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radicali a congresso/2: il giorno di Emma.


L'intervento di Emma Bonino in mattinata, accolto da un'autentica ovazione. "Noi siamo una forza e persone di governo". "Vogliamo un paese all'altezza dei tempi". "Vivano le speranze, vivano i valori, viva la rosa nel pugno". Un discorso da ministro degli Esteri, quello di Emma Bonino, che affronta ogni questione d’attualità internazionale e non solo. “Noi siamo forza e persone di governo”, dichiara in apertura del suo intervento. “Noi non siamo mai stati movimentisti, extraparlamentari e cose di questo genere. Per noi le libertà non possono essere distinti dalle responsabilità, i diritti non possono essere disgiunti dai doveri. Anche quando abbiamo usato la disobbedienza civile per cambiare le leggi, lo abbiamo fatto perché ne volevamo altre e migliori”. E a Filippo Ceccarelli che sulla Repubblica scriveva di radicali percepiti come “inaffidabili”, risponde: “Siamo forse persone abituate a dire delle verità senza fare troppi calcoli sulle proprie o altrui carriere”. Elegante come al solito, giacca di veluto nero e camicia candida, l’europarlamentare ricorda il suo primo congresso, nel novembre del 1975, esattamente trent’anni fa, e conclude sventolando una rosa rossa, simbolo del nuovo soggetto laico, socialista, liberale e radicale. Intanto ha affrontato la questione della democrazia, sottolineando che è “l’aspirazione alla libertà la più grande arma di attrazione di massa”, ha dichiarato a chiare lettere che, comunque la si sia pensata sulla guerra, “oggi il ritiro dall’Iraq significa consegnare gli iracheni alla guerra civile e ai tagliatori di teste”, così come ritirarsi a suo tempo dal Vietnam e dalla Cambogia, ha significato consegnare quei paesi a un regime comunista, ha espresso il suo fastidio per le polemiche sull’esportazione della democrazia, considerando l’esperienza dell’Europa nell’esportare tirannia (si pensi a Saddam Hussein, ma anche a Slobodan Milosevic) e sottolineando che spesso la democrazia è stata sacrificata alla stabilità in qualche caso soltanto “un rigor mortis”. Oggi invece promuovere la democrazia e lo stato di diritto non è solo un imperativo morale, ma “ci conviene”, è una questione di “interesse”. Poi il lungo resoconto degli impegni e delle iniziative radicali sul fronte internazionale. Dalla community of democracies alla battaglia contro la pena di morte e al sostegno alla Corte penale internazionale, dalla lotta contro le mutilazioni genitali femminili a quella antiproibizionista sulla droga. Il consueto scetticismo, invece, nei confronti delle campagne per l’abolizione del debito dei paesi poveri. “Tutti siamo contro la riduzione della povertà. Ma che questo non significhi aumento dell’assistenzialismo e arricchimento dei dittatori”, perché è la libertà “la forza dello sviluppo”. Inoltre, i temi dell’immigrazione clandestina, dove la Bonino ha affermato che da parte dei leader europei è “demagogico” invocare politiche europee che non hanno voluto, quelli del lavoro, della ricerca e dell’università, con il modello anglosassone contrapposto a quello renano, dove l’europarlamentare ha ripetuto che “queste riforme sono a somma zero” e, quindi, nell’immediato qualche perdente non può non esserci. Infine un riferimento alla distinzione in voga tra laici e laicisti. “Di questa storia – ha detto la Bonino – non se ne può più. Forse la cosa migliore è che cominciamo tutti a chiamarci laicisti”. Resta il problema del ruolo della Chiesa. Che Camillo Ruini sia pure un leader politico, ha detto la leader radicale, ma che lo faccia senza i privilegi che in questo momento lo Stato italiano gli accorda. Il riferimento è all’otto per mille, agli insegnanti di religione scelti dalla Chiesa e assunti dallo Stato, ma anche alla pretesa del crocifisso nelle aule dei tribunali. “Il crocifisso non è una grande tradizione”, ha spiegato la Bonino ricordando le parole di sua madre. “Si è cominciato a metterlo durante il Fascismo”. Dunque, per “un paese all’altezza dei tempi”, dopo che sono state provate davvero tutte le soluzioni, ha concluso, non resta che mandare in Parlamento qualche decina di “cocciuti” laici, liberali, socialisti, innovatori.(dal blog del Congresso)ehh...non c'è niente da fare: è proprio la piccola lady di ferro dei radicali.tu la vedi, la senti parlare, e, ogni volta, ti stupisci di questo ossìmoro vivente: piccola, magrissima, diafana, quasi, eppure sempre lucidissima e animata (arsa, diresti) da una fiamma interiore di vision politica, volontà, caparbietà, testardaggine, resistenza fisica e nettezza morale.la personificazione del pessimismo della ragione e dell'ottimismo della volontà.altro che quote rosa!:)