E’ il 14 dicembre scorso quando il Tribunale dei minori di Roma le toglie la figlia di 7 anni che le era affidata. La bambina, diventa la punizione per un conflitto tra i genitori, non sposati, rilevato dai servizi sociali del Comune. Ma a pagarne le conseguenze non è certo solo la famiglia. Affidata ad «Il Ciliegio» una casa-famiglia è li che la piccola ha trascorso la sua più triste vigilia di Natale e non solo. «Mia figlia si trova male in quella casa, vuole andarsene» dice la madre «Ogni istante che passa nella casa famiglia, che io chiamo “carcere per bambini”, la bambina rischia di subire danni irrimediabili dal punto di vista psicologico e fisico». Dalla casa famiglia confermano solo che la bambina figura tra gli ospiti del centro. Ma quella del Tribunale è una decisione che non piace proprio a nessuno. Giuseppe Lipera, l’avvocato della donna, parla di un provvedimento contrario alla legge: «prima di adottare un provvedimento tanto drastico quanto doloroso, il tribunale dovrebbe curarsi di accertare con maggior accortezza e sensibilità la realtà dei fatti che si trova davanti e dare modo alle parti (i genitori, ndr) di interloquire in maniera ampia ed esauriente, evitando di prendere decisioni alla luce di soli riscontri offerti dai consulenti del tribunale». Il legale ha così sporto denuncia ai carabinieri della stazione San Pietro prendendo le distanze dalla decisione del Tribunale dei Minori presieduto da Carmela Cavallo e trasmettendo la sua querela al procuratore generale della Repubblica e al Consiglio superiore della magistratura. Nel frattempo sono passati 23 giorni e la bambina si trova ancora tra quelle mura. E’ ancora il legale a raccontare di una telefonata tra la sua assistita e la figlia il 23 dicembre, «una conversazione straziante in cui la bimba grida come un'ossessa e le dice “perchè non vieni a prendermi?”; parla di un ragazzino più grande che le ha rotto un giocattolo e la infastidisce». La bambina con la spedizione a Il Ciliegio voluta dal Tribunale, ha perso mamma, amici nonni. Si è trovata sola e impaurita in una casa che non è la sua, con bambini che non sono suoi fratelli né suoi compagnetti. Lipera afferma «qui non è in ballo la sofferenza della madre e dei nonni ma della stessa piccola che corre rischi psicologici e fisici» Ed intanto la madre non può più vedere la figlia, "perchè i permessi sono finiti" e può sentirla al telefono "solo il lunedì, il mercoledì ed il venerdì". L' ultima volta che ha incontrato la sua piccola risale al 31 dicembre «Aveva mani screpolate, è ingrassata - racconta -, insomma era trascurata, non curata. Mi chiede perché l'ho portata dal giudice e perché l'ho lasciata lì. Io ho tentato di spiegarle che la mamma non l' ha abbandonata ma la bambina mi accusa». La donna, pochi giorni prima del nuovo anno, era riuscita a far pervenire in Vaticano una supplica indirizzata a Papa Benedetto XVI ma dice di non aver «ricevuto ancora nessuna risposta» Ed intanto la battaglia per ricongiungere madre e figlia continua.
Bambina di 7 anni sottratta alla mamma dalla malagiustizia del Tribunale dei Minori di Roma.
E’ il 14 dicembre scorso quando il Tribunale dei minori di Roma le toglie la figlia di 7 anni che le era affidata. La bambina, diventa la punizione per un conflitto tra i genitori, non sposati, rilevato dai servizi sociali del Comune. Ma a pagarne le conseguenze non è certo solo la famiglia. Affidata ad «Il Ciliegio» una casa-famiglia è li che la piccola ha trascorso la sua più triste vigilia di Natale e non solo. «Mia figlia si trova male in quella casa, vuole andarsene» dice la madre «Ogni istante che passa nella casa famiglia, che io chiamo “carcere per bambini”, la bambina rischia di subire danni irrimediabili dal punto di vista psicologico e fisico». Dalla casa famiglia confermano solo che la bambina figura tra gli ospiti del centro. Ma quella del Tribunale è una decisione che non piace proprio a nessuno. Giuseppe Lipera, l’avvocato della donna, parla di un provvedimento contrario alla legge: «prima di adottare un provvedimento tanto drastico quanto doloroso, il tribunale dovrebbe curarsi di accertare con maggior accortezza e sensibilità la realtà dei fatti che si trova davanti e dare modo alle parti (i genitori, ndr) di interloquire in maniera ampia ed esauriente, evitando di prendere decisioni alla luce di soli riscontri offerti dai consulenti del tribunale». Il legale ha così sporto denuncia ai carabinieri della stazione San Pietro prendendo le distanze dalla decisione del Tribunale dei Minori presieduto da Carmela Cavallo e trasmettendo la sua querela al procuratore generale della Repubblica e al Consiglio superiore della magistratura. Nel frattempo sono passati 23 giorni e la bambina si trova ancora tra quelle mura. E’ ancora il legale a raccontare di una telefonata tra la sua assistita e la figlia il 23 dicembre, «una conversazione straziante in cui la bimba grida come un'ossessa e le dice “perchè non vieni a prendermi?”; parla di un ragazzino più grande che le ha rotto un giocattolo e la infastidisce». La bambina con la spedizione a Il Ciliegio voluta dal Tribunale, ha perso mamma, amici nonni. Si è trovata sola e impaurita in una casa che non è la sua, con bambini che non sono suoi fratelli né suoi compagnetti. Lipera afferma «qui non è in ballo la sofferenza della madre e dei nonni ma della stessa piccola che corre rischi psicologici e fisici» Ed intanto la madre non può più vedere la figlia, "perchè i permessi sono finiti" e può sentirla al telefono "solo il lunedì, il mercoledì ed il venerdì". L' ultima volta che ha incontrato la sua piccola risale al 31 dicembre «Aveva mani screpolate, è ingrassata - racconta -, insomma era trascurata, non curata. Mi chiede perché l'ho portata dal giudice e perché l'ho lasciata lì. Io ho tentato di spiegarle che la mamma non l' ha abbandonata ma la bambina mi accusa». La donna, pochi giorni prima del nuovo anno, era riuscita a far pervenire in Vaticano una supplica indirizzata a Papa Benedetto XVI ma dice di non aver «ricevuto ancora nessuna risposta» Ed intanto la battaglia per ricongiungere madre e figlia continua.