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C’è minore e minore.


C’è minore e minore.Siamo stati tutti coinvolti nella vicenda dei piccoli malati curati con le cellule staminali:conflitto tra scienza medica e diritto alle cure. L’opinione pubblica si è subito schierata a favore dei piccoli infischiandosene delle regole della medicina, ma parteggiando emotivamente con i genitori nella loro lotta. Sono pochi questi piccoli malati, affetti da patologie sconosciute, rare, dai nomi più strani, e senza cure al momento valide. Ma vi è, nascosta alla maggior parte degli osservatori,  una realtà più corposa, che annovera circa 30.000 soggetti, le cui sorti sono indifferenti all’opinione non solo pubblica, ma anche politica, che stravolge le vite delle famiglie coinvolte. Solo raramente i casi più eclatanti raggiungono il diritto di cronaca. Si è visto che pochi casi di malati ma supportati da una opinione pubblica compatta riesce a smuovere macigni, mentre molti casi ma isolati di minori in difficoltà non sono degni neppure di note di cronaca. L’unione fa la forza, come recita un detto popolare, ma in questi casi si recita a soggetto su palcoscenici di periferia, con poco pubblico e scarsa audience. Perché i bambini malati fanno insorgere l’Italia intera, mentre sempre bambini ma malati nell’anima, travagliati da paure, precocemente adulti, violentati nella loro innocenza, sporcati da un mondo di adulti non provocano lo stesso moto di ribellione? Sempre di bambini si tratta che hanno bisogno del nostro aiuto, che chiedono di poter vivere da bambini con un poco di amore e di serenità. Sono le vicende sempre tristi e desolate dei minori che per le più varie ragioni sono tolti alle loro case, strappati a realtà di conflitto, di violenze, di indigenza  o solo di contrasto tra i genitori. Oggi, vi è una strana concezione del diritto del minore ad una famiglia, che colpisce indistintamente ricchi e poveri, e che nella maggior parte dei casi si traduce in un affidamento dei piccoli ad una casa famiglia o ad una comunità. Che cosa spinge un tribunale dei minori ad una condotta di questo tipo? Cui prodest? Si può bene comprendere e condividere in caso di abusi, di violenze, di situazioni di degrado fisico e morale, ma qual è il razionale di affidare un minore ad una struttura terza quando non vi è accordo tra i genitori? Non è forse preferibile scegliere dove il minore vorrebbe stare?  Perché un giudice, adulto ma non per questo saggio, deve prevaricare sulla volontà di un minore? E quando a distanza di tempo si rende palese il suo errore, chi ripaga il piccolo delle sofferenze psichiche e dei dolori morali che hanno accompagnato la sua crescita. Quante situazioni si sarebbero potute raddrizzare se si fosse agito tempestivamente. Queste cicatrici sono indelebili, mentre la coscienza del giudice viene quotidianamente lavata dalla presunzione di giustizia. Perché tutti i professionisti  sono legalmente perseguibili per i loro errori, mentre solo i giudici sono immuni: anche i giudici sono esseri umani e come tali fallibili: la colpa non esenta per categorie. Colpa è e colpa rimane per tutti, anche per i giudici.P.S  Costituzione Italiana  art.3  Tutti i cittadini hanno  pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali ( aggiungerei …di età..).