Bacheca.

12 maggio 1977: quando anch'io ero un terrorista.


12 MAGGIO 1977: CRONACA DI UNA STRAGEIntorno alle 20.00 del 12 maggio 1977, al termine di una giornata contraddistinta da un comportamento per tanti versi letteralmente criminale e criminogeno delle forze dell'ordine, morì a Roma, nei pressi di Ponte Garibaldi, raggiunta da un colpo di pistola alla schiena, la diciannovenne Giorgiana Masi.Ma nella stessa giornata, già a partire dalle 13.00, squadre speciali di poliziotti travestiti da "autonomi" avevano provveduto -facendo largo uso di armi improprie, di pistole non di ordinanza e di candelotti lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo- a malmenare, a colpire e a ferire decine e decine di cittadini inermi, colpevoli di voler partecipare alla festa organizzata dal Partito Radicale a Piazza Navona per celebrare il terzo anniversario del referendum sul divorzio e per completare la raccolta di firme sugli "otto referendum contro il regime". ..............................................................................................................Dal punto di vista più strettamente politico, restano la sostanziale copertura e la complicità attiva offerte dal Pci al governo di Andreotti e di Cossiga. Trombadori definì il divieto di manifestazione "un divieto democratico e di lotta"; Pecchioli non esitò a qualificare come "legittimo ed utile" l'impiego di squadre speciali di poliziotti in borghese; D'Alema padre, infine, arrivò a sostenere in Parlamento che i radicali dovevano ormai essere considerati "alleati soggettivi" -nemmeno oggettivi, dunque- di chi voleva in Italia "il regime dei colonnelli". Tutto questo, a ben vedere, costituì una significativa anticipazione del ruolo "istituzionale" e "responsabile" che i comunisti avrebbero scelto di interpretare un anno più tardi, imboccando definitivamente la strada della "fermezza" e decretando, in ultima analisi, la messa a morte di Aldo Moro.Nella galleria del "caso Giorgiana Masi", merita infine di essere ricordato un episodio che illustra il comportamento del servizio pubblico della Rai-tv, che si incaricò di accecare i cittadini più e meglio di quanto non avessero già fatto a Piazza Navona i gas lacrimogeni. Il 26 maggio, nel corso di una "Tribuna politica", Marco Pannella riassunse i fatti avvenuti due settimane prima e ribadì le puntuali e documentate accuse dei radicali al Governo e alle forze dell'ordine. La Tribuna andò in onda, ma fu preceduta da una nota della Commissione parlamentare di vigilanza che denunciava "il contrasto dell'intervento di Pannella con i princìpi di lealtà, di correttezza e di obiettività cui i partiti si erano impegnati nell'uso delle Tribune", e fu seguita da un comunicato del Ministero degli Interni che da un lato definiva le accuse rivolte al Governo "gravissime, ingiuriose e infamanti, se provenienti da altri; ma, pronunciate da Pannella, solo indecenti, sconsiderate, inutilmente provocatorie, da respingere con sdegno misto a profonda pena", e dall'altro esprimeva comunque la soddisfazione del Ministro perché la trasmissione avrebbe certamente consentito ai cittadini "di vedere per oggi e per domani l'onorevole Pannella per quello che è". Due giorni dopo, commentando la Tribuna dalle colonne de “L’unità”, il corsivista Fortebraccio definì Pannella un "furgone della nettezza urbana", "un guitto" bisognoso di essere "tosato e pettinato", e, in ultima analisi, "un mediocrissimo commediante" che aveva riversato sugli ascoltatori "un accesso ininterrotto di vomito". da Radicali.it.audio originali.