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"Attendevamo da molto tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall’attesa, ma ad un tratto il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito una nuova forza. Grazie, per questo." Josè Saramago a Luca Coscioni - 2001non so, Anto.non so quanto siano ipocriti e quanto sinceri. e, per dirla tutta, non me ne frega un cazzo.quel che so è che oggi non ce la faccio a fare polemica, con nessuno.so che oggi mi sento male, incazzato, frustrato, depresso, inutile.mi sento una merda, ecco.un piccolo, microscopico, stronzo perso nell'infinito, impotente, un insetto ribaltato sul dorso che agita inutilmente le zampette per raddrizzarsi. e ronza, ronza, ronza senza fine, senza scopo, senza nessuna speranza, senza venire a capo di niente.dice, ma lo sai quante persone, quanti bambini, muoiono ogni minuto? certo, che lo so, e avete ragione.ma io sono una persona, non una macchina, non un computer.e Luca lo conoscevo, sapevo quanto soffrisse, sapevo quel che faceva, sapevo con quanto coraggio e quanta forza di volontà lo facesse.e se dicessi che per me un altro essere umano è come Luca mi sentirei, oltre che uno stronzo, anche uno stronzo ipocrita.è un momento così. passerà. tutto passa, prima o poi, questo l'ho imparato a mie spese.ma oggi no.oggi dovrei parlare con delle persone, fare delle cose, lavorare.e invece vorrei solo ubriacarmi, farmi dieci canne, non pensare a niente e possibilmente dormire. per aspettare che passi 'a nuttata.e svegliarmi in un altro Paese, in un altro mondo, dentro un altro io.non abbiamo fatto in tempo, Anto, per lui e per tanti altri come lui. abbiamo sbagliato, siamo stati inadeguati, siamo stati inutili.tutto quell' agitarsi, tutte quelle ore, quelle notti, quei chilometri, quelle parole, quello spiegare e spiegarsi, e per cosa? per niente.niente di niente.uno schifo di merda.perdìo.