matrimonio, Marco si ammala, dopo varie visite e ricoveri, purtroppo non ce la fa, lo perdo. Ci vogliono cinque per alleviare il mio dolore, mio figlio ha quasi venti anni, mi incoraggia ad andare avanti, tanto non lo riavremo più, non voleva vedermi depressa, rivoleva la sua mamma allegra come prima. Mi do coraggio, cerco nel mio passato e decido di far rivivere Barbara. Oggi la mia vita è un po’ come allora con la differenza che vado a lavorare. Alla ricerca di un lavoro, mi vesto come ai vecchi tempi, in mini, bella e sexy, entro in un ristorante, e mi accorgo che gli occhi del proprietario brillano alla mia vista. Chiedo il lavoro, lui non esitò ad accettare, mi disse subito: ti voglio così, ti pagherò bene, devi servire nei tavoli così come adesso. Ne rimasi un po’ perplessa, non sapevo cosa dire, risposi: voglio pensarci, è una cosa un po’ pazzerella, ti faccio sapere domani o dopodomani, ci salutammo e andai via. Ero felice di aver trovato un lavoro, ma allo stesso tempo ero tra mille pensieri; accettare o no!. La notte dormo poco, rifletto, al mattino mentre facevo colazione ne parlo con mio figlio, non si pronunciò, forse era imbarazzato da come avrei dovuta lavorare. Poco dopo con calore mi disse: Mamma, ti voglio felice, quello che decidi, per me va benissimo, e la tua vita non voglio che la butti via, ti voglio bene. Lo abbracciai stretto a me con amore, commossa per la sua comprensione. In casa durante la giornata sembravo una pazza che parlava sola. Fu sera, cenavo con mio figlio, mi domandò se avevo presa una decisione, le risposi: si, ho deciso di accettare, ma se per qualche motivo non sei d’accordo non vado. Si congratula con me, e dice: vai e divertiti, non prenderla solo come un lavoro, altrimenti ti diventa pesante, sii te stessa. Il giorno seguente ritornai al ristorante, ovviamente vestita come mi voleva, ma soprattutto come Barbara e le sue fantasie. Il proprietario non c’era, mi dicono che tornerà quasi subito, mi siedo in un tavolo in un anglo con le gambe accavallate, intanto leggo una rivista che portavo in borsetta. Già facevo le prime vittime,il futuro collega maschio nel dare un sguardo a quella bella gnocca inciampò e barcollò, per fortuna senza cadere. Dopo una mezz’oretta torna il proprietario, ci salutiamo con una stretta di mano, parliamo un po’ del lavoro da svolgere, noto che si era eccitato, i suoi pantaloni si erano rigonfi. Allora dico Ernesto: non credi che sia un po’ esagerata la cosa, e inevitabile che voi maschi vi eccitate, poi cosa combineranno! Mi dice: se te la senti proviamo, vediamo come va, se ci sfugge di mano si cambia, aggiorniamo i modi di fare. Incomincio a lavorare il sabato sera, vestita sexy e provocante, mi aggiro nei tavoli per le prenotazioni, sentivo i commenti; e bravo Ernesto. La domenica fu tutto esaurito, la voce già si era sparsa e tutti venivano a mangiare per vedere la bella Barbara che ancheggiava tra i tavoli. Passarono parecchi giorni, le amicizie e confidenze aumentavano giorno per giorno, parole di ogni genere uscivano dalla bocca dei clienti, la frase più frequente era, bellissima ci voglio provare, avrebbero voluto tutti fare sesso con me, incredibile l’uomo, la prima cosa che pensa, fare sesso, poi magari sono dei veri romantici, ma tutto in secondo piano. Le cose andarono abbastanza bene, senza perdere il controllo della situazione, quindi si continuò con il programma deciso dall’inizio. Cinque mesi dopo. Un giorno tranquillo nel mezzo della settimana, un uomo, cui c’era nata un’amicizia molto famigliare, dopo aver finito di mangiare, mi chiamò per ordinare il cafè e il dolce. Mentre mi avvicinavo si scostò leggermente dal tavolo, mi prede dolcemente con le mani sui fianchi e mi siede sulla sua gamba, mentre scrivimi appoggia la mano sulla mia gamba, io giro il viso e lo guardo un po’ indispettita, lui immediatamente toglie la mano, con l’altra abbracciata al mio fianco, mi chiede scusa e continua con voce dolcissima; Barbara, forse avrai capito, “ pensai: questo vuole fare sesso, ma non fu così ” mi piaci tantissimo, sono pazzo di te, come vedi vengo spesso a trovarti, vorrei uscire con te ed approfondire la nostra amicizia. Nel frattempo avevo finito di scrivere, mi alzo, ero agitata, non mi aspettavo certo una dichiarazione seria, gli rispondo: ci penso, e mi allontano per consegnare l’ordine. Aveva veramente presa una cotta per me, infatti quando torno con il cafè ed il dolce, la prima cosa che fece, mi chiese se poteva venire a prendermi
Il Cugino di terzo grado 2° parte
matrimonio, Marco si ammala, dopo varie visite e ricoveri, purtroppo non ce la fa, lo perdo. Ci vogliono cinque per alleviare il mio dolore, mio figlio ha quasi venti anni, mi incoraggia ad andare avanti, tanto non lo riavremo più, non voleva vedermi depressa, rivoleva la sua mamma allegra come prima. Mi do coraggio, cerco nel mio passato e decido di far rivivere Barbara. Oggi la mia vita è un po’ come allora con la differenza che vado a lavorare. Alla ricerca di un lavoro, mi vesto come ai vecchi tempi, in mini, bella e sexy, entro in un ristorante, e mi accorgo che gli occhi del proprietario brillano alla mia vista. Chiedo il lavoro, lui non esitò ad accettare, mi disse subito: ti voglio così, ti pagherò bene, devi servire nei tavoli così come adesso. Ne rimasi un po’ perplessa, non sapevo cosa dire, risposi: voglio pensarci, è una cosa un po’ pazzerella, ti faccio sapere domani o dopodomani, ci salutammo e andai via. Ero felice di aver trovato un lavoro, ma allo stesso tempo ero tra mille pensieri; accettare o no!. La notte dormo poco, rifletto, al mattino mentre facevo colazione ne parlo con mio figlio, non si pronunciò, forse era imbarazzato da come avrei dovuta lavorare. Poco dopo con calore mi disse: Mamma, ti voglio felice, quello che decidi, per me va benissimo, e la tua vita non voglio che la butti via, ti voglio bene. Lo abbracciai stretto a me con amore, commossa per la sua comprensione. In casa durante la giornata sembravo una pazza che parlava sola. Fu sera, cenavo con mio figlio, mi domandò se avevo presa una decisione, le risposi: si, ho deciso di accettare, ma se per qualche motivo non sei d’accordo non vado. Si congratula con me, e dice: vai e divertiti, non prenderla solo come un lavoro, altrimenti ti diventa pesante, sii te stessa. Il giorno seguente ritornai al ristorante, ovviamente vestita come mi voleva, ma soprattutto come Barbara e le sue fantasie. Il proprietario non c’era, mi dicono che tornerà quasi subito, mi siedo in un tavolo in un anglo con le gambe accavallate, intanto leggo una rivista che portavo in borsetta. Già facevo le prime vittime,il futuro collega maschio nel dare un sguardo a quella bella gnocca inciampò e barcollò, per fortuna senza cadere. Dopo una mezz’oretta torna il proprietario, ci salutiamo con una stretta di mano, parliamo un po’ del lavoro da svolgere, noto che si era eccitato, i suoi pantaloni si erano rigonfi. Allora dico Ernesto: non credi che sia un po’ esagerata la cosa, e inevitabile che voi maschi vi eccitate, poi cosa combineranno! Mi dice: se te la senti proviamo, vediamo come va, se ci sfugge di mano si cambia, aggiorniamo i modi di fare. Incomincio a lavorare il sabato sera, vestita sexy e provocante, mi aggiro nei tavoli per le prenotazioni, sentivo i commenti; e bravo Ernesto. La domenica fu tutto esaurito, la voce già si era sparsa e tutti venivano a mangiare per vedere la bella Barbara che ancheggiava tra i tavoli. Passarono parecchi giorni, le amicizie e confidenze aumentavano giorno per giorno, parole di ogni genere uscivano dalla bocca dei clienti, la frase più frequente era, bellissima ci voglio provare, avrebbero voluto tutti fare sesso con me, incredibile l’uomo, la prima cosa che pensa, fare sesso, poi magari sono dei veri romantici, ma tutto in secondo piano. Le cose andarono abbastanza bene, senza perdere il controllo della situazione, quindi si continuò con il programma deciso dall’inizio. Cinque mesi dopo. Un giorno tranquillo nel mezzo della settimana, un uomo, cui c’era nata un’amicizia molto famigliare, dopo aver finito di mangiare, mi chiamò per ordinare il cafè e il dolce. Mentre mi avvicinavo si scostò leggermente dal tavolo, mi prede dolcemente con le mani sui fianchi e mi siede sulla sua gamba, mentre scrivimi appoggia la mano sulla mia gamba, io giro il viso e lo guardo un po’ indispettita, lui immediatamente toglie la mano, con l’altra abbracciata al mio fianco, mi chiede scusa e continua con voce dolcissima; Barbara, forse avrai capito, “ pensai: questo vuole fare sesso, ma non fu così ” mi piaci tantissimo, sono pazzo di te, come vedi vengo spesso a trovarti, vorrei uscire con te ed approfondire la nostra amicizia. Nel frattempo avevo finito di scrivere, mi alzo, ero agitata, non mi aspettavo certo una dichiarazione seria, gli rispondo: ci penso, e mi allontano per consegnare l’ordine. Aveva veramente presa una cotta per me, infatti quando torno con il cafè ed il dolce, la prima cosa che fece, mi chiese se poteva venire a prendermi