« Bullismo - Le sue cause.

NON SAPEVAMO DI AVERE CORAGGIO

Post n°31 pubblicato il 02 Aprile 2020 da osservpubblammin

 

NON SAPEVAMO DI AVERE CORAGGIO.

Non sapevamo di averne quando l’educazione impartita fin da piccoli incitava alla competizione sterile a casa, a scuola, sul posto di lavoro.

Quando le fonti avvelenate di paradisi artificiali, illusioni di droghe maledette, mietevano giovani vite agli angoli delle città.

Quando tutti inneggiavano alla meritocrazia, ma nei fatti passavano il testimone a teste coronate dalla fortuna familiare, ma incapaci del ruolo loro affidato, se non per spartirsi gli utili con loro pari o elevati a tali, fedelissimi successori, utili idioti, con i quali poter stare tranquilli.

La costituzione italiana  specchio di cose di diritto apprese alla dura legge della guerra e della vita, disattesa, vituperata, svillaneggiata e infine sempre più vilipesa con inutili cambi.

Non lo sapevamo quando stampa e sindacati venivano imbavagliati e non sostenuti.

Distratti non leggevamo tra le righe dell’apparenza. Ingiustizie palesi, blocco della magistratura, distacco tra il patto sociale (inteso come costituzione e leggi promulgate) e sentenze ad libitum dei magistrati, né comprendevamo le conseguenze degli ospedali smantellati e della ricerca scientifica e farmaceutica che perdeva menti eccelse che emigravano verso università di paesi stranieri.

Confusi, certo, quando i nostri figli rinunciavano a cimentarsi in un concorso, tanto asserivano, i posti sono già stati assegnati, destinati ai raccomandati di ferro. Né quando  la nostra cultura è stata affossata e si è persa  consapevolezza del fatto che nella gestione della cosa pubblica abbiamo tutti il diritto di far sentire la nostra voce e che è solo questione di coraggio far sentire la nostra voce e non farsi comprare o accoppare con la morte civile.

Oggi che nelle nostre strade di città e paesi regna un silenzio strano quasi di attesa e più che le voci umane si sente l’abbaiare di qualche cane, adesso sì, adesso riscopriamo il senso del coraggio.

Potevamo far meglio prima, evitare di sbandierare la nostra capacità di rimboccarci le maniche, in contrasto con la lezione della storia, che spiega che solo la solidarietà ha la meglio sull’ignoranza, sulla mancanza di beni materiali, sullo sconforto e la solitudine esistenziale.

Se siamo a casa per chiudere le porte a questo corona virus usiamo il nostro tempo anche per pensare, riscopriamo la nostra vera natura. Ci sono persone che sono passate nella nostra vita, che per noi sono state importanti, veri amici, e siano essi dopo trenta o quaranta anni vivi o morti, sono ugualmente chiari nel nostro ricordo, come la loro generosità, che ce li ha resi prossimi, amici indimenticabili.

Se abbiamo il coraggio di insegnare ai nostri giovani il valore dei sentimenti e del rispetto altrui, la loro vita potrà diventare migliore seguire altre vie, mode nobili e non ignobili dello scherno e dell’offesa verso i più deboli e fragili.

Essere cittadini del mondo non  corrisponde al concetto di possesso, e neppure l’autorità di cui possiamo essere rivestiti serve a qualcosa se non la usiamo per il bene di tutti.

Le  Istituzioni non sono altari a cui portare in offerta  da immolare sacrifici umani, ma elementi di cultura e di redistribuzione di dignità.

Scuole, tribunali, ospedali non devono essere lo starnazzatoio sociale, ma luoghi di crescita per tutti, poiché l’ispirazione salvifica può venire alla luce in qualsiasi mente.

Noi proveniamo da uomini di armi e di scienza filosofica, ma abbiamo implementato la democrazia.

Ancora, chi ha creduto che avessimo perso del tutto coscienza di noi stessi è rimasto sconfitto.

La Costituzione non si cambia senza uomini eccelsi.

A scuola non facciamo scegliere l’argomento del  30% delle lezioni alle famiglie, credendo che esse conoscano il territorio, in effetti è utile soltanto ciò che va oltre gli interessi di esso, perché apre ai giovani e ragazzi nuove strade culturali, in quanto il mondo cambia velocemente e ciò che oggi sembra utile a loro potrebbe non servire per spenderlo un domani nel mondo del lavoro. Restituite aria  alle università, un nuovo respiro di libertà che non imbrigli le scelte di diciottenni immaturi con il numero chiuso che ci daranno magari discreti medici, ma frustreranno intelligenze eccelse a più lenta maturazione ed eviteranno i mercati delle vacche che si approntano ad ogni inizio d’anno di selezione di esperti e costosissimi corsi propedeutici alla selezione. Anche gli insegnati rinunciamo a selezionarli per censo, perché pare che per un giovane povero sia davvero difficile così conquistare l’abilitazione all’insegnamento.

Lo Stato faccia lo Stato. Piangere non ha fatto bene al mondo del lavoro, né  a quello delle pensioni, anche se bisogna dire  che quelli meno sensibili non abbiano certo arrecato meno danni.

Il sindacato dovrebbe impegnarsi senza fare dei CAF il loro punto forte, ma riscoprire valori sociali abbandonati da tempo.

Se non sapevamo di avere coraggio ora  sappiamo di averlo.

Riempiamo le nostre mai dei doni che la vita ci offre. Moderazione, pazienza, spirito di umanità verso noi stessi e verso tutti. Lavoriamo per un futuro dove la dignità umana abbia ancora un senso.

Coltiviamo le arti, la scienza, la tecnica e pretendiamo che ciascuno faccia la sua parte, senza un caporalato becero e abbietto. Non c’è civiltà senza coscienza.

                                                                                                 ANGELA BARRESI

 

 

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