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La vera pietà


Senza entrare nel merito legale ed etico della vicenda di Eluana Englaro, vorrei, da medico, sottolinearne un aspetto clinico.Sono sicuro che nessuno che non sia medico ed abbia frequentato gli ambienti dove sono ricoverate persone in stato vegetativo permanente, abbia la minima idea delle condizioni generali di questi pazienti. Tutti quelli che parlano, discutono, emettono decreti, lanciano anatemi, pregano, sproloquiano sulla bellezza e sulla intangibilità della vita, non hanno mai visto una persona che vegeta da 17 anni in un letto di ospedale. La pietà cristiana non alberga in quei cuori, in quelle anime benedette: solo una cieca ostinazione a difendere un bene che non c’è più, perché quella non è vita. Desidero riportare una frase del Cardinale Martini, uomo di Chiesa e di dottrina, ma anche uomo gravemente ammalato :” Le nuove tecniche che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona. Occorre distinguere tra eutanasia ed astensione dall’accanimento terapeutico, termini spesso confusi. La prima si riferisce ad un gesto che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte; la seconda consiste nella rinuncia all’utilizzo di procedure mediche sproporzionate e senza ragionevole speranza di esito positivo.”La vera pietà è il coraggio di dire basta. La vera misericordia è porre fine ad un calvario.(Non è un mio scritto, ma lo condivido in pieno)