappa solo se gli si dà un punto d’appoggio, combattendo strenuamente corruzione e malaffare.Tuttavia questa gente non è da confondere con gli evasori fiscali. Equitalia non deve commettere un tale macroscopico errore,  ma principalmente non deve permetterselo la politica.Cosa si deve chiedere alla politica è presto detto: “giustizia ed equità”.Non giustizialismo ed equitalia.Una lobby è quanto più di americano possiamo avere in Italia, ma è un po’ come al tempo della Rivoluzione francese del 1789, quando la società francese si divideva in 4 stati sociali ed a ciascuno toccava un voto per stato, ed era matematicamente impossibile per le classi povere  ( il 4°stato) – composto dai cosiddetti “sans coulotte”, letteralmente in mutande, perché non coperti dal pantaloncino a palloncino delle classi abbienti- far votare una sola mozione a loro favore, perché le altre tre classi  (stati), ossia nobiltà, aristocrazia e gran commiss  cioè i milionaries, come si direbbe oggi, non avevano nessun interesse a riscattare dalla povertà  la classe  sociale subalterna, che potevano materialmente schiavizzare, se non formalmente .Si trattava allora di una forma di governo assolutistico, privo di costituzione, e non di una democrazia nella quale ogni individuo dà il suo voto e nel caso di povertà  generalizzata i voti dei poveri si sommano l’uno all’altro e possono raggiungere una cifra tanto considerevole da imprimere un cambiamento sulla moralità della gestione della cosa pubblica –ossia sulla Repubblica.Oggi equitalia viene a patti con i grandi capitali, lo Stato tassa in modo ridicolo i grandi capitali che rientrano dall’estero, dopo esservi stati esportati illegalmente; è facile essere forti con i deboli e deboli con i forti!Allora la lobby dei poveri e dei nuovi poveri dovrà trovare il coraggio di proporre ad equitalia un arrangiamento, non meno deplorevole di quello che questa trova con i ricchi.Si può credere che non sarebbe lontano da una forma di giustizia vera il seguente accordo: -Equitalia dovrà richiedere ai debitori la cifra dovuta maggiorata esclusivamente dalla solo percentuale che le banche danno ai loro clienti sui loro depositi,moltiplicato il numero di anni di ritardo nel pagamento.Certamente non sarebbe questo un accordo deplorevole, almeno non più di quanto non lo sia stato quello con i milionaries.Certo equitalia dovrà ridurre il personale, come d’uso in Italia per buona misura cooptato.La società, la politica, le Istituzioni dovranno solo porsi una domanda: cui prodest, cioè, a chi giova?Angela Barresi